IN NOME DEL PAPA-RE. L'esercito di Pio IX (1860-1870) |
a cura del Centro Studi Giuseppe Federici IN NOME DEL PAPA-RE. L’esercito di Pio IX (1860-1870) Edizioni Solfanelli, pagg.31, Euro 4,00
IL LIBRO – 1860: le vicende risorgimentali stanno volgendo al termine e gli occhi di tutti sono puntati su Roma, destinata a diventare la capitale della nuova Italia. In un disperato tentativo di salvaguardare il potere temporale dei Papi, migliaia di giovani accorrono da ogni parte d’Europa per arruolarsi nell’esercito di Pio IX. Dalla primavera del 1860 sino al settembre del 1870, furono quasi quindicimila i soldati volontari dell’ultimo Papa-Re, destinati a scrivere una pagina della nostra storia andata poi dimenticata. Mobilitati dai comitati diocesani formatisi in ogni nazione, si presentarono nella Roma del tramonto papalino giovani di ogni estrazione sociale: contadini e studenti universitari, figli del popolo e cadetti della più blasonata aristocrazia europea, tra cui il principe Pietro Aldobrandini, il principe Paolo Borghese, il principe Francesco Ruspoli, il principe Vittorio Odescalchi, il principe Carlo Chigi Albani della Rovere, tutti della nobiltà romana; il principe Alfonso di Borbone-Sicilia, fratello del Re Francesco II; il principe Alfonso Carlo di Borbone d’Austria-Este, successivamente pretendente carlista al trono spagnolo; il barone Athanase de Charette, discendente del leggendario eroe vandeano. Tra i romagnoli si segnalarono il marchese Zappi di Imola, i conti Filippo e Gustavo di Carpegna, il patrizio Odoardo Corbucci di San Giovanni in Marignano, il conte Emaldi di Lugo. L'articolo di Piero Raggi intende ridare un volto a questi crociati del XIX secolo che manifestarono in modo eroico il profondo amore che ogni cattolico dovrebbe avere per la Sede di Pietro. È la vicenda di una generazione che, di fronte ai cambiamenti epocali provocati dalle Rivoluzioni massoniche, rimase fedele alla concezione cavalleresca dell’esistenza, in nome del Papa-Re.
DAL TESTO – “Il piccolo esercito pontificio composto da volontari cattolici provenienti da ogni nazione, costituito al solo scopo istituzionale e di difesa dell’ordine pubblico, naviga fra mille difficoltà. Il pro-ministro alle armi, card. Giacomo Antonelli, viene sostituito da mons. Saverio de Merode, già valoroso ufficiale dell’esercito belga e francese; egli in breve tempo riesce, data l’urgenza del momento, a far sì che il piccolo esercito diventi uno strumento efficace, moderno, bene organizzato, atto a mantenere l’ordine pubblico ma anche ad opporsi all’invasione di bande di volontari che si stanno formando ai confini dello Stato. Egli si avvarrà dell’opera dell’ufficiale francese de la Moriciere, vincitore del leggendario Abd-el Kader, durante la guerra d’Algeria, che viene nominato generale in capo. “Ha inizio così la “Nona Crociata”, che attraverso la sollecitazione dei comitati di arruolamento, l’opera capillare dei vescovi e dei parroci, farà confluire a Roma i volontari provenienti da ogni paese; alcuni, come gli antichi crociati, hanno sul petto l’insegna della croce, molti saranno raggiunti dalle famiglie con armi, cavalli e denaro destinato all’armamento. “Impossibile elencarli tutti, citeremo i più illustri: tra i francesi il conte Gaspard de Boubon Chalus, il conte Leon del Lorgeril, il conte Theodore de Quattrebarbes, il barone Athanase de Charette, il visconte Alphonse de Chateaubriand, nipote del celebre scrittore, il conte Hippolite de Momint, il conte de Becdelievre, valoroso comandante dei tiragliatori franco-belgi a Castelfidardo, il conte Palphy ungherese, il polacco barone de Crovin, gli italiani conte Cesare Caimi, il principe Carlo Chigi, il marchese Giovanni Lepri, il principe Francesco Ruspoli, il conte Cesare Crispoldi, il conte Odoardo Ubaldini, il marchese Giacomo Pietramellara, ed altri ancora dal Belgio, dal Canada… “La situazione politica precipita, la sinistra ha il sopravvento e Cavour deve correre ai ripari o la situazione gli sfuggirà di mano; dinnanzi alla diplomazia internazionale si affretta a condannare i rivoluzionari (quelli che poco innanzi aveva con ogni mezzo spinti al Sud) e fattosi paladino dell’ordine, si affretta, per contrastare l’azione di Garibaldi, ad inviare un numeroso corpo di spedizione per la conquista delle Marche e dell’Umbria. Avrà così ottenuto il duplice scopo di bloccare l’avanzata garibaldina, riprendendo in mano l’iniziativa, ed atteggiarsi a nemico della rivoluzione.”
INDICE DELL’OPERA – Il ricordo dei dimenticati – Introduzione – L’esercito pontificio si organizza – La battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) – La Massoneria vuole occupare Roma – La campagna nell’Agro Romano (1867) – La vittoria di Mentana (3 novembre 1867) – L’invasione della Città Santa – L’onta del XX settembre – conclusione – Bibliografia |