La via italiana alla pornografia Stampa E-mail

Tomaso Subini

La via italiana alla pornografia
Cattolicesimo, sessualità e cinema
(1948-1986)


Le Monnier Università, pagg. X-310, € 34,00

 

subini via  IL LIBRO – L'Italia del dopoguerra è, tra i Paesi occidentali, il più blindato nei confronti di ogni forma di rappresentazione esplicita della sessualità. Una quarantina d'anni dopo, il Parlamento italiano accoglie tra i suoi membri la pornostar Ilona Staller. Per spiegare come si sia passati da un estremo all'altro, il volume indaga l'ipotesi che vi sia un nesso tra le politiche cattoliche di opposizione al cinema non conforme ai dettami della morale sessuale e il modo peculiare con cui si sono sviluppati i processi di sessualizzazione del cinema in Italia.
  La principale tesi argomentata da questa ricerca è che sia esistita una 'via italiana' alla pornografia di massa, un modo specificatamente nostro di accostare tale fenomeno, transitato per tre distinte fasi di sviluppo emblematicamente rappresentate dalle parole-chiave - controllo, conflitto e caduta - a cui sono rispettivamente dedicati i capitoli del volume. Muovendosi lungo questo asse interpretativo, l'Autore ricostruisce il modo con cui nel nostro Paese la pornografia è stata pensata, vissuta, gestita e infine, nonostante tutto, legittimata.
  L'arco cronologico prescelto (1948-1986) è compreso tra la data della presa del potere da parte della Democrazia Cristiana nel tumultuoso dopoguerra e quella della sentenza della Corte di cassazione che, di fatto, legittima la proiezione di film pornografici di fronte a un pubblico adulto e consenziente, inibendo i continui sequestri e processi cui le sale 'a luce rossa' erano state fino a quel momento sottoposte. Si tratta di quasi quarant'anni di ininterrotto governo a, più o meno forte, trazione cattolica, nel corso dei quali l'attitudine con cui il Paese si rapporta ai concetti di 'osceno' e di 'pubblica decenza', alle prassi del cosiddetto 'buon costume' e alla rappresentazione della sessualità muta radicalmente passando, si può dire, da un estremo all'altro: da un intransigentismo che rifiuta ogni forma di negoziazione a un'acritica e selvaggia liberalizzazione.
  Il modello con cui l'Autore legge il rapporto tra le istituzioni dello Stato e la cultura affonda le proprie radici nel lavoro Foucault e trova una sua funzionale traduzione nel campo del cinema in Italia in un saggio di David Forgacs. Come spiega Forgacs, i processi di istituzionalizzazione dei prodotti culturali sono strettamente legati al loro grado di industrializzazione (almeno storicamente: la rivoluzione digitale parrebbe aver murato non poco le regole del gioco).

  DAL TESTO – "Nel non ammettere negoziazioni di sorta, la Chiesa finisce [...] per instradare il fenomeno indagato lungo il percorso che appare peculiare almeno per tre aspetti. Innanzitutto, quello delle dinamiche istituzionali: vale a dire delle specifiche modalità con cui le istituzioni dello Stato, guidato dal partito dei cattolici, si sono rapportate alla rappresentazione cinematografica della sessualità. In secondo luogo, quello dei testi: vale a dire delle specifiche conformazioni narrative espresse dal cinema italiano, che vedono la ricorrente saldatura della rappresentazione della sessualità con le tematiche del religioso. Infine, quello della ricezione: vale a dire delle specifiche esperienze fatte dallo spettatore italiano, che fino ai tardi anni Ottanta si alimentano della valenza culturalmente eversiva dell'immagine sessualizzata."

  L'AUTORE – Tomaso Subini insegna Storia e critica del cinema e Cultura visuale presso l'Università degli Studi di Milano. Ha fondato e co-dirige la rivista «Schermi». Ha guidato due Programmi di Ricerca di Interesse Nazionale sulla storia culturale del cinema: "I cattolici e il cinema in Italia (2014-2017)" e "Comizi d'amore. Il cinema e la questione sessuale in Italia (2017-2020)". Ha scritto vari libri, tra cui "La necessità di morire. Il cinema di Pier Paolo Pasolini e il sacro" (2008), "La doppia vita di 'Francesco giullare di Dio'. Giulio Andreotti, Félix Morlion e Roberto Rossellini" (2011) e "Catholicism and Cinema. Modernization and Modernity" (2018).

  INDICE DELL'OPERA – Elenco abbreviazioni - Fonti archivistiche - Introduzione - Capitolo 1. Controllo (1948-1957) (1. Tra regime clericale e libero mercato - 1.1. La moda del sesso e il venerdì santo - 1.2. Meno stracci e meno gambe – 2. Dal centrismo allo scelbismo - 2.1. La DGC di Scelba - 2.2. Baci pudichi in salotto e in sala – 3. Le politiche della Chiesa - 3.1. Modernizzazione senza modernità - 3.2. La svolta pessimista di Montini – 4. La dinamica culturale - 4.1. Educazione sessuale? - 4.2. Educazione alla purezza!) - Capitolo 2. Conflitto (1958-1967) (1. Il fallimento del progetto cattolico sul cinema - 1.1. Il 1958 prepara la svolta - 1.2. Le contraddizioni sollevate dal Concilio Vaticano II – 2. Lo spartiacque della Dolce vita - 2.1. Il primo gradino della scalata - 2.2. La reazione della Chiesa – 3. Il braccio di ferro sulla Mostra di Venezia - 3.1. Il controllo del Vaticano sulla Mostra - 3.2. Il caso Lonero – 4. La scesa in campo della magistratura e la riforma della censura - 4.1. La legislazione sulla censura - 4.2. I primi sequestri ad experimentum e la censura riformata) - Capitolo 3. Caduta (1968-1986) (1. L'annuncio della caduta - 1.1. L'apocalisse della famiglia borghese - 1.2. «Queste cose sono avvenute perché siamo in Italia» - 2. Il nesso tra sessualizzazione del cinema ed emersione della pornografia - 2.1. Il cinema istituzionale si sessualizza, la pornografia si istituzionalizza - 2.2. L'erezione di Masetto e il peccato come ingrediente narrativo – 3. Le manipolazioni delle sale parrocchiali preparano quelle dell'hard - 3.1. La censura ecclesiastica dell'immagine sessualizzata - 3.2. Dalla scollatura all'orgia – 4. L'hard arriva sugli schermi - 4.1. Le manipolazioni dell'hard - 4.2. Il dibattito cattolico sulla pornografia) - Conclusioni – Bibliografia - Indice dei nomi - Indice dei film