Farinacci. Il superfascista Stampa E-mail

Romano Canosa

Farinacci. Il superfascista

Mondadori, pagg.372, Euro 20,00

 

canosa_farinacci  IL LIBRO - Roberto Farinacci, uno dei più noti e influenti gerarchi del regime fascista, è stato spesso presentato come un personaggio alquanto colorito e folcloristico, una via di mezzo fra il gradasso di paese e l'estremista ignorante e sfegatato. Leggendarie sono diventate le sue acrobazie per conseguire la laurea in legge, le scappatoie per sottrarsi al fronte durante la prima guerra mondiale, le fanfaronate da segretario generale del partito, la mutilazione riportata in Africa Orientale nel corso non di un'azione bellica, ma di un più prosaico tentativo di pesca con le bombe a mano, la petulanza con cui subissava il Duce di lettere «da suocera».
  Senza smentire del tutto tale stereotipo, il ritratto che emerge dal documentato libro di Romano Canosa è quello di una persona assai più complessa, variegata e controversa di quanto si sia finora creduto. Scontroso e aggressivo, così «superfascista» da risultare inviso persino a diversi gerarchi, il ras di Cremona divenne il simbolo dello squadrismo estremo e brutale incarnato dalle camicie nere e non perse occasione per dar prova della sua cieca adesione alla causa mussoliniana, sia nella strenua difesa degli assassini di Matteotti sia nel propugnare il più acceso e rozzo antisemitismo. Da deputato, membro del Gran Consiglio e poi ministro di Stato, la sua vera missione fu quella di divulgare le proprie idee, sempre improntate a una bellicosa irruenza, attraverso le numerose testate di cui fu collaboratore e direttore, dalla «Squilla» a «Cremona nuova» al «Regime fascista». È proprio rivisitando la sua instancabile attività giornalistica che Canosa può tracciare un profilo di Farinacci per tanti aspetti inedito, servendosi delle sue parole per illustrarne gli scontri con gli avversari e con i camerati, per motivarne le radicali scelte politiche e per analizzarne i dissidi e il tempestoso rapporto con Mussolini, il capo amato e odiato che avrebbe forse ambito a sostituire e nei confronti del quale, quando fu arrestato il 25 luglio 1943, tenne un comportamento più che ambiguo.
  Grazie a un imponente lavoro di ricerca e a un rigoroso approccio alle fonti, l'autore realizza un'opera ambiziosa e convincente, ma soprattutto evita l'errore più comune commesso da chi ha studiato la figura di Farinacci, quello di ridurre il preteso «uomo forte» del fascismo a una sorta di caricatura, finendo così per minimizzare il suo personale contributo all'instaurazione e al consolidamento del regime, e la diretta responsabilità in alcune delle scelte più odiose da esso adottate, prime fra tutte le leggi razziali.

  DAL TESTO - "Non appena conosciuta la notizia della «punizione» inflitta dal partito all'onorevole Carlo Maria Maggi (sospettato, non a torto, di essere legato al ras di Cremona), un gruppo di fascisti si era messo a gridare sotto la galleria: «A morte Maggi, abbasso Farinacci!» e qualcuno aveva anche aggiunto: «A Cremona, a Cremona!». La mattina del 5, poi, tra i fascisti che si erano recati alla stazione per ricevere il segretario federale Giampaoli, alcuni avevano innalzato dei cartelloni sui quali era scritto: «Farinacci: complottando contro il fascismo milanese, si tradisce il Duce e la nazione. Farinacci: chi trama trema. Farinacci: ardire non ordire. Farinacci: fascismo è dedizione e non insubordinazione».
  "Egli aveva scritto a Giampaoli chiedendogli di intervenire, ma il suo telegramma era rimasto senza risposta. Poiché le grida in galleria e i cartelli insinuavano che lui complottava contro il fascismo, a suo avviso, o lui aveva effettivamente le colpe attribuitegli, e in questo caso avrebbero dovuto essere presi nei suoi confronti provvedimenti disciplinari, o i gerarchi di Milano avevano torto e avrebbero dovuto essere puniti. Nella stessa lettera negava di aver avuto contatti con Maggi.
  "In realtà, alle origini degli attacchi milanesi si trovavano i sospetti del locale nucleo dirigente del fascismo che Farinacci stesse in qualche modo muovendosi per estendere la sua influenza a Milano, sospetti tuttavia che Amaldo Mussolini, in una lettera del 22 settembre successivo, avrebbe escluso, pur ammettendo che il ras di Cremona avesse compiuto dei «gesti di inopportunità nei riguardi del fascio di Milano".


  L'AUTORE - Romano Canosa (Ortona, 1935), storico, vive e lavora a Milano. Autore di numerosi volumi di divulgazione storica dedicati soprattutto all'Inquisizione ai lati oscuri del Ventennio. Ha pubblicato da Mondadori: Milano nel Seicento (1993) e I servizi segreti del Duce (2000), La voce del Duce (2002), Graziani (2004), A caccia di ebrei(2006) e Mussolini e Franco (2008).

  INDICE DELL'OPERA - I. Un inizio di autobiografia - II. I fasci di combattimento - III. Tra giornalismo e politica - IV. Conflitti nelle campagne - V. Il «patto di pacificazione» - VI. Lo squadrismo cremonese all'opera - VII. L'assalto alla prefettura - VIII. Dopo la marcia su Roma - IX. Tra Roma e Cremona - X. Il delitto Matteotti - XI. Il governo in difficoltà - XII. Segretario del Partito nazionale fascista - XIII. Un «periodo aureo» - XIV. Disquisizioni sulla violenza - XV Due mesi difficili - XVI. Il processo per il delitto Matteotti - XVII. La sostituzione del segretario generale - XVIII. Una lettera non spedita - XIX. Un anno di transizione - XX. A Milano non spira aria buona per il ras - XXI. Da Cremona parte una campagna contro i «profittatori» - XXII. La deplorazione viene ritirata - XXIII. A ognuno le sue spie - XXIV. Un cambiamento nella corrispondenza: dal «tu» al «voi» - XXV. Il «Fante Rosso» - XXVI. La riconciliazione - XXVII. Prove tecniche di antisemitismo - XXVIII. L'attacco all'Etiopia - XXIX. Missione in Spagna - XXX. Dall'arrivo di Hitler in Italia alle leggi razziali - XXXI. Tempo di discorsi - XXXII. L'Italia in guerra - XXXIII. Nuovi attacchi alla Santa Sede - XXXIV. Un dilemma destinato a rivelarsi superfluo - XXXV. Luglio 1943: la caduta del regime - XXXVI. La Repubblica sociale italiana - XXXVII. Testimone al processo di Verona - XXXVIII. «Crociata italica» - XXXIX. Ritorno alle origini - XL. L'ultima sortita - Note - Bibliografia - Indice dei nomi