Da Caporetto a Vittorio Veneto Stampa E-mail

Gioacchino Volpe

Da Caporetto a Vittorio Veneto

Rubbettino Editore, pagg.130, € 15,00

 

volpe caporetto  IL LIBRO – Ripubblicare oggi il volume di Gioacchino Volpe dedicato alla disfatta di Caporetto e alla ripresa italiana che portò all'affermazione di Vittorio Veneto non vuol dire soltanto riportare all'attenzione dei lettori un classico della storiografia italiana arricchito, in questa edizione, da importanti inediti dell'autore. Il vero e attualissimo interesse di questo volume è nel tentativo di Volpe di analizzare la severa sconfitta dell'ottobre 1917 dalla prospettiva del «fronte interno», per creare un approfondito saggio storico-sociologico dell'Italia in guerra.
  Da questa visuale Caporetto appare a Volpe come l'effetto del distacco degli italiani verso «un'ancora mal conosciuta patria» e della fragilità dei vincoli di appartenenza civile che ne derivavano. Era un distacco che non riguardava solo il «popolo delle trincee» ma che albergava anche nelle classi dirigenti del Paese e che portava lo storico a investigare, senza pregiudizi, le agitazioni proletarie, i moti socialisti, la propaganda neutralista e disfattista. Ma anche le condizioni di lavoro della manodopera impegnata nello sforzo bellico, nei cui quadri il «senso dello sfruttamento era acuito dai grandi guadagni padronali, ottenuti durante il conflitto, a scapito dei guadagni operai».
  Suonata l'ora della riscossa, questi fattori negativi non scomparvero. Volpe fu obbligato ad ammettere, insieme a Croce e a Prezzolini, che i «veleni di Caporetto» non furono debellati neppure dalla vittoria militare. Quelle tossine, a lento rilascio, compromisero, infatti, la posizione internazionale dell'Italia al tavolo della pace e sconvolsero violentemente nel dopoguerra il tessuto sociale e politico della nostra comunità nazionale.

  DAL TESTO – "Insomma, il paese era tutto diviso, inquieto, malfermo. Agivano nel suo organismo i tossici della fatica e quelli delle avverse propagande. Nel tempo stesso, debole consapevolezza della gravità dell'ora: le masse per scarsa sensibilità o per avversione ai «responsabili» della guerra; la ricca borghesia, per troppo compiacimento dei buoni affari procurati dalla guerra. I costumi si rilassavano; abitudini di lusso e di godimenti si diffondevano senza freno; il giuoco e la corruzione minorile dilagavano. Si affacciavano all'aria aperta, attraverso gli impieghi nelle fabbriche e negli uffici, una gran massa di donne della piccola borghesia e del proletariato urbano. Ma gli insoliti guadagni e l'atmosfera eccitante, creata dagli arricchiti, davano loro alla testa. Risparmiamo al lettore il quadro della vita cittadina, nei grandi centri, nelle lussuose stazioni balneari dell'estate, con tendenza a dilatarsi anche fuori di lì. E ne traevano eccitamento i germi rivoluzionari; materia di scandalo i combattenti. Cosa di tutti i paesi, allora: è risaputo. (E forse manifestazione fisiologica, cioè normale!). Ma in un paese di scarsa compattezza morale come il nostro, tutte le cause di debolezza agivano con più vigore che altrove. Molte voci si levarono a invocare austerità di vita."

  L'AUTORE – Gioacchino Volpe (Paganica, L'Aquila, 1876 - Santarcangelo di Romagna, 1971) insegnò Storia Moderna alle Università di Milano e Roma. Di estrazione liberal-nazionale, aderì al Partito Nazionale Fascista. Nei suoi studi presentò la storia d'Italia, dal Medioevo all'età contemporanea, come un processo in perenne svolgimento che non poteva trovare la meta finale né nel Risorgimento, né nella stagione liberale, né nel fascismo. Tra le sue opere: "Il Medioevo" (1927), "L'Italia in cammino" (1927), "Storia del movimento fascista" (1939), "Italia moderna" (1943-52).

  INDICE DELL'OPERA – Caporetto come «problema storiografico», di Eugenio Di Rienzo - 1. L'anno 1917 - 2. Combattenti e civili - 3. L'offensiva austriaca - 4. La ritirata al Piave - 5. La resistenza vittoriosa - 6. Restaurazione