Sandra Bonsanti - Stefania Limiti
Colpevoli Gelli, Andreotti e la P2 visti da vicino
Chiarelettere, pagg.256, € 16,00
"Questo libro – si legge nelle pagine di apertura - nasce dall'esigenza di trovare una risposta alla domanda: sarebbe stato possibile fermare il meccanismo del segreto prima che lo Stato diventasse uno Stato infedele? E, nel caso in cui la risposta fosse affermativa, allora chi sono i responsabili, se questo non è avvenuto? La responsabilità li trasforma automaticamente in colpevoli?".
Nel volume, la giornalista Stefania Limiti dialoga con Sandra Bonsanti, già parlamentare e presidente dell'associazione Libertà e Giustizia, sul tema della loggia massonica P2 e dei rapporti fra Giulio Andreotti e Licio Gelli, Belzebù e Belfagor. I due "continuarono a inseguirsi, amarsi, odiarsi. Presi ognuno dalla grande storia d'Italia, fatta anche di mafia e affari, criminalità e potere, aule di tribunali e corruzione, che travolse entrambi, lasciando tante vittime sul loro cammino. Il secolo XX volgeva al tramonto, col suo carico di drammi umani e di ferite alla democrazia".
Secondo il generale Gianadelio Maletti, che dal 1971 al 1975 era stato il capo dell'ufficio D dei servizi segreti e aveva la tessera n.1610 della loggia di Gelli, «Andreotti apparteneva alla P2».
La P2, spiega Bonsanti, è stata una loggia "anomala nel mondo massonico: si entra dopo aver parlato con lui [Gelli], non si tengono incontri, gli iscritti prendono la tessera e sono dentro, non c'è alcun rituale massonico da seguire. Facile poi dire: «Io nella loggia P2?», ridicolizzando le cerimonie di quel mondo. Ma la P2 nasce e si sviluppa nell'ambito della maggiore famiglia massonica presente in Italia: il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani. Fu chiaro già da allora che Gelli era solo l'apice di un vasto sistema di potere, nel quale la sua leadership sembra entrare in crisi alla fine degli anni Settanta. Il Gran Maestro Lino Salvini viene richiamato negli Stati Uniti, dove subisce un processo dalla potentissima massoneria americana. Inoltre, proprio nel '79, i servizi consegnano a Mino Pecorelli l'informativa Com.In.Form «perché questi ne faccia uso»: si tratta di un indubbio segno delle difficoltà sorte nel rapporto tra Gelli e gli apparati che lo avevano sempre protetto sin dal lontano 1945. Sempre nel '79 inoltre arriva in Italia Francesco Pazienza, strettamente legato ai servizi segreti e in particolare al loro capo Giuseppe Santovito: non si sa se il suo fosse un ruolo di vicario o di successore rispetto a Gelli, ma certamente fu un personaggio ingombrante".
La loggia di Gelli ha rappresentato per decenni "il luogo di incontro del potere reale in Italia", non già "un contropotere esterno al sistema, e ha reso la Repubblica vulnerabile".
Bonsanti rievoca l'unico incontro che ebbe con Gelli nell'aprile 1988, a villa Wanda, nella residenza del Venerabile: "Pensava, Gelli, che avrei, avremmo abbozzato e ce ne saremmo andati. Invece siamo qui, ricattati ma al lavoro. La villa sullo sfondo, il Venerabile sorride come uno che si illude di averci in pugno. Ci vuole altro, devo aver pensato. Prima di tutto il lavoro e oggi il mio lavoro è spremere più che posso della sua vita, dei suoi amici, dei suoi fratelli piduisti. E dei politici che erano suoi alleati e avrebbero potuto fermarlo, denunciarlo, ma non lo hanno". |