Oliver Cromwell |
Anatolij Lunačarskij
IL LIBRO – Il melodramma storico "Oliver Cromwell" (1919) di Anatolij Lunačarskij (1875-1933), Commissario del popolo per l'Istruzione del primo Governo sovietico, è uno dei testi più significativi dei 'misteri rivoluzionari' dell'Ottobre teatrale. La proiezione ideale della rivoluzione inglese del '600 su quella bolscevica dell'Ottobre 1917 nasce sulla scorta d'una visione storiografica stabilizzata dal succedersi delle Rivoluzioni in Europa: quella puritana attrasse Lunačarskij anche per via della sua tendenza a vedere nel socialismo una nuova 'religione' dell'Umanità. Un rinnovato esercizio di teopoiesi, nel quale s'intrecciano motivi politici, sociali e culturali (inclusa una nota di massoneria). La singolare figura intellettuale e politica dell'Autore, che ebbe con Lenin e col Partito bolscevico uno stretto rapporto sempre nutrito di discussioni teoriche, e la valenza storica del suo Eroe, indussero la rappresentazione del testo – ormai semidimenticato – in Cecoslovacchia, il 3 novembre 1967 a cinquant'anni dalla Rivoluzione russa, nell'autunno in cui il malumore crescente del mondo intellettuale céco sarebbe sfociato di lì a poco (5 gennaio 1968) in quella che prese il nome di 'Primavera di Praga'. DAL TESTO – "Richard, sono malato. Non ho molto da vivere. Senti: quando è morto tuo fratello maggiore, il dolore mi ha attanagliato il cuore. Ero tanto triste da non poter più vivere. Ho caricato la pistola. Dick, ho anche aperto per l'ultima volta il Vangelo, com'è mia abitudine. Ed ecco quel che ho letto: «Posso compiere ogni cosa con l'aiuto di Cristo, perché è lui che mi fortifica». Sono parole dell'apostolo Paolo, nell'epistola ai Filippesi, capitolo IV, versetto 13. Sono le mie parole predilette, per cui le pronuncio di rado. Cristo allora m'ha soccorso. In verità queste parole allora mi hanno salvato, giacché la morte d'un figlio è stata per me una pugnalata al cuore. (Pausa) Adesso la mia Brigitta è scomparsa, la mia cara, la mia colonna... è morta tra una sofferenza tremenda del corpo e in un panico spirituale per me strano, io mi ripeto sempre queste parole: posso compiere ogni cosa, tutto, tutto, con l'aiuto di Cristo... Come Oliver sono morto, ma devo vivere come Protettore. L'uomo è generato per servire la collettività. Ho fatto molti errori. Sia in gioventù che dopo. Ma non avete nulla da vergognarvi per vostro padre, Dick. Ah, se tu capissi che il momento richiede consapevolezza." IL CURATORE - Cesare G. De Michelis (Roma, 1944) è professore emerito di Letteratura russa dell'Università di Roma 'Tor Vergata', dove ha insegnato per trent'anni, dopo un decennio all'Università di Bari. Si è occupato di cultura russo-antica ("La Valdesìa di Novgorod", 1993) e di quella moderna e contemporanea, dal Settecento al Novecento. Ha curato la prima edizione mondiale del poemetto licenzioso giovanile di Puškin "L'ombra di Barkov" (1990) e ha steso i capitoli suIl'Età d'argento della "Storia della civiltà letteraria russa" (1997). Ha poi condotto una ricostruzione innovativa dei 'Protocolli dei Savi di Sion' ("Il manoscritto inesistente", 2004, tradotto in inglese e in russo) e ha ricostruito i rapporti tra il futurismo italiano e quello russo ("L'avanguardia trasversale", 2009). Ha affiancato alla ricerca un'intensa attività di traduttore (Puškin, Gogol', Dostoevskij, Tolstoj, Brjusov, Blok, Pasternak, Sklovskii) e pubblicistica, collaborando per trent'anni alla pagina culturale de «la Repubblica». |