Storie di vita e di malavita Stampa E-mail

Marina Gazzini

Storie di vita e di malavita
Criminali, poveri e altri miserabili nelle carceri di Milano alla fine del medioevo


Firenze University Press, pagg.224, € 18,90

 

gazzini malavita  IL LIBRO – Il volume affronta un tema non comune nella medievistica: la prigione e i suoi abitanti. Nel carcere medievale i prigionieri – incarcerati prima della sentenza, oppure rimasti "dentro" perché indebitati, socialmente pericolosi, riconosciuti colpevoli di un delitto – non erano abbandonati a loro stessi; delle loro esigenze si facevano carico le famiglie, la Chiesa, i laici devoti, gli stessi pubblici poteri. Nel caso di Milano il sistema carcerario e il rapporto tra carcerati, giustizia e misericordia assume sfumature peculiari. Le prigioni (anche private) sono numerose e disperse nella città: la più grande è un carcere-ospedale, che rinchiude certo, ma lascia intendere che è utile (per motivi economici) aiutare la sopravvivenza del reo e il suo ritorno in società. I milanesi del Quattrocento sono poi consci dei rischi di abbandonare i detenuti (uomini e donne) a una giustizia che, per i suoi costi, tutela solo i più forti. Ecco dunque i Protettori dei carcerati: utili non solo ai deboli rinchiusi in carcere, ma anche al dominus, che li sostiene. Interessato a porre rimedio agli eccessi del sistema, il duca è infatti anche (e forse soprattutto) desideroso di mostrarsi misericordioso, e in quanto tale superiore alla legge. Indagare la condizione dei carcerati si rivela dunque un modo per cogliere non solo le dinamiche di esclusione e di inclusione sociale pertinenti al controllo della devianza, ma anche i meccanismi di relazione tra governanti e governati nel tardo medioevo.

  DAL TESTO – "È un'intera collettività che ruota attorno al mondo della prigione medievale. Con il carcerato si relazionavano il cittadino che disponeva delle sue ultime volontà o che procedeva a donazioni inter vivos più o meno spontanee, come nel citato caso dell'affarista Tomaso Grassi; il religioso che si specializzava nell'assistenza alla categoria dei prigionieri e dei condannati a morte; il patrizio civilmente impegnato soprattutto se esperto di legge; l'operaio fornitore di servizi; il proprietario immobiliare che vendeva o affittava beni ai carcerati: aiutare la sopravvivenza del reo e il suo ritorno in società diventava un'opportunità, anche economica.
  "Dalle fonti esaminate sono emersi aspetti di vita materiale, ma anche pensieri e sentimenti provati dalle persone imprigionate: senso di ingiustizia soprattutto da parte di donne che tuttavia non avevano remore a far notare di essere gli anelli più deboli del sistema giudiziario, desiderio di libertà, tramite una fuga o confidando nell'aldilà, angoscia per il destino della propria anima, della famiglia e del proprio patrimonio, solidarietà verso i compagni di sventura e riconoscenza per quelle figure che avevano portato conforto, cibo, vesti, coperte, ma anche cure in caso di malattia e medicazioni dopo le torture.
  "Queste vite disoneste, perché contrarie alla legge e alla morale, non appaiono caratterizzate da azioni del livello di grandi criminali. Come osservato ormai più di un secolo fa da chi studiò alcuni registri di sentenze di podestà milanesi di età viscontea, le fonti giudiziarie milanesi riflettono «una criminalità ben diversa da quella che noi ci figureremmo nel medioevo, creduto per avventura più feroce del vero». C'è da dire che le liste di condannati a morte che abbiamo ritrovato non riportano indicazione del crimine: non è quindi facile farsi un'idea complessiva sulla tipologia dei reati compiuti."

  L'AUTRICE – Marina Gazzini (Milano, 1965) insegna Storia medievale presso l'Università di Parma. I suoi interessi scientifici si sono rivolti principalmente verso la storia della società, della religiosità e dell'economia medievali. Tra le sue pubblicazioni, le monografie ""Dare et habere". Il mondo di un mercante milanese del Quattrocento", Firenze 2002, e "Confraternite e società cittadina nel medioevo italiano", Bologna 2006; ha inoltre curato "Studi confraternali: orientamenti, problemi, testimonianze", Firenze 2009, e con A. Olivieri, "L'ospedale, il denaro e altre ricchezze. Scritture e pratiche economiche dell'assistenza in Italia nel tardo Medioevo", in «Reti Medievali - Rivista», 17/1 (2016).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo 1. I carcerati nel medioevo: Milano, Italia (1. Un ritardo storiografico e le sue ragioni - 2. La giustizia attraverso lo specchio della prigione - 3. Il case-study milanese: fonti e metodo) - Capitolo 2. Luoghi e spazi dell'imprigionamento (1. Carceri pubbliche, private, ecclesiastiche - 2. La Malastalla, carcere comunale e ospedale) - Capitolo 3. Profili di carcerati (1. Tra norma e prassi - 2. Non solo uomini, non solo laici: donne e chierici - 3. Prigionia e povertà) - Capitolo 4. «Cura et custodia» dei carcerati (1. La sorveglianza - 2. Aiuti materiali e altre attenzioni umane - 3. Pratiche di culto e assistenza religiosa) - Capitolo 5. Giustizia e misericordia per i carcerati (1. La tutela legale - 2. La misericordia del dominus) - Conclusioni. Fuori dal limbo