Gli internazionalisti Stampa E-mail

Oona A. Hathaway - Scott J. Shapiro

Gli internazionalisti
Come il progetto di bandire la guerra ha cambiato il mondo


Neri Pozza, pagg.665, € 25,00

 

shapiro internazionalisti  IL LIBRO – Il 27 agosto 1928, nel sontuoso Salon de l'Horloge del ministero degli Esteri francese, alla presenza di rappresentanti di Stato provenienti da tutto il mondo, ha luogo l'evento che, nelle dichiarazioni dei suoi promotori, è destinato a segnare «una data nuova nella storia dell'umanità»: la Signature du pacte générale de renonciation à la guerre.
  Maestro di cerimonie è Aristide Briand, ministro degli Esteri francese, vincitore nel 1926 del premio Nobel per la pace per essere stato il mediatore degli accordi di Locarno, un insieme di intese volte a impedire alle maggiori potenze europee di farsi guerra l'un l'altra. Assieme al suo omologo americano, Frank Kellogg, il segretario di Stato degli Stati Uniti d'America, nei due anni precedenti, Briand si è lungamente adoperato per diffondere lo «spirito di Locarno» nel mondo intero.
  La firma del trattato, che segna la fine della «guerra egoista e volontaria», è annunciata dal ministro degli Esteri francese con toni solenni e trionfalistici. Il patto viene presentato come «un attacco al male nella sua stessa radice» poiché toglie alla guerra «la sua legittimità».
  Undici anni dopo, tuttavia, quasi tutti gli Stati accorsi a Parigi per rinunciare alla guerra si ritrovano in guerra, nel conflitto più letale che la storia conosca. Dal 1945 in poi il documento, noto come patto Briand-Kellog, diventa perciò oggetto di aperta derisione: viene definito «puerile, semplicemente puerile» da strateghi della guerra fredda come George Kennan, «singolarmente vacuo» da storici come Ian Kershaw, «una roba ridicola» da diplomatici come Kenneth Adelman.
  Un trattato dunque destinato a figurare nel fatuo libro dei sogni dell'umanità?
  La tesi contenuta in questa pagine è che l'accordo di Parigi sia tutt'altro che un'illusione perduta. Proibendo agli Stati di ricorrere alla guerra per risolvere i contenziosi, i rappresentanti di Stato riunitisi nella capitale francese nel 1928 non soltanto sancirono la fine dell'ordinamento giuridico adottato nel XVII secolo dagli Stati europei, ma diedero il via a una cascata di eventi che avrebbe portato alla nascita del moderno ordine globale. A quella nuova mappa del mondo caratterizzata dalla rivoluzione dei diritti umani, dall'uso delle sanzioni economiche quale strumento di applicazione della legge e dall'incremento esponenziale delle organizzazioni internazionali che regolano oggi un gran numero di aspetti della nostra vita quotidiana.
  Attraverso una minuziosa analisi delle relazioni internazionali dal XVII secolo in poi, e del pensiero di grandi giuristi come Grozio e Carl Schmitt, Gli internazionalisti è un libro indispensabile per comprendere il nostro presente e, ad un tempo, un'opera che mostra come la forza delle idee sia capace di plasmare il mondo.

  DAL TESTO – "Mettere al bando la guerra sembra a noi ridicolo perché quello in cui viviamo è un mondo in cui la guerra è già stata messa al bando. È difficile immaginare che la guerra abbia una qualche altra funzione che non sia difensiva. Al giorno d'oggi, si considera la guerra un allontanamento dalla politica civile. Non è sempre stato così, però. Prima del 1928, ogni Stato faceva propria la posizione opposta. La guerra non era un allontanamento dalla politica civile; era politica civile. Per gli Stati risultava infatti inconcepibile farne a meno.
  "I firmatari del patto cercarono di porre fine alla guerra fra gli Stati rinunciando a essa come strumento di politica nazionale. Questa rinuncia segnò l'inizio di una trasformazione, non la fine. Analogamente a quanto era stato per la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, il patto rappresentava una categorica rottura con il passato. Prometteva inoltre un nuovo ordine legale e politico, per quanto ancora indefinito. Proprio come c'erano volute la guerra d'indipendenza, il venir meno della prima costituzione degli Stati Uniti (nota come gli Articoli della Confederazione) e la ratifica di una seconda costìtuzìonc nel 1789, perché si compissero le promesse della dichiarazione d'indipendenza, ci sarebbero voluti due decenni di lotta, compresa una guerra mondiale, il fallimento della Società delle Nazioni e l'istituzione delle Nazioni Unite, perché le promesse del patto divenissero realtà."

  GLI AUTORI – Oona A. Hathaway insegna Diritto internazionale alla Yale Law School e dirige il Center for Global Legal Challenges. Collaboratrice del "New York Times", del "Washington Post" e del "Guardian", fa parte dell'Advisory Committee on International Law for the Legal Adviser del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
  Scott J. Shapiro insegna filosofia del diritto alla Yale Law School e dirige lo Yale's Center for Law and Philosophy. Tra le sue opere "Legality" (Harvard University Press, 2011).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Prima parte. Il vecchio ordine mondiale - 1. Ugo il Grande - 2. Manifesti di guerra - 3. Licenza di uccidere - 4. Il cittadino Genêt va a Washington - Prima coda - Seconda parte. La trasformazione - 5. La guerra per porre fine alla guerra - 6. Tutto crolla - 7. Le sanzioni di pace - 8. Feldmaresciallo nella guerra dei cervelli - 9. Operazione argonauta - 10. Amico e nemico - 11. «Dio ci salvi dai professori!» - 12. La città del circo nazista - Seconda coda - Terza parte. Il nuovo ordine mondiale - 13. La fine della conquista - 14. La guerra non produce più gli Stati - 15. Perché ci sono ancora così tanti conflitti? - 16. Emarginazione internazionale - 17. Con gli occhi di uno Stato islamico - Conclusione. L'opera di domani – Note – Bìbliografia – Ringraziamenti - Indice dei nomi