Geografia delle potenze mondiali Stampa E-mail

Nicholas J. Spykman

Geografia delle potenze mondiali

Le due rose. Editore, pagg.233, € 14,00

 

spykman geografia  Grazie a Le due rose, editore milanese, abbiamo adesso la possibilità di leggere la prima traduzione italiana di un classico della geopolitica, "The Geography of the Peace" di Nicholas John Spykman.

  L'opera, pubblicata nel 1944, è l'ultima di Spykman, ma è almeno parzialmente apocrifa – come spiega il curatore della presente edizione, Marco Gervasoni, nel saggio introduttivo dal titolo "Leggere Spykam, oggi": sarebbe stata, infatti, abbondantemente rimaneggiata "dopo la morte dell'autore rispetto a una versione primitiva, in modo tale da offrire uno strumento di lavoro all'amministrazione americana quando la guerra stava volgendo al termine, che circolasse anche presso un largo pubblico, per diffondere il più possibile le idee degli Stati Uniti sulla ricostruzione del mondo".

  Spykman – scriveva Marco Cesa su Limes n.3/1994 - "nacque in Olanda nel 1893, e, dopo aver svolto un'intensa attività giornalistica in molti paesi asiatici, si trasferì negli Stati Uniti nel 1920, insegnando prima in California e poi all'Università di Yale, fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel 1943. Egli fece così parte di quel nutrito gruppo di intellettuali europei che nei primi decenni di questo secolo si trapiantarono negli Stati Uniti contribuendo in modo determinante, tra gli anni Trenta e Quaranta, all'affermazione della scuola «realista» nello studio delle relazioni internazionali".

  In "The Geography of the Peace", Spykman illustra la teoria del "rimland", "una regione intermedia, essendo situata tra l'heartland e i mari marginali. Esso funge da vasta zona cuscinetto nel conflitto tra la potenza marittima e quella terrestre. Guardando in entrambe le direzioni, deve agire in maniera anfibia e difendere se stessa sia sulla terra sia sul mare. Nel passato ha dovuto combattere contro la potenza terrestre dell'heartland e contro la potenza marittima delle isole off-shore di Gran Bretagna e Giappone. Alla base dei problemi di sicurezza di questa zona si trova la sua natura anfibia".

  Alla massima di Mackinder – "Chi controlla l'Europa orientale comanda l'Heartland; chi controlla l'Heartland comanda l'Isola del Mondo; e chi comanda l'Isola del Mondo comanda il Mondo" – Spykman oppone il seguente precetto: "Chi controlla il rimland comanda l'Eurasia; chi comanda l'Eurasia comanda i destini del Mondo". Quindi, come si vede, sostituisce all'heartland mackinderiano il rimland e spiega: "nelle tre grandi guerre mondiali del diciannovesimo e del ventesimo secolo, le Guerre Napoleoniche, la Prima e la Seconda guerra mondiale, gli imperi britannico e russo si sono trovati sempre schierato dalla stessa parte contro l'attacco di una potenza del rimland, guidata rispettivamente da Napoleone, Guglielmo II e Hitler".

  Nel volume, non troviamo soltanto la prima traduzione (a cura di Massimo Roccati) di "The Geography of the Peace" – il che già basterebbe a renderlo degno della massima attenzione -, ma anche il primo capitolo (qui ripreso dal n.2/2015 della "Rivista di Politica" diretta da Alessandro Campi) della più importante e celebre opera di Spykman, "America's Strategy in World Politics. The United States and the Balance of Power", apparsa per la prima volta nel 1942. Quest'opera – scrive Corrado Stefanacchi (studioso delle Relazioni internazionali e docente dell'Università degli Studi di Milano) in un corposo saggio presente nel libro – "contiene la disamina più sistematica uscita in America fino a quel momento delle vulnerabilità geo-strategiche e geo-economiche degli Stati Uniti nell'arena internazionale".

  Conclude il volume un testo di Olivier Zajec, direttore della rivista "Stratègique" e autore di un'importante biografia di Spykman (che speriamo possa presto essere tradotta in italiano, magari – perché no? – proprio dall'editore Le due rose). Per Zajec "The Geography of the Peace" rappresenta "una delle maggiori testimonianze del passaggio della politica estera americana dall'isolazionismo relativo all'internazionalismo convinto. Oltre al suo statuto di testo fondatore della storiografia geopolitica, tale rilievo spiega che i principi teorici della geografia politica e delle relazioni internazionali non hanno mai smesso di averlo come punto di riferimento, e che gli storici della Guerra fredda lo convocano regolarmente nelle note a pie' di pagina – e a volte anche nei loro sviluppi centrali – per spiegare le avvisaglie degli avvenimenti che portarono al conflitto Est-Ovest."