Storia politica del Portogallo contemporaneo |
Fernando Tavares Pimenta Storia politica del Portogallo contemporaneo (1800-2000) Mondadori Education, pagg.X-278, Euro 21,00
IL LIBRO – Il volume analizza la storia politica del Portogallo dal 1800 al 2000. Si tratta di una sintesi storiografica, che ha alla base una lettura interpretativa della contemporaneità politica portoghese. Il Portogallo è qui inteso non come un semplice Stato nazionale, ma come uno Stato-Impero di matrice euroafricana: una realtà politica, economica e culturale che riuniva un vasto insieme di formazioni sociali eterogenee, ma interdipendenti ed aggregate di fronte al potere imperiale insediato a Lisbona. Uno Stato-Impero che scomparve improvvisamente nel 1974-1975, con la Rivoluzione dei garofani e l'indipendenza delle colonie africane, tra cui Angola e Mozambico, ed a seguito della caduta della più lunga dittatura di destra della storia dell'Europa. Finito l'Impero, il Portogallo entrò in una nuova fase della sua contemporaneità politica, ritrovando una vocazione europea che era andata ormai perduta. Dall'Africa all'Europa, fu il ritorno delle caravelle. DAL TESTO – “Nella nostra prospettiva, l'Estado Novo fu un regime autoritario di destra che incorporò un numero sostanziale di elementi del fascismo italiano (soprattutto a livello dell'apparato repressivo e dell'ideologia corporativa), ma la cui matrice politica fu principalmente nazional-portoghese (dunque coloniale), reazionaria (nel senso di antimoderna), conservatrice (in termini politici e sociali) e cattolica (nel senso clericale, ma non confessionale). Quindi, sebbene il salazarismo avesse preso gran parte della sua ispirazione politica dal fascismo italiano e con esso avesse mantenuto relazioni privilegiate fino alle dimissioni di Mussolini il 25 luglio 1943, l'Estado Novo mai fu un regime veramente totalitario. Oltre all'assenza di un Partito-Stato forte e creatore del regime, c'erano alcune differenze fondamentali tra i due regimi latini. Il fascismo fu un'ideologia modernizzatrice ed il prodotto di una società industriale che si voleva liberare dal peso delle istituzioni tradizionali, tra le quali la monarchia (ancorché, per stare al potere, il fascismo fosse stato obbligato ad un accordo con essa). Il fascismo voleva quindi una trasformazione totale della società italiana e la sua modernizzazione forzata, secondo un modello autoritario definito dall'alto. Perciò, il fascismo rappresentò un taglio con la tradizione, in nome della modernità. Il salazarismo, al contrario, fu il prodotto di una società fortemente segnata - e condizionata - dalla ruralità e che voleva mantenere in tutti i frangenti lo status quo sociale, in modo da salvare un certo ordine sociale e le istituzioni tradizionali dai fermenti pericolosi di un parlamentarismo liberale che non serviva efficacemente gli interessi delle classi dominanti. La cooptazione di elementi fascisti mai modificò questa matrice profondamente reazionaria, tradizionalista e conservatrice del regime creato da Salazar. Il salazarismo fu un taglio, sì, ma con la modernità, nel nome di una tradizione che voleva mantenere la maggioranza della popolazione portoghese subordinata ad una potente oligarchia borghese-aristocratica. Salazar fu l'uomo scelto da questa oligarchia per riportare il Paese all'ordine. Ordine questo che era stato duramente segnato da anni d'instabilità governativa e militare e dalla crescita di tensioni sociali e politiche all'interno della società portoghese, non solo negli strati più bassi della popolazione, ma anche tra le classi intermedie ed alte. Salazar fu poi l'uomo dell'ordine; dell'ordine tradizionale borghese-aristocratico istituito con il liberalismo nel XIX secolo, ma che non poteva essere più mantenuto da un regime demo-liberale in stato di decomposizione. Cioè, alla fine di quasi un secolo di parlamentarismo liberale, l'élite portoghese rinnegò strategicamente il liberalismo ed optò per un sistema politico diametralmente opposto, l'autoritarismo, come forma per garantire la sua continuità al potere. Si ebbe poi nel salazarismo tutta una specificità portoghese che lo differenziò dalle esperienze autoritarie e totalitarie degli altri Paesi europei, il che non impedì l'esistenza di relazioni di affinità, più o meno strette, con altri regimi dittatoriali, specificamente con il fascismo italiano.” L’AUTORE – Fernando Manuel Tavares Martins Pimenta è ricercatore della Fondazione per la Scienza e la Tecnologia (Portogallo) presso il CEIS20 ¿ Università di Coimbra. È anche collaboratore del Dipartimento di Politica, Istituzioni e Storia della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna e dell'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Nel 2007 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia e Civilizzazione presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze. È autore di Brancos de Angola. Autonomismo e Nacionalismo (Coimbra, 2005), Angola no Percurso de um Nacionalista (Porto, 2006), Angola. Os brancos e a Independência (Porto, 2008), Portugal e o Século XX. Estado-Império e Descolonização (Porto, 2010), Elites e Poder Municipal no Portugal Rural (Coimbra, 2010). INDICE DELL’OPERA – Premessa - 1. Una breve introduzione all'Ottocento portoghese (1800-1890) - 2. La questione coloniale, l'Ultimatum inglese e la fine della monarchia (1890-1910) - 3. La crisi permanente della Prima Repubblica (1910-1926) - 4. La dittatura militare, Salazar e l'Estado Novo (1926-1945) - 5. Salazar e il rifiuto della democrazia e della decolonizzazione (1945-1961) - 6. La guerra coloniale e il governo di Marcelo Caetano (1961-1974) - 7. La Rivoluzione dei garofani e la fine dell'Impero (1974-1975) - Epilogo. Il Portogallo europeo e postimperiale (1976-2010) – Cronologia – Bibliografia - Indice dei nomi - Indice delle organizzazioni politiche
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