Russia. Momenti di storia nazionale |
Francesco Randazzo Russia Edizioni Nuova Cultura, pagg.176, € 13,00
IL LIBRO – “La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma”. La frase, attribuita al celebre statista inglese Winston Churchill (1874-1965), racchiude l’idea di una terra complessa ed eterogenea che nei secoli ha espresso una straordinaria capacità di sorprendere la comunità internazionale rinascendo sempre dalle proprie ceneri, proprio come la mitologica Fenice. Il libro ripercorre così le vicende russe secondo uno schema tematico che tenta di ricomporre le tessere di un mosaico attraverso i momenti più rappresentativi della storia di questo paese che unisce l’Europa all’Asia. Stretto nelle tenaglie della monarchia dei Romanov, affetta da una forma di schizofrenia del potere, e pervaso da sussulti nazional-popolari, che imprimono un’accelerazione alla storia ottocentesca, il popolo russo rappresenta senza ombra di dubbio il vero protagonista del libro. Le guerre napoleoniche, quelle russo-turche, il populismo e i contrasti internazionali fanno da sfondo alla miseria contadina come anche al mondo intellettuale che in Russia avvia nell’800 un processo di denuncia sociale attraverso le opere di Puškin,Turgenev, Herzen, Tolstoj ecc, vere mine pronte a far saltare l’istituto monarchico. Le riforme, le rivoluzioni e la guerra civile diventano così occasione di dibattito culturale e rappresentano quanto di più contraddittorio ed enigmatico esprima l’animo del popolo russo che non esaurisce il suo ruolo di faro-guida per gli Stati che lo circondano e un modello per le economie mondiali. DAL TESTO – “La Russia è l'unico paese al mondo che sia parte importante di due continenti. Tale naturale vocazione, che ne fa ponte di culture nonché l'allargamento della propria struttura statale con la conquista dei territori caucasici e siberiani, ha forse indotto molti studiosi occidentali a ritenere secondario il desiderio russo, di estendere la propria influenza sui mari. Non è del tutto vero. Tale riflessione, infatti, deve tener conto di quella rete di rapporti euroasiatici che l'impero promuove con l'intento di attuare politiche di respiro internazionale in cui il controllo dei mari rappresenta un mezzo e non il fine delle proprie mire espansionistiche. Il potere autocratico con l'avvento di Pietro Il Grande, ha volutamente ricordato all'Europa il ruolo extraterritoriale della politica estera russa intesa a proiettare la propria sfera d'influenza più verso l'Europa che non verso l'Asia, al contrario dell' opera avviata da Ivan IV. E se da una parte ciò rese fama all'opera dello zar "europeo", dall'altra egli fu accusato di aver sradicato la nazionalità russa e resa estranea alle sue caratteristiche originarie e alla sua destinazione storica. Sdoganato il modello autoreferenziale della sovranità russa e acquisita una mentalità più occidentale, attraverso una sostanziale riforma dei costumi e della società sui modelli europei, lo zar tenta di agganciare il destino del suo impero al vecchio continente scoprendo lui stesso i vantaggi di una simile operazione. La flotta navale russa, sino allora pressoché inesistente, vecchia idea dello zar Aleksej, diventa numericamente e strutturalmente rilevante mentre la marina militare si dota della prima organizzazione degna delle più importanti flotte europee tipo quelle olandese, portoghese e britannica presso i cui cantieri navali lo zar in prima persona studia le tecniche di costruzione e realizzazione. E se con Pietro il Grande la Russia debutta sulle rotte marine del sud, sarà Caterina II a imprimere una svolta autorevole alla politica estera diretta dapprima a contrastare il potere ottomano nel Mediterraneo orientale e poi, attraverso una rete di rapporti culturali, ad agganciare il destino della Russia ai grandi vettori della politica europea.” L’AUTORE – Francesco Randazzo (1970) è docente di Storia dell’Europa Orientale presso l’Università degli Studi di Perugia. Ha lavorato come consulente per l’Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito di Roma. Autore di saggi e monografie sui temi della Russia tardo-imperiale, collabora con istituzioni accademiche internazionali tra cui l’Università Statale di San Pietroburgo, l’Università di Targu Mures, l’Istituto di Storia (RAN) dell’Accademia delle Scienze a Mosca, la Società Dante Alighieri di San Pietroburgo, il Centre d’Etudes Slaves dell’Università La Sorbonne di Parigi e l’Università L’Orientale di Napoli. Scrive per “Russia Oggi”, inserto italiano del Rossiyskaya Gazeta, organo ufficiale delle Istituzioni russe, e “East Journal” testata on-line d’informazione sui paesi dell’Europa orientale. Dirige la collana editoriale “I luoghi e la storia” per la Casa Editrice Loffredo di Napoli ed è iscritto all’ordine regionale del Lazio in qualità di giornalista-pubblicista. INDICE DELL’OPERA – Introduzione - Capitolo primo. 1812, Borodino tra mito e realtà. Una rilettura critica della vittoria che aprì alla Russia le porte dell'Europa - Capitolo secondo. Il secolo ribelle. Decabristi, ideologi e intellettuali che hanno influenzato i miti risorgimentali - Capitolo terzo. La conquista russa dei mari interni. Una riflessione storica sull'espansionismo russo nel Mar Nero - Capitolo quarto. Nascita di una diplomazia. Italiani e russi nel sistema delle relazioni internazionali (1878-1914) - Capitolo quinto. Giulio Melegari. L'attività diplomatica dell'ambasciatore italiano tra Tokyo e San Pietroburgo (1901-1912) - Capitolo sesto. La Russia dei vinti. Analisi storica della sconfitta dell'armata bianca nella guerra civile russa 1918-1922 - Capitolo settimo. Statisti a confronto. Pëtr Stolypin e Michail Gorbačëv, ovvero le riforme dall'alto in Russia-Urss
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