Rotte cinesi. Teatri marittimi e dottrina militare |
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Simone Dossi Rotte cinesi Università Bocconi Editore, pagg.IX-187, € 18,00
DAL TESTO – “Nel Rapporto presentato al XVIII congresso nazionale dal segretario generale uscente Hu Jintao, l'obiettivo di «costruire una potenza marittima» era collocato all'interno del paragrafo dedicato a «Promuovere con forza la costruzione di una cultura dell'ecologia», con riferimento a un più equilibrato rapporto tra crescita economica e protezione dell'ambiente […]. Che tuttavia l'obiettivo avesse ora acquisito anche una valenza più strettamente militare era intuibile dallo spazio dedicato - poche pagine più avanti - al ruolo dei mari quale teatro cruciale per la sicurezza nazionale del paese […]. Questo aspetto veniva debitamente sottolineato anche in un autorevole manuale, pubblicato dalla Casa Editrice del Popolo per guidare quadri di partito e più vasto pubblico nello studio degli atti congressuali […]. Pochi mesi dopo, la compresenza di dimensione economica e dimensione militare sarebbe stata ulteriormente confermata da una sessione di studio dell'ufficio politico del comitato centrale, specificamente dedicata alla «ricerca sulla costruzione della potenza marittima». La sessione veniva aperta dalle relazioni di tre esperti esterni: un vice ingegnere-capo della China National Offshore Oil Corporation, un ricercatore dell'Accademia Cinese di Ingegneria e un ricercatore dell'istituto di ricerca affiliato all'Ufficio di Stato per l'Amministrazione Marittima. Nel chiudere i lavori, tuttavia, il neo-segretario generale del PCC Xi Jinping richiamava l'attenzione non solo sullo sfruttamento delle risorse contenute nei mari, ma anche sulla protezione di «diritti e interessi marittimi», con velati riferimenti al possibile impiego della forza armata: «noi amiamo la pace e continuiamo a procedere lungo la via dello sviluppo pacifico, ma non possiamo certo rinunciare ai nostri legittimi diritti e interessi, né tanto meno possiamo sacrificare interessi nazionali essenziali» - con una formulazione ambigua, che pareva per altro ricomprendere «diritti e interessi marittimi» nel novero degli «interessi essenziali» del paese […].” L’AUTORE – Simone Dossi è research assistant presso T.wai - Torino World Affairs Institute, dove si occupa di politica estera e di sicurezza della Cina. Ha conseguito il dottorato in Scienza della politica presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane a Firenze nel 2012. Nel 2010 e 2011 ha svolto attività di ricerca presso la Scuola di relazioni internazionali dell'Università di Pechino. INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Alessandro Colombo - Ringraziamenti - Introduzione. Una discontinuità storica - 1. Definire il cambiamento (La Cina si volge ai mari? - Questioni di dottrina militare: il riequilibrio marittimo - Come si osserva il cambiamento) - 2. Dal continente al mare (Gli spazi marittimi nella pianificazione militare - Il peso della Marina nell’organizzazione militare - Una trasformazione lunga e graduale) - 3. Tra dipendenze globali e interessi regionali (Integrazione economica e nuove dipendenze - Una periferia instabile: le controversie marittime - Una periferia instabile: la questione di Taiwan - Per una spiegazione del riequilibrio marittimo) - 4. Una grande muraglia marittima (Lo speciale contributo della Marina - «Difesa nei mari vicini» - Alle origini del programma di modernizzazione navale - La Marina in azione: la battaglia navale delle Spratly) - 5 Esercizi di deterrenza (La minaccia di una riunificazione forzata - Il potenziamento delle capacità di interdizione - Manovre navali nello Stretto) - 6. Verso mari lontani («Oceani armoniosi» - Oltre l’Asia Orientale - I nuovi orizzonti spaziali e la modernizzazione navale - La missione antipirateria nel Golfo di Aden) - Conclusioni. La Cina, i mari e l’egemonia americana («Costruire una potenza marittima» - Il riequilibrio marittimo e il futuro delle relazioni sino-americane) - Bibliografia
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