Nietzsche e la biologia |
Barbara Stiegler
IL LIBRO – Nietzsche parte dal corpo e dalla fisiologia per ottenere "la rappresentazione esatta della nostra unità soggettiva". Dobbiamo concluderne che il corpo nietzscheano non è che una nuova maschera della soggettività moderna? DAL TESTO – "Ciò che Nietzsche rimprovera a Darwin è di sostenere una concezione gradualista dell'evoluzione, tendenzialmente cieca a quella dimensione di necessaria sofferenza che è legata all'inadattamento. Mentre Darwin, pur riconoscendo la "lotta" che infuria tra i viventi, attenua la violenza del processo selettivo affermando che ogni variazione è lieve e insensibile, e che la selezione o l'eliminazione è altrettanto lenta e graduale, Nietzsche insiste al contrario sulla crisi innescata da ogni innovazione e sul carattere sempre brutale e pericoloso, e proprio per questo eccezionale, dell'irrompere della variazione. Rifiutando l'idea di una progressione graduale dell'evoluzione, Nietzsche anticipa così le più serie tra le obiezioni che un giorno sarebbero state mosse al darwinismo, facendo sì che all'idea dell'evoluzione come effetto di accumulo di piccole variazioni favorevoli, si sia infine sostituita l'idea di un processo evolutivo di altro genere: processo fondato, se non sulla comparsa di esseri mutanti o anormali, trovatisi all'improvviso a contestare la media della specie assumendo una funzione normativa, su un andamento essenzialmente discontinuo: "l'evoluzione è un continuo succedersi di incidenti, di eventi inconsueti, di errori". Alcuni paleontologi si spingono, oggi, a ipotizzare, nel corso dell'evoluzione, momenti di brusca innovazione, inassimilabili ai meccanismi darwiniani di adattamento e alla loro logica più stabilizzatrice che creatrice. Tra queste brusche innovazioni, irriducibili in ultima analisi allo schema esplicativo darwiniano, si possono annoverare la zampa dei tetrapodi, che ha permesso agli esseri viventi di uscire dall'acqua e di conquistare la terra, o la postura bipede degli ominidi, che liberando la mano ha reso possibile il gesto, la parola e la cultura - in una parola, l'umanità. Se la selezione naturale rappresentasse il solo fattore evolutivo, i primi pesci tetrapodi avrebbero dovuto essere eliminati, e nessun quadrupede si sarebbe mai arrischiato a drizzarsi sulle gambe posteriori; in termini più radicali, la vita sarebbe rimasta, proprio come la materia organica, teatro di infinite ripetizioni senza differenza." L'AUTRICE – Barbara Stiegler (1971) è stata allieva dell'Ecole Normale Supérieure de Fontanay Saint-Cloud e ha svolto il proprio dottorato alla Sorbona sotto la guida di Jean-Luc Marion. Attualmente insegna all'Università di Bordeaux. Oltre al testo che presentiamo, ha pubblicato nel 2005 "Nietzsche et la critique de la chair. Dionysos, Ariane, le Christ" (PUF), segnalandosi come una delle pensatrici più brillanti della sua generazione. Ha dedicato numerosi articoli non solo a temi filosofici (Nietzsche, Schopenhauer e Kant), ma anche a questioni di pedagogia, antropologia e comunicazione. Sta lavorando a un saggio, tra letteratura e filosofia, dedicato al viaggio di Nietzsche in Italia. INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Rossella Fabbrichesi e Federico Leoni - Nietzsche e la biologia – Introduzione – 1. Partire dal corpo e dalla fisiologia (Dall'Ego alla cellula - Dalla cellula all'Io penso - Nessuna assimilazione senza eccitazione - Dall'identità del medesimo (gleich) all'ipseità del se stesso (Selbst)) – 2. La volontà di potenza sul filo conduttore dell'organismo (La vita come "potere interno di creare forme" - La vita come "lotta interna delle parti dell'organismo" - La vita come memoria - Memoria, autoregolazione e volontà di potenza - La volontà di potenza e la necessità della morte) – 3. La grande politica del vivente (Selezione naturale, adattamento ed evoluzione - Prima selezione artificiale: per un'economia delle eccezioni - Seconda selezione artificiale: eugenetica o grande salute?) - Conclusione - Bibliografia |