La Russia eterna Stampa E-mail

Luca Gori

La Russia eterna
Origini e costruzione dell'ideologia postsovietica


Luiss University Press, pagg.222, € 20,00

 

gori russia  Luca Gori è un diplomatico italiano e ha vissuto e lavorato a Mosca tra il 1999 e il 2003, assistendo alla rinascita della Russia conservatrice. In questo saggio, ricostruisce l'evoluzione dell'egemonia culturale conservatrice postsovietica nel suo retroterra storico e culturale, "generato da un sentimento ancestrale", "all'insegna di patriottismo, nazionalismo, revisionismo e recupero dello status di grande potenza".

  Secondo l'Autore, non esiste alcuna "svolta conservatrice" di Putin intesa come "movimento del pensiero, secco e improvviso, per cui il Cremlino si è allontanato da un atteggiamento pragmatico, per abbracciarne uno ideologico". Quella seguita dal Presidente russo, al contrario, non sarebbe altro che "una lunga curvatura del disegno politico della Russia postsovietica. La parabola di un Paese che, tappa dopo tappa, si è progressivamente incamminato – in nome di una nuova Idea Russa – su una via autonoma verso la propria modernità, oltre che verso il recupero della piena sovranità interna e dello status di grande potenza".

  Il patriottismo, in tale percorso, ha rappresentato un "mezzo ideologico per rafforzare lo Stato". E il rafforzamento dello Stato è "un'esigenza pressante nel pensiero di Putin", finalizzata a porre al riparo la Russia dalla "spinta omologatrice" proveniente da Ovest "attraverso liberalismo, globalismo e cosmopolitismo".

  "Da Alessandro I a Putin – spiega Gori -, il conservatorismo russo si è mantenuto saldamente intrecciato a due secoli di storia e politica russa. A volte in veste di dottrina ufficiale di governo, altre volte in opposizione ai suoi propositivi riformatori non organici, altre ancora come contesto culturale in grado di condizionare l'azione politica del Cremlino. Slavofili di prima e seconda generazione, počvenniki, panslavisti, fautori di un conservatorismo di civiltà, sociale o liberale, imperialisti, nazionalisti, eurasianisti di inizio novecento o post sovietici, generazioni conservatrici si sono costantemente confrontate e divise su identità nazionale, rapporto con l'Europa, funzione dell'ortodossia, ruolo dello Stato, autocrazia, missione universale della Russia, libertà. Stabilità, cambiamento economico-sociale. Tutti temi cruciali per il futuro della Russia".

  Un ruolo non secondario, in questo contesto, viene assegnato all'Ortodossia, "arruolata a difesa della stabilità, della Patria, dello Stato e della sua sovranità". I neoconservatori russi hanno elaborato il concetto di "ortodossia atomica", fondato sull'unione tra il "rosso" (lo scudo atomico costruito ai tempi dell'Urss) e il "bianco" (lo scudo offerto dalla Chiesa ortodossa), "garantendo così la sovranità del Paese". Tale concetto è stato convalidato dal Presidente russo nel 2007 a Sarov, allorché, rispondendo alla domanda di un giornalista, affermò: "sia la fede tradizionale della Federazione Russa che lo scudo nucleare della Russia sono componenti che rafforzano lo Stato russo e creano le condizioni necessarie per la sicurezza interna ed esterna del Paese".

  Sul piano della politica estera, il "conservatorismo internazionale" di Putin "può essere definito "neorevisionista", dal momento che cerca di difendere, riesumandolo, il vecchio status quo, l'ordine liberale interstatale del 1945, cancellando le "revisioni" – giudicate unilaterali e intrusive – introdotte da Washington a partire dalla fine degli anni Settanta".