L'aula vuota Stampa E-mail

Ernesto Galli Della Loggia

L'aula vuota
Come l'Italia ha distrutto la sua scuola


Marsilio Editori, pagg.240, € 18,00

 

gallidellaloggia aula  IL LIBRO – Grazie non poco alla sua scuola – in particolare grazie alle sue maestre che per prime affrontarono l'ignoranza nazionale – l'Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Ma oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell'«autonomia», essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un'inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale.
  Ernesto Galli della Loggia cerca di comprenderne le ragioni sullo sfondo della nostra storia indagando le origini e l'impatto, deludente quando non distruttivo, che hanno avuto le riforme succedutesi negli ultimi decenni e smontando le interpretazioni più convenzionali su cosa fecero o dissero veramente personaggi chiave come Giovanni Gentile e don Lorenzo Milani.
  Chi l'ha detto che cambiare sia sempre meglio di conservare? E che la prima cosa sia necessariamente di sinistra e la seconda di destra? Il libro mette sotto accusa i miti culturali responsabili della crisi attuale: l'immagine a tutti i costi negativa dell'autorità, l'obbligo assegnato alla scuola di adeguarsi a ciò che piace e vuole la società (dal digitale al disprezzo per il passato), la preferenza del «saper fare» sul sapere in quanto tale, la didattica «attiva» e di gruppo.
  Altrettanti ideologismi che sono serviti a oscurare il ruolo dell'insegnante, la misteriosa capacità che dovrebbe essere la sua di trasmettere la conoscenza e con essa di assicurare un futuro al nostro passato.

  DAL TESTO – "La radice del rifiuto così diffuso dell'autorità nelle società democratiche sta in un'errata equivalenza che si è formata nel senso comune. Dal momento che è scontato che la violenza sia lo strumento più idoneo per spingere gli esseri umani a obbedire, e poiché un effetto tipico dell'autorità è proprio l'obbedienza, se ne conclude che anche la dimensione dell'autorità in quanto tale non possa che essere un aspetto della violenza, incarni in sé un quid violento.
  "È vero, perlopiù, esattamente il contrario. Una caratteristica propria dell'autorità, infatti, è ottenere l'obbedienza – o meglio, il formarsi di un atteggiamento di consenso/fiducia - proprio evitando di ricorrere all'esercizio di qualunque violenza. Questo fenomeno singolare, per cui si è spinti a obbedire anche senza essere sottoposti ad alcuna coazione neppure minacciata, si spiega come effetto psicologico di un dato: la disparità che esiste tra i due termini della relazione (chi esercita l'autorità e l'altro). Si è spinti a obbedire a un dettame religioso, per esempio, a una consuetudine radicata, anche se non vi si crede, precisamente perché si è consapevoli che la propria opinione dissenziente appartiene a una sfera diversa e comunque di rango inferiore rispetto a quella di cui si riconosce l'autorità. E generalmente si ha una tale consapevolezza per un motivo: a causa del rapporto che la dimensione di cui viene riconosciuta l'autorità ha con il passato. In specie, con quella particolare forma del passato che è la tradizione. Insomma, per ragioni che qui è inutile indagare, di fronte a qualcosa o a qualcuno che in vario modo evoca un legame forte con il passato, con la tradizione, siamo «naturalmente» portati a provare un sentimento di rispetto, disponendoci spontaneamente a una situazione di ascolto e, in senso lato, di obbedienza.
  "Proprio la dimensione dell'autorità costituisce un che di ineliminabile dal rapporto docente-allievo e quindi dall'orizzonte della scuola. Lo sa bene qualunque bravo insegnante, il quale, ogni volta che fa lezione, sperimenta come il proprio sapere e la propria capacità di dargli voce possiedano l'intima forza di avvincere e di imporsi alla mente, e dunque anche all'animo, dei suoi allievi. I quali, a loro volta, diventano consapevoli del formarsi di un tale legame destinato a produrre quel sentimento di ammirato rispetto e devozione verso l'insegnante che spesso li accompagnerà per tutta la vita. Questa è l'autorità di cui la scuola vive e sulla quale si fonda. È l'autorità del sapere accumulato nel corso del tempo, incarnato in una persona che trasmette quello stesso sapere a coloro che ora si affacciano alla vita. Una persona che per ciò, e pur a dispetto di tutte le miserie che possono affliggere la sua quotidianità, diviene per i giovani quello che da sempre si chiama un «maestro»."

  L'AUTORE – Ernesto Galli della Loggia (Roma, 1942), storico ed editorialista del «Corriere della Sera», è autore di numerosi volumi, tra cui: "La morte della patria" (1996), "L'identità italiana" (nuova edizione 2010), "Senza la guerra" (con M. Cacciari, L. Caracciolo, E. Rasy, 2016), "Credere, tradire, vivere" (2016) e "Speranze d'Italia" (2018). Con Marsilio ha pubblicato "Il tramonto di una nazione" (2017), finalista al Premio Estense e vincitore del Premio Ansaldo 2018.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione (Per fatto personale - Menzogna e pregiudizi) - La realtà e i miti (La fine del passato - Un paese deculturalizzato - L'egemonia pedagogica - La rivolta contro la predella - L'autorità che serve alla scuola - Le nozioni necessarie - La solitudine dello studio) - Da Rousseau a De Amicis (Un'invenzione della politica - L'educazione nuova per un uomo nuovo - Natura e spontaneità - Dal piccolo Robinson al buon cittadino - Istruzione e democrazia - La nascita dell'istruzione pubblica - In Italia) - Giovanni Gentile e dopo (Alcune precisazioni storiche - Bottai e la svolta antiborghese - Una Costituzione minimalista e le sue contraddizioni) - La grande trasformazione (Il Pci e l'istruzione: fare politica con altri mezzi - L'autonomia ovvero la scuola lasciata a sé stessa - L'insegnante nell'angolo - Una modernità impazzita - «Riorientare» le materie d'insegnamento - La storia e il nanerottolo saputo - Un titanismo pedagogico) - La nuova didattica (Il fare al posto del sapere - A scuola con George Orwell - Arriva il Moloch digitale) - Don Milani, dalla rivoluzione dei poveri alla Costituzione più bella del mondo (Un'utopia fuori tempo - Il priore santificato e tradito - La pedagogia della compensazione - I poveri? Tutti promossi - La cosmopoli democratica) – Conclusioni - Indice dei nomi