Il fascista libertario Stampa E-mail

Luciano Lanna

Il fascista libertario

Sperling & Kupfer, pagg.296, Euro 17,00

 

lanna_fascista_libertario  IL LIBRO – Li chiamavano fascisti. Ma ascoltavano De André, addirittura Guccini, guardavano con simpatia a Che Guevara, tifavano John Kennedy, leggevano Il Signore degli Anelli ma anche gli scrittori beat. Giovani di destra appiattiti dal peso di un'etichetta: "fascisti", appunto. E libertari. Per spiegare una definizione che suona come un ossimoro e mette in discussione i confini tra cliché politici consunti dall'uso, Luciano Lanna sceglie di partire dall'immaginario, dalle idee, dai miti, dalle passioni di una generazione che - da destra - si è affacciata alla politica negli anni Settanta e che oggi afferma con forza un suo rinnovato ruolo nel dibattito pubblico. Riannoda i fili di esperienze collettive, dai campi Hobbit all'approdo al governo, e delinea con gusto della provocazione il pantheon del post-fascismo: dai "numi tutelari" Leo Longanesi ed Ezra Pound si arriva fino a intellettuali restii a ogni classificazione, come Ennio Flaiano e Roberto Saviano, passando per Indro Montanelli e Vasco Rossi. Un viaggio al termine della destra (per parafrasare un libro-culto) che arriva fino al giorno d'oggi, fino a quegli strappi che appaiono tali soltanto a chi non tiene conto del passato. Una destra nuova, poco conformista e molto libertaria.

  DAL TESTO – “Quando il fascista e mazziniano Italo Balbo dovrà rievocare il suo stato d’animo giovanile e gli ideali che lo condussero ad aderire al fascismo, ammetterà: «Io non ero, in sostanza, nel 1919-20, che uno dei tanti: uno dei quattro milioni di reduci dalle trincee... Un figlio del secolo che ci aveva fatti tutti democratici anticlericali e repubblicaneggianti: antiaustriaci e irredentisti esasperati in odio all’Asburgo tiranno, bigotto e forcaiolo; adoratori con le lacrime agli occhi di una Italia carducciana, che amava la Francia victorhughiana...» Ci sarà poi nello stesso «fascismo filosofico» di Ugo Spirito, fautore del corporativismo, la teorizzazione di una sorta di liberalismo mazziniano, anti-individualista e avverso a qualsiasi forma di utilitarismo. Un liberalismo post-illuminista che rappresentava, secondo il pensatore aretino, la continuità dell’attualismo gentiliano. E ancora sulla complessità di questo specifico filone culturale, anche Gandhi riconobbe proprio nel pensiero e nell’opera di Mazzini una delle sue principali fonti di meditazione ed elaborazione. In particolare negli aspetti «personalisti» in cui il leader indiano si sofferma sul concetto mazziniano di autogoverno dell’uomo e sulla necessità di assicurare, prima di tutto alla nostra spiritualità interiore, quella rivoluzione della libertà che dovrebbe poi attuarsi anche a livello sociale.”

  L’AUTORE – Luciano Lanna è nato nel 1960 a Valmontone, nella provincia romana, e ha trascorso i suoi primi quarantacinque anni quasi ininterrottamente ad Artena. Vive e lavora a Roma. Attualmente è direttore responsabile del Secolo d'Italia, dopo essere stato vicedirettore de L'Indipendente e caporedattore del bimestrale Ideazione. Ha collaborato con quotidiani, riviste e trasmissioni radiofoniche e televisive. Ha scritto con Filippo Rossi Fascisti immaginari (2003) ed è uno degli autori di In alto a destra. Attorno a Fini: tre anni di idee che sconvolgono la politica (2010).

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Luca Barbareschi - Introduzione. Qualcosa di personale - 1. Quando solo un ossimoro racconta un percorso - 2. Una via italiana al libertarismo - 3. Longanesi come maestro - 4. Dalla parte del Sessantotto - 5. Ma era destra, questa? - 6. Il cattiverio non ci appartiene - 7. Interrogare l’immaginario - Conclusioni - Ringraziamenti - Bibliografia - Indice dei nomi