Il peacekeeping: fine di un (falso) mito Stampa E-mail

Francesco Lamberti - Michele Dell'Agli

Il peacekeeping: fine di un (falso) mito
Presentazione di Fabio Mini


Giuffrè Francis Lefebvre, pagg.XVII-350, € 38,00

 

lamberti peacekeeping  IL LIBRO – Che cosa rappresentano oggi le Nazioni Unite? Svolgono ancora un ruolo determinante nel preservare e garantire la pace?
  Dal teorizzato "impero dell'ONU" di Boutros Ghali e Kofi Annan all'attuale configurazione di organizzazione acquiescente, eunuca e paravento di Organizzazioni regionali e di Stati, il percorso seguito in questi 76 anni di vita è stato segnato dal graduale ma inesorabile passaggio da un'anabasi ad una catabasi, che ha portato al naufragio della cornice istituzionale-giuridica a garanzia della pace ed alla deriva verso una forma di nichilismo giuridico.
  L'elemento caratterizzante è stato, piuttosto, la primazia della simulazione umanitaria con il ricorso allo strumento militare e con la lesione del valore cogente del diritto internazionale generale, ormai depauperato della sua funzione normativa e della sua effettività nel vietare inderogabilmente, ex se, ricorsi unilaterali all'uso della forza, con la sua funzione aspecifica ed asservente di legittimazione, ex post, dell'intervento effettuato.
  Si è assistito, così, ad uno stravolgimento del diritto internazionale tradizionale, passato da una libertà riconosciuta agli Stati Nazionali nella gestione degli affari interni, ad uno nuovo improntato sull'ideologia dei diritti umani e del militarismo umanitario.
  Ha, quindi, ancora senso parlare di peacekeeeping nella sua originaria accezione? Probabilmente no, alla luce dello snaturamento cui è stato soggetto nella sua evoluzione dottrinale e consuetudinaria e dell'allargamento dei suoi compiti e delle sue funzioni con mandati ampi e oltremodo ambiziosi, a fronti dei quali l'ONU non ha saputo fornire capacità e risposte adeguate.
  Piuttosto un instrumentum accattivante e veicolo per le "aperture" nel diritto internazionale generale e nello ius ad bellum, con cui la sua fermezza morale ed i suoi principi fondanti sono stati gradualmente ed inesorabilmente erosi. In realtà e più semplicemente, un falso mito apotropaico che, nel corso degli ultimi decenni, ha mostrato debolezza, deficienze, criticità e amoralità, inficiandone, nelle basi, la sua ragion d'essere. Senza dimenticare i tanti fallimenti sul campo.
  E nonostante la morte di tanti caschi blu nell'adempimento del dovere. Bosnia, Somalia, Ruanda sono ancora lì a ricordarlo.
  "Questo libro – scrive il gen. Fabio Mini nella Presentazione - sancisce una certezza che molti rifiutano di riconoscere, altri ritengono un sospetto e alcuni non vogliono ammettere perché non conviene loro. Chi si rifiuta di credere che il peacekeeping sia un falso mito, non sa cosa in realtà porti alle missioni, cosa succede durante le missioni e, soprattutto, non si rende conto che le buone intenzioni albergano soltanto negli idealisti e negli sprovveduti. Ammettendo che siano due categorie diverse. Chi ne sospetta la fallacità, ha l'intelligenza di pensare con la propria testa, ma non ha le conoscenze per giudicare in maniera definitiva. Rimangono invece tenacemente ancorati al mito, e non sono pochi, coloro che lo sfruttano e alimentano la degenerazione del termine "pace" per i più bassi e nascosti scopi di potere personale, di affermazione politica, di sostegno ad una idea già divenuta ideologia e di puro e semplice sfruttamento economico. La forza di questi scopi è tale da garantire al mito del peacekeeping una vita ulteriore ed impedire la formazione di una coscienza generalizzata che porti ad un cambiamento sostanziale di paradigma nella gestione delle crisi internazionali e delle emergenze nazionali. Ma il peacekeeping che ha mosso le coscienze di chi ha operato sul campo, a prescindere e perfino a dispetto dei profittatori, è finito davvero. Sopravvive soltanto la sua forma peggiore, banale, inutile e costosa che ne infanga la memoria e che bisognerebbe almeno avere il coraggio di cambiarne il nome ed eliminare per sempre il suo collegamento con la pace. Gli Autori di questo saggio hanno esaminato e documentato tutti gli aspetti dei vari interventi militari e civili, statali e non statali apparentemente e ostentatamente spacciati per operazioni di pace o di difesa dei diritti umani. Hanno pacatamente enunciato tutte le distorsioni operate nel lessico e nella sostanza del diritto internazionale. Hanno messo in evidenza i falsi pretesti e i falsi scopi delle operazioni, i costi e i profitti nascosti, le limitazioni e gli sprechi di risorse materiali e soprattutto umane. In pratica, hanno fornito una serie fittissima di motivi per togliere anche ai più disinformati ogni dubbio non soltanto sulle operazioni, ma sull'intera politica internazionale".

  DAL TESTO – "Dalla seconda metà degli anni novanta, l'ONU si è vista, quindi, costretta a delegare l'applicazione del Cap. VII alle organizzazioni regionali, perdendo, la sua centralità gestionale, a favore soprattutto della NATO, di cui è divenuta instrumentum regni e dell'Unione africana, incanalandosi solitariamente su una via di auto delegittimazione. L'affermarsi del peacekeeping regionale ha l'indubbio vantaggio di minori responsabilità gestionali a carico del Consiglio, ma, d'altro canto, esso può assumere forme di pressione politica, se non di neocolonialismo, da parte delle stesse organizzazioni e non tutte le aree regionali hanno la medesima capacità di organizzare siffatte operazioni, con il rischio di un loro insuccesso, che mina la credibilità medesima, ab origine, del sistema ONU."

  GLI AUTORI – Francesco Lamberti, diplomato in studi classici alla Scuola Militare "Nunziatella" di Napoli nel 1988, si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la facoltà di Scienze politiche dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli nell'ottobre 1999. Nel giugno 2007 consegue il Master I livello in "Studi internazionali strategico-militari", presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Statale di Milano e la Facoltà di Economia e Commercio della LUISS di Roma. Nell'ottobre 2008, Master II livello in "Peacekeeping and Security Studies", conseguito presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Roma Tre. Nel giugno 2014 effettua il Master di II livello in "Strategia globale e sicurezza", conseguito presso le Facoltà di Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche dell'Università Sapienza di Roma. Nel gennaio 2016 è nominato "Cultore della materia in Teoria della politica internazionale", SPS/04 (SSD), presso il Corso di Laurea Magistrale in Relazioni internazionali e Studi Europei della Scuola di Scienze Politiche "Cesare Alfieri dell'Università degli Studi di Firenze. È autore della seguenti pubblicazioni: "Relazioni tra pubblico ministero e polizia giudiziaria" (Palladio Editrice, Salerno, 2005); "La NATO e l'Unione Europea nel crisis management. La NATO Response Force e l'EU Battlegroup" (Laurus Robuffo, Roma, 2014).
  Il generale di Brigata della Guardia di Finanza Michele Dell'Agli è Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale Veneto.

  INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Fabio Mini - Capitolo primo. La guerra, natura e genesi concettuale, di Francesco Lamberti (1.1. La guerra nella sua evoluzione dottrinale e terminologica - 1.2. L'UE ed una strategia per l'Europa - 1.3. NATO, ritorno all'antico) - Capitolo secondo. I processi gestionali del peacekeeping onusiano, di Francesco Lamberti (2.1. Gli organi delle Nazioni Unite preposti - 2.2. I processi di gestione delle crisi internazionali - 2.2.1. Ex Capitolo VI della Carta - 2.2.2. Ex Capitolo VII della Carta - 2.2.3. Ex Capitolo VIII della Carta) - Capitolo terzo. L'evoluzione del peacekeeping nelle operazioni dell'ONU, di Francesco Lamberti (3.1. Un breve inquadramento storico - 3.2. Il Pk di prima generazione (1945-1987) - 3.3. Il Pk di seconda generazione (1988-metà anni '90) - 3.4. Il Pk di terza generazione (metà anni '90-1999) - 3.5. Il Pk di quarta generazione (1999-2001) - 3.6. Il Pk di quinta generazione (post 11 settembre 2001)) - Capitolo quarto. L'evoluzione del peacekeeping nel diritto consuetudinario dell'ONU, di Francesco Lamberti (4.1. L'Agenda for Peace di Boutros Ghali del 1992 - 4.2. Il Rapporto Brahimi del 2000 - 4.3. L'High Level Panel on Threats, Challenges and Change del 2004 - 4.4. La Capstone Doctrine del 2008 - 4.5. Il New Horizon del 2009 - 4.6. L'High Level Indipendent Panel on Peace Operations del 2015 - 4.7. L'Action for Peacekeeping (A4P) e la Declaration of Shared Commitments on UN Peacekeeping del 2018) - Capitolo quinto. Lo status giuridico dei peacekeepers e la sicurezza nelle operazioni internazionali di pace, di Michele Dell'Agli (5.1. Status giuridico e immunità per i peacekeepers - 5.1.1. Il regime applicabile alla responsabilità internazionale, extracontrattuale e contrattuale - 5.1.2. Lo status giuridico dei peacekeepers - 5.1.3. La natura dell'atto illecito e l'esercizio della giurisdizione - 5.2. La sicurezza nelle operazioni internazionali di pace - 5.2.1. Funzioni e compiti della polizia militare e della polizia giudiziaria militare nell'ordinamento giuridico italiano - 5.2.2. La polizia militare nella dottrina delle Nazioni Unite - 5.3. Verso quale scenario futuro?) - Capitolo sesto. La missione ONU in Somalia: i perché di un fallimento, di Francesco Lamberti (6.1. Le ragioni dell'intervento - 6.2. UNOSOM I (aprile 1992-marzo 1993) - 6.3. UNITAF (dal 9 dicembre 1992 al 3 maggio 1993) - 6.4. UNOSOM II (dal 4 maggio 1993 al 3 marzo 1995) - 6.5. La missione italiana) – Conclusioni. L'eterna immortale ed il falso mito, di Francesco Lamberti – Bibliografia – Glossario - Documenti