Colonia per maschi. Italiani in Africa Orientale: una storia di genere |
Giulietta Stefani Colonia per maschi. Italiani in Africa Orientale: una storia di genere Ombre Corte, pagg.202, Euro 18,00
IL LIBRO – Quella degli italiani che combatterono o lavorarono nelle colonie africane del Fascismo è una storia poco e mal conosciuta. Questo libro intende fornire un contributo di conoscenza sui comportamenti e i sentimenti di quanti, militari o civili, furono coinvolti nella colonizzazione dell'Etiopia (1935-41). Attraverso lo studio di memorie e diari inediti, ma anche della propaganda e della letteratura coloniale coeva, il volume indaga sul significato del colonialismo per gli italiani in termini di identità maschile, sia sul piano dell'esperienza vissuta che su quello dell'immaginario e della rappresentazione, pubblica e privata. Partendo dall'ipotesi della conquista coloniale come "terapia" per arginare la "degenerazione" del maschio e, in questa chiave, dal mito dell'Africa come luogo di frontiera e "paradiso dei sensi", il saggio intreccia l'analisi dei modelli maschili e delle politiche coloniali del Fascismo con la ricostruzione delle esperienze quotidiane e delle percezioni di sé degli Italiani. In particolare, sulla scia di molti studi coloniali stranieri focalizzati sulle variabili di genere e razza, l'analisi si sofferma sulla sfera dei complessi e multiformi contatti con gli uomini e le donne della società locale. Ne emerge un quadro articolato e contraddittorio, un complesso di relazioni tra colonizzatori e colonizzati sicuramente caratterizzato da gerarchie e razzismo, ma anche da rapporti amicali, erotici e omoerotici, paternalistici e, talora, paterni. Come scrive Luisa Passerini nella prefazione, questo libro è un "contributo originale [...] a un tema di grande rilevanza, che permette di comprendere meglio sia la complessità del passato recente della nazione sia le difficoltà di fare i conti con il suo retaggio coloniale".
DAL TESTO – “La propaganda coloniale si intensificò poi, in particolare, in alcuni momenti della campagna abissina, a cominciare dal giorno dell’annuncio della guerra, ottobre 1935. Attraverso i microfoni dell’Eiar (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) collocati nelle piazze di molte città gli italiani, circa venti milioni secondo il regime, ascoltarono il discorso di diciotto minuti con cui Mussolini proclamava, dal balcone di piazza Venezia, la guerra di un “popolo di quarantaquattro milioni di anime contro il quale si tenta di consumare la più nera delle ingiustizie”, quella di togliergli “un po’ di posto al sole” in Etiopia. Il duce sottolineò più volte che era giunta l’ora che l’Italia vedesse riconosciuto il suo legittimo diritto alle colonie, e che perciò le sanzioni economiche minacciate dalla Società delle Nazioni (e poi comminate, con scarsa efficacia, nel novembre del 1935) avrebbero rappresentato un’inaccettabile ingiustizia. Allo stesso tempo però Mussolini si dichiarò impegnato a fare tutto “il possibile perché questo conflitto di carattere coloniale non assuma il carattere e la portata di un conflitto europeo”. Il duce cercava infatti di rassicurare l’opinione pubblica italiana, più volte attraversata, dall’inizio dell’anno, da una certa apprensione rispetto al deteriorarsi dei rapporti con la Gran Bretagna e la Francia”.
L’AUTRICE – Giulietta Stefani ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia e Civiltà presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. Si occupa di storia dell'emigrazione e del colonialismo italiani, con particolare attenzione agli studi di genere, e svolge attività di ricerca sull'immigrazione in Italia. È redattrice di "Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale".
INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Luisa Passerini – Introduzione - Capitolo primo. Maschi in colonia - Capitolo secondo. Sogni d'Africa - Capitolo terzo. Relazioni pericolose – Epilogo. "Tempo di uccidere" |