Marinetti e il cinema |
Wanda Strauven Marinetti e il cinema Campanotto Editore, pagg.296, Euro 18,00
IL LIBRO – Marinetti, un cinematografo vivente? Oppure un “uomo-spettacolo” che crede soltanto nella performance dal vivo? Un militarista amante del film di guerra? Oppure un protofascista a cui – incredibilmente – è sfuggito che “l’arma più forte” è appunto il cinema? Questo libro vuole non tanto riscrivere la storia del cinema futurista, quanto e soprattutto cogliere il significato che il mezzo filmico ha avuto nella dinamica intellettuale del fondatore del futurismo. In undici capitoli si segue l’ambigua posizione che Marinetti assunse nei confronti del pianeta cinematografo: comprese profondamente il funzionamento del linguaggio filmico, ma si astenne dal favorire la nascita di una vera e propria cinematografia futurista: promosse una specie di “cinematografizzazione” del teatro futurista, ma allo stesso tempo rinnegò ogni legame con il cinema; scrisse un soggetto per un film, ma tenne il progetto nascosto… L’ambivalenza del rapporto che Marinetti visse con il mezzo filmico può certo spiegare il “fallimento” del cinema futurista. Attraverso analisi precise e storicamente contestualizzate, il lavoro guida il Lettore a una critica acquisizione del problema Marinetti e alla rilettura della sua ricerca cinematografica oscillante tra attrazione e sperimentazione. Nei suoi scritti, sia teorici che creativi, il poeta sembra recuperare il ritorno alle origini del cosiddetto “cinema delle attrazioni”; ma intanto cerca soluzioni che aprono la via al cinema d’avanguardia. Dunque: Marinetti, un “primitivo” del cinema? Oppure un visionario della sperimentazione filmica?
DAL TESTO – “Che i film siamo realistici (modello Lumière) o fantastici (modello Méliès) non importa, il pubblico li assorbe tutti con uguale stupore. Nel 1904 l’era del terrore, cioè dell’effetto-choc, sembra terminata: il cinematografo non è più pauroso, ma meraviglioso. Questa testimonianza che ricollega il Palmieri del 1940 al neospettatore Palmieri del 1904 rileva l’importanza delle prime esperienze cinematografiche nella ricostruzione del fenomeno del cinematografo, del suo impatto e della sua ricezione all’epoca. Ci si può chiedere se gli spettatori primitivi fossero davvero così ingenui da confondere l’immagine (o l’illusione di realtà) con la realtà stessa. Secondo alcuni studiosi della New Film History (emersa dopo la storica conferenza della FIAF tenutasi a Brighton nel 1978), si tratta di un mero mito, un aneddoto amplificato attraverso gli anni – indicativo, a tale proposito, è il lasso di tempo tra l’esperienza da neospettatore e la testimonianza scritta nei sopraccitati casi di Corsi e di Palmieri”.
L’AUTRICE – Wanda Strauven (Bruxelles, 1970) insegna storia e teoria del cinema e archeologia dei media all’Università di Amsterdam. Ha pubblicato sul cinema delle origini e d’avanguardia in vari volumi e riviste internazionali (tra cui CINéMAS, Cinema & Cie e Narrativa). Ha curato Homo orthopedicus. L’homme et ses prothèses à l’époque (post)moderniste (Paris, L’Harmattan, 2001) e ora sta preparando un’antologia dedicata al concetto di « cinema delle attrazioni” per Amsterdam University Press. Nel 2001, ha realizzato il cortometraggio The Voluptuous Razor (il Rasoio voluttuoso), ispirato a una novella di Marinetti.
INDICE DELL’OPERA - Tavola delle abbreviazioni – Premessa – Introduzione. Il “neospettatore” Marinetti – Parte 1. Atto teorico – 1. Il cinematografo, un’arte futurista? – 2. Lettura cronologica dei manifesti marinettiani (1909–1919) – 3. La “teatrocrazia” futurista – 4. La poetica del montaggio – 5. Il concetto di “meraviglioso” – 6. I manifesti della cinematografia (1916–1938) – Parte 2. Atto creativo – 7. La “fattografia”, o la letteratura del fatto – 8. Il paroliberismo cinetico – 9. Il teatro filmicamente sintetico – 10. Vita futurista: un film fantasma – 11. Velocità: un altro film fantasma – Conclusione: “È esistito un cinema futurista?” – Repertori – Documenti – Illustrazioni – Filmografia – Opere citate |