Tecnica, lavoro e resistenza. Studi su Ernst Jünger |
Pierandrea Amato - Sandro Gorgone Tecnica, lavoro e resistenza. Studi su Ernst Jünger Mimesis, pagg.179, Euro 17,00
IL LIBRO - Nell’orizzonte dell’incessante produzione di lavoro, tipica della tarda modernità, Ernst Jünger (1895-1998) emerge come una figura in grado di elaborare una tra le più acute rappresentazioni del ‘mondo nuovo’, tanto da costituire un terreno di confronto ineludibile per chi voglia intraprendere un’archeologia del presente ed orientarsi in un’età in cui il complesso dell’architettura materiale, simbolica, culturale del ‘mondo di ieri’ si sta inabissando. Jünger è un caleidoscopio formidabile del Novecento. Il suo nome evoca una mappa multiforme di intuizioni, problemi, visioni: lavoro totale e morte di massa; terrore e libertà; impero mondiale e violenza; scrittura e viaggi; dolore e vita; guerra e rivoluzione biologica; intellettuali e potere. Attraverso e al di là della diagnosi jüngeriana della società del lavoro, gli studi qui presentati si propongono da un lato di investigare la dissoluzione della capacità di presa analitica sul reale delle categorie epistemologiche tradizionali e dall’altro di delineare la possibilità di una riconsiderazione simbolica della natura, in grado di cogliere l’intima coappartenenza di profondità e superficie, lasciando così apparire il volto ‘umano’ e vivente dell’universo.
DAL TESTO - "Nell'epoca del dominio della tecnica, liberarsi dalla morsa del potere [...] significa liberare la morte. Al livello mondano-politico di Der Waldgang, in cui Jünger non rinuncia alla 'politicità' dell'ente, ciò vuol dire lasciare risuonare l'evocazione sovra-storica della morte nel mondo. Se 'far morire di paura' già connota la disposizione di qualsiasi potere, tanto più ciò è vero oggi, quando questa inclinazione raggiunge la propria legittimazione più esasperata con la declinazione fondamentale della tecnica: protesa, grazie al proprio tipo di tempo, a rimuovere la morte e dunque a renderla, fatalmente, la voce del mostruoso. Per questa ragione, «qualsiasi paura, per quanto sembri derivata, è essenzialmente paura della morte. L'uomo che riesce a strapparle terreno può imporre la sua libertà in ogni altro ambito governato dalla paura, e abbattere i giganti, la cui arma è il terrore». Se «vincere la paura della morte equivale dunque a vincere ogni altro terrore», allora «passare al bosco [...] vuol dire innanzi tutto andare verso la morte. Questa strada arriva molto vicino alla morte - anzi, se è necessario, l'attraversa perfino». La via per il bosco nomina un'esperienza della morte in grado di pensare la corrosione della logica che presiede alla cristallizzazione tecnologica delle relazioni del mondo".
GLI AUTORI - Pierandrea Amato è ricercatore di Filosofia teoretica all’Università di Messina. Sull’opera di Ernst Jünger ha pubblicato uno studio monografico: Lo sguardo sul nulla. Ernst Jünger e la questione del nichilismo (Milano, 2001). Sandro Gorgone è attualmente borsista post-dottorato presso la cattedra di Filosofia teoretica dell’Università di Messina; autore di vari articoli e saggi sulla filosofia tedesca del Novecento, ha dedicato ad Ernst Jünger il volume: Cristallografie dell’invisibile. Dolore, eros e temporalità in Ernst Jünger (Milano 2002).
INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Parte prima, di Pierandrea Amato - I Menzogna e verità della guerra - II. Tecnica e lavoro - III. Esistenza e politica: Der Waldgänger - IV. Libertà e post-historie - Parte seconda, di Sandro Gorgone - I. La scrittura diaristica e la resistenza interiore - II. La visione, l'enigma e la morte - III. L'esperienza del viaggio: avvicinamenti e passaggi - IV. Il velo del terrore: tecnica e paura |