Termopili. I giorni della gloria |
Giovanni Narracci Termopili. I giorni della gloria Stilo Editrice, pagg.192, Euro 15,00
IL LIBRO – Dopo la sconfitta subita a Maratona a opera degli Ateniesi, Dario medita vendetta e vuole subito organizzare un’altra armata di invasione, ma non vi riesce. Il figlio Serse riprende il programma del padre e, nel 480 a.C., invade la Grecia. Le città greche non hanno una strategia univoca per impedire l’invasione e i risultati di difesa sono deludenti. Due uomini, Leonida, re di Sparta, e Temistocle, ammiraglio ateniese, prendono allora in mano la situazione e decidono di fermare l’invasore. Il re di Sparta, però, è convinto che è possibile fermare gli invasori solo in un passo stretto come le Termopili, ma ha a disposizione solo i trecento soldati della sua scorta personale... «La voglia di raccontare in Narracci è dominata da una profonda fede etica. Si narra per offrire un esempio. [...] Nei tempi in cui viviamo, di fronte all’assalto dei barbari dell’economia e della superficialità, di fronte all’analfabetismo di ritorno e all’inciviltà fatua e violenta, c’è ancora un Leonida o un Temistocle capace di sacrificare se stesso per fermare l’invasione? Narracci ci crede, lancia un grido di dolore e addita il mito come specchio, come esempio da ricalcare. I barbari dei nostri tempi, come i Persiani di allora, possono essere fermati, occorre soltanto credere nelle proprie forze e occorre una dedizione totale al valore rivoluzionario della cultura». (Raffaele Nigro)
DAL TESTO – ““In verità” disse Spertia, “non fummo lasciati liberi: nei giorni e nei mesi successivi, per ordine del comandante Idarne, fummo messi al seguito di un gruppo di ufficiali che accompagnavano alti funzionari dello Stato e tecnici nelle varie province dell’impero. E così visitammo campi di addestramento, cantieri navali, fabbriche di armi, caserme, depositi di grano, di orzo e di altri generi alimentari dove solerti segretari segnavano tutti i movimenti in entrata e uscita”. “Allora” disse Buli, “abbiamo capito la loro strategia: ci hanno portati in giro per tutta l’Asia per farci toccare con mano il grado della loro preparazione militare, per farci constatare di persona la ricchezza e i mezzi di cui dispongono, per poi farci rientrare in patria e raccontare tutto”. “Inutile dire” concluse Spertia, “che se questa era il loro intento, ci sono pienamente riusciti: siamo rimasti sbalorditi da un così grande spiegamento di forze. Malgrado il segreto militare, abbiamo saputo, o ci hanno fatto sapere, qualche particolare. Ognuna delle venti province è stata obbligata ad allestire almeno una divisione, e sono in cantiere più di mille navi da trasporto e da guerra per l’invasione della Grecia. Ci hanno fornito frammenti di notizie vere e ci hanno liberati per riferire. Una cosa è certa, la loro preparazione militare è già molto avanzata e, al massimo entro due anni, ci attaccheranno”. Dopo un lungo silenzio riprese la parola l’eforo Echetimide e disse: “Sparta e tutta la Grecia devono essere grate a questi due giovani spartiati. Non solo hanno rischiato la vita affondando una missione impossibile, ma sono stati messaggeri in Asia dello spirito che anima gli Spartani e di chi, come Sparta, non intende piegarsi al gioco del despota persiano. Concordo con l’analisi dei due giovani: li hanno trattenuti perché potessero riferire. Hanno messo in mostra la loro ricchezza. Hanno ostentato il loro prestigio per far capire all’arida, pietrosa, povera Ellade che non hanno dimenticato le umiliazioni patite per mare e per terra. Il messaggio è chiaro: la partita è ancora aperta””.
L’AUTORE – Giovanni Narracci è un medico scrittore associato all’AMSI, Associazione Medici Scrittori Italiani aderente all’UMEM, Union Mondiale des Ecrivains Médecins. Impegnato nel sociale, ha diretto diverse istituzioni per la difesa dell’infanzia e ha operato nel volontariato sin da giovanissimo. I suoi romanzi storici portano i segni di questa formazione culturale: esaltazione della libertà contro ogni forma di oppressione, condanna di qualsiasi forma di violazione dei diritti umani, indicazione della solidarietà come unico valore che deve affratellare i popoli. Egli partecipa intimamente all’epopea dei vinti e degli esclusi, nella convinzione che a scrivere la Storia sono proprio gli ultimi, i “perdenti”. L’Autore ha già pubblicato diverse opere tra cui I cento anni dell’Istituto Latorre (Schena, Fasano 1998), Dalle gravine alla piana degli ulivi (Schena, Fasano 2002), L’ultimo Principe degli Incas (Capone, Lecce 2003), Il sogno di Scanderbeg (Besa, Nardò 2005), Maratona, la pianura della gloria (Capone, Lecce 2005), Roncisvalle (Lampi di Stampa, Milano 2006), Il tricolore in convento (Palomar, Bari 2007).
INDICE DELL’OPERA – Presentazione, di Raffaele Nigro – Nota storica – Nota dell’autore – Termopili – Capitolo da I a XXIII - Glossario |