La scomparsa dei riti Stampa E-mail

Byung-Chul Han

La scomparsa dei riti
Una topologia del presente


Edizioni Nottetempo, pagg.144, € 15,00

 

han riti  IL LIBRO – L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'Io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano, nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali. Tuttavia, la struttura immutabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla "bella apparenza", conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante. Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'Esterno, tra il sé e l'Altro – i riti "oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo", creando una comunità anche senza comunicazione.
  A questa comunità senza comunicazione, propria della società rituale, Han contrappone la comunicazione senza comunità, quel "baccano" in cui, in una società sempre piú atomizzante, il soggetto si esprime e "si produce" ritrovandosi a girare a vuoto attorno a se stesso, privo di un mondo e di reali interazioni. Per infrangere questo cortocircuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica "potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo", riaprendola al senso di una vera connessione con l'Altro – e reincantando il mondo.

  DAL TESTO – "Lo smartphone non è una cosa che piacerebbe a Hannah Arendt, gli manca proprio quella medesimezza in grado di stabilizzare la vita e non è neanche particolarmente resistente. Si differenzia da cose come un tavolo, che mi affrontano col loro sé. I suoi contenuti mediali che richiamano di continuo la nostra attenzione sono l'esatto contrario del sé. Il suo cambiare rapidamente non consente alcun indugio. L'inquietudine propria di questo tipo di apparecchio lo rende una non-cosa. Inoltre, il suo utilizzo diventa costrittivo, invece da una cosa non dovrebbe scaturire alcuna costrizione.
  "Sono le forme rituali che, come la cortesia, rendono possibile non solo un bel rapporto interpersonale, ma anche un bel rapporto delicato con le cose. Nel quadro rituale, le cose non vengono consumate o spese, bensì usate – così possono anche invecchiare. In preda alla coazione a produrre ci rapportiamo alle cose e al mondo non come utilizzatori, bensì come consumatori. Di ritorno, le cose e il mondo consumano noi. Il consumo senza scrupoli ci attornia insieme alla sparizione, che destabilizza la vita."

  L'AUTORE – Byung-Chul Han, nato a Seul, insegna Filosofia e Studi Culturali alla Universität der Künste di Berlino. Le sue analisi, orientate prevalentemente alla critica delle implicazioni politiche e psico-sociali del neoliberismo, lo rendono uno dei filosofi contemporanei più interessanti e più seguiti a livello internazionale. Ha pubblicato con nottetempo "La società della stanchezza" (2012, 2020), "Eros in agonia" (2013, 2019), "La società della trasparenza" (2014), "Nello sciame" (2015), "Psicopolitica" (2016), "L'espulsione dell'Altro" (2017), "Filosofia del buddhismo zen" (2018), "La salvezza del bello" (2019), "Che cos'è il potere?" (2019), "Topologia della violenza" (2020), "La scomparsa dei riti" (2021) e "Sano intrattenimento" (2021).

  INDICE DELL'OPERA – Avvertenza - Coazione a produrre - Coazione all'autenticità - Rituali di chiusura - Festa e religione - La vita in gioco - La fine della Storia - L'impero dei segni - Dal duello alla guerra coi droni - Dal mito al dataismo - Dalla seduzione al porno – Bibliografia - Note