Espatrio, fedeltà, identità. Omaggio all'Istria e al Canada Stampa E-mail

Claudio Antonelli

Espatrio, fedeltà, identità. Omaggio all’Istria e al Canada

Edarc Edizioni, pagg.219, Euro 13,00

 

espatrio_cop.jpg   IL LIBRO – Il libro è costituito da articoli, saggi, discorsi. I temi trattati sono lo sradicamento, l’appartenenza, l’identità nazionale, l’amor patrio, la fedeltà a Pisino e all’Istria, il Canada, il mondo degli emigrati, i pregiudizi antitaliani… L’identità, il carattere degli italiani, con la loro particolare maniera di “far politica”, è oggetto di analisi fatte con tono spesso irridente. Il Québec e il Canada, terre d’immigrati, mi hanno offerto numerosi spunti di riflessione con i loro conflitti d’identità e con il loro multiculturalismo. Nella terra dei trapiantati, la gente vive quotidianamente il contrasto di culture e il conflitto di fedeltà a mondi divergenti. La condizione di minoritario non dà tranquillità. È causa invece di tensione per l’intelletto spingendolo a continue analisi, autoanalisi, paragoni. L’identità dell’espatriato è poi condizionata dall’immagine che la sua patria d’origine suscita negli altri. E l’estero è ricco di pregiudizi, spesso ingiusti, nei confronti degli italiani. L’uomo desidera ciò che non ha e rimpiange ciò che non ha più. Anche la perdita del luogo natale lo insegna. Ma appunto è la perdita, il dopo, ad innalzare il “primo”. È la perdita della giovinezza che rende giovinezza ciò che altrimenti, senza la susseguente vecchiaia, non sarebbe mai. Secondo Hannah Arendt, non è il passato a creare il presente, ma il presente a creare il passato: “L’avvenimento non è il risultato di cause che lo precedono, ma al contrario esso crea il proprio passato rischiarando delle cause che non sarebbero state prese in considerazione se esso non avesse avuto luogo.” È in sostanza il “dopo” che rischiara il “primo”. È un fatto straordinario la nascita, in coloro che persero in modo tragico il proprio mondo di origine, di questa in sopprimibile realtà dello spirito: il mondo perduto acquista nella memoria dell’esiliato la trascendenza dei valori assoluti. Pisino, Pola, Fiume, Zara, e le altre cittadine, e i villaggi, e le isole erano dopo tutto dei semplici luoghi fisici, con i quali, se noi vi possiamo rimasti, avremmo continuato ad avere un rapporto, sì, di grande familiarità e d’affetto, ma niente di più. È stato l’esodo, l’impossibilità del ritorno a trasfigurarli, a fare di essi ciò che ormai sono e saranno per sempre: luoghi dell’anima, luoghi eterni, luoghi dove ormai si può veramente tornare solo con lo spirito. Nel diario dello studioso delle religioni Mircea Eliade, si legge: “Ogni esiliato è un Ulisse, in rotta verso Itaca. Ogni esistenza reale riproduce l’Odissea. Il cammino verso Itaca, verso il Centro. Sapevo tutto questo da molto tempo. Ciò che io scopro improvvisamente, è che si offre la possibilità di divenire un novello Ulisse a qualunque esiliato (proprio perché egli è stato condannato dagli “dei”, vale a dire dalle Potenze che decidono dei destini storici, terrestri). Ma per rendersene conto l’esiliato deve essere capace di penetrare il senso nascosto delle sue erranze, e di capirle come una lunga serie di prove iniziatiche (volume degli “dei”) e come altrettanti ostacoli sul cammino che lo riconduce a casa (verso il Centro). Ciò vuol dire: vedere dei segni, dei sensi nascosti, dei simboli, nelle sofferenze, le depressioni, gli inaridimenti di tutti i giorni. Vederli e leggerli anche se non ci sono; se si riesce a vederli, si può costruire una struttura e leggere un messaggio nello scorrimento amorfo delle cose e il flusso monotono dei fatti storici.”

 

  DAL TESTO – “L’amor patrio, in Italia, è poco diffuso. La dignità nazionale, ugualmente, non vi è tenuta in gran conto. Ciò potrebbe farci dire che “gli italiani non hanno una coscienza nazionale”, riferendoci a quel sentimento unitario di solidarietà che pone in primo piano la propria gente, ed in secondo piano gli altri, gli stranieri. Stando ad recente sondaggio, più di un terzo degli italiani sarebbero disposto a trasferirsi all’estero. Ciò prova che l’esterofilia continua a trionfare nella penisola, anche se oggi del mitico “estero” non hanno più parte quei paesi del terzo mondo da cui gli “immigrati” – alias clandestini – provengono. L’idea dell’estero, insomma, si è ristretta, ma non ha perso il suo scintillio: vedi, per esempio, la diffusione tra i nuovi nati di nome stranieri, e l’uso di parole e frasi anglo-americane, mal pronunciate e mal comprese”.

 

  L’AUTORE – Claudio Antonelli (in origine Antonaz) è originario di Pisino (Istria), dopo aver trascorso gli anni giovanili a Napoli, vive da tempo a Montréal (Québec, Canada). Osservatore attento e appassionato dei legami che intercorrono tra la terra di appartenenza e l’identità dell’individuo e dei gruppi, è autore di svariati articoli, saggi, libri sulle comunità di espatriati, lo sradicamento, il multiculturalismo, i rapporti interetnici, il mosaico canadese, il mito dell’America, la fedeltà alle origini, l’identità... Bibliotecario, ricercatore universitario in possesso di diverse lauree ottenute in Italia e in Canada (legge, biblioteconomia, letteratura italiana) giornalista, scrittore, ma soprattutto spirito disinteressato e indipendente e con un’idea alta e nobile dell’italianità. Claudio Antonelli ha ricevuto dal presidente della Repubblica il titolo di “Cavaliere dell’ordine della stella della solidarietà”, per aver “svolto negli anni una costante azione di sostegno alla lingua e alla cultura italiana del Québec”.