I coniugi Orlov |
Maksim Gorkij I coniugi Orlov Leone Editore, pagg.132, € 6,00
IL LIBRO – Nei Coniugi Orlov (1897) l'impegno sociale di Gorkij diventa un netto rifiuto dell'ordine costituito. Un misero calzolaio porta avanti malamente la sua esistenza e, tormentato da vaghi ideali di riscatto, si ubriaca per non pensare. Quando in città scoppia un'epidemia di colera, dapprima farà di tutto per aiutare i disgraziati che ne cadono malati, poi si arrenderà, convinto che la morte sia migliore della vita da cani che avevano prima. Un duro atto d'accusa alle terribili condizioni dei lavoratori nella Russia zarista, che in nuce contiene quel seme esplosivo che porterà alle tre rivoluzioni (1905, febbraio e ottobre 1917) di inizio Novecento. DAL TESTO – “Orlov aveva circa trent'anni; aveva un volto nervoso, bronzino, tratti regolari, piccoli baffi neri che facevano spiccare vivamente le sue labbra rosse e carnose. Il suo gran naso aquilino era sormontato da sopracciglia così folte che quasi si univano; e sotto di esse si aprivano gli occhi neri, perennemente accesi da una fiamma inquieta. Capelli ricci, arruffati sul davanti, ricadevano dietro sopra un collo bruno e nervoso. Di media statura, un po' curvo dal lavoro, avrebbe potuto essere un bell'uomo. Rimaneva a lungo sulla slitta e contemplava, in una specie di sonnolenza, il muro dipinto, mentre il suo petto robusto e abbronzato dal sole respirava profondamente. […] L’AUTORE – Maksim Gor’kij è lo pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov (1868- 1936). Orfano e poverissimo, vive un’infanzia errabonda e picaresca, che lo mette in contatto con la ricca tradizione della narrazione popolare e fa nascere in lui la passione per la letteratura. Dopo i moti del 1905, scrittore affermatissimo, è espulso dall’Accademia e mandato al confino in Crimea. Nel 1906 inizia il suo esilio volontario: Inghilterra, Francia e Italia, a Capri. Torna in patria nel 1913. Dopo una collaborazione con il potere bolscevico, lascia nuovamente il paese nel 1921, ufficialmente per motivi di salute. La sua immensa popolarità, in Russia e in Occidente, induce il potere sovietico a organizzarne un trionfale ritorno in patria. A Mosca si spegne, nel 1936, in un clima di sospetti che fa fiorire sulla sua morte diverse “leggende”. La tarda accettazione del favore staliniano, e la nomea di “padre del realismo socialista”, ne hanno decretato una vera e propria damnatio memoriae. Gor’kij non si pubblica quasi più nella Russia postsovietica, né in Italia, dove i suoi romanzi più conosciuti (La madre, L’affare degli Artamonov, Piccoli borghesi, Nei bassifondi, I nemici) hanno invece goduto a loro tempo di enorme popolarità. I coniugi Orlov sono assenti da decenni dalle librerie italiane.
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