Palestina 1881-2006. Una contesa lunga un secolo |
IL LIBRO – Un proverbio arabo recita che, una menzogna ripetuta per tante volte, diventa realtà. La grande bugia è che la Palestina fosse una terra disabitata e, perciò data a un "popolo" senza terra, il che è una altra menzogna. in quanto la religione ebraica è una religione: trasformarla in una nazione è una bizzarria.
Il petrolio, come fu un tempo per la via della seta, presuppone anche il controllo delle vie di comunicazione. La Palestina non ha il petrolio, ma la sua posizione la rende indispensabile per il controllo delle ricchezze petrolifere da parte dell'imperialismo mondiale e di Israele. Una entità statale antiaraba nel cuore di questa regione ha significato destabilizzazione, divisione, guerre e povertà per il mondo arabo che paga carissimo questa strategia: la maggior parte dei paesi produttori di petrolio sono arretrati e sottosviluppati. La loro ricchezza, per colpa dei loro governanti, è nelle mani delle grandi compagnie petrolifere occidentali. Con il pretesto dello stato di guerra con Israele, la maggior parte delle entrate vengono spese per l'acquisto di armamenti - sempre dal l'occidente che si è alleato con regimi feudali e antidemocratici. Queste armi sono usate contro ogni ribellione popolare o contro i movimenti di opposizione a questi regimi. In nome della Palestina sono stati fatti colpi di stato, rovesciati governi, sono stati repressi nel sangue partiti comunisti e movimenti progressisti. I Palestinesi continuano a resistere in una giungla di fucili puntati contro di loro. sia dall'esercito israeliano, sia dai regimi arabi. L'ingenuità di essersi fidati dei nemici americani e israeliani, li ha portati ad accettare piani e a firmare ingiuriosi accordi. Dopo la caduta dell'Urss la supremazia sul mondo era nelle mani della potenza americana, alleata di Israele e con l'attentato dell' 11 settembre la nuova strategia americana della guerra preventiva ha peggioratola situazione dei palestinesi. Le elezioni del 25 gennaio 2006 - definite democratiche e trasparenti da tutti gli osservatori internazionali - hanno portato al governo Hamas. Questi risultati sono stati accettati dal partito sconfitto, ma non da Israele, USA e UE che hanno imposto il blocco economico e politico: il popolo palestinese viene punito con un embargo vergognoso perché ha esercitato il suo diritto di eleggere democraticamente i suoi rappresentanti. I Palestinesi sono decisi a rivendicare con ogni mezzo necessario tutti i loro diritti inalienabili alla vita, alla terra, all'autodeterminazione. Per la soluzione di questo conflitto è necessario ritornare all'origine del problema e dar vita a un sistema politico, laico e democratico, che garantisca a tutti i milioni di cittadini - palestinesi e israeliani, oggi in conflitto, ma destinati a vivere insieme- uguali diritti e doveri, senza discriminazioni religiose o razziali. Il libro ha particolare attenzione per la storia della sinistra palestinese e della sinistra non-sionista israeliana e contiene anche una ricca sitografia interna, un glossario che offre un inquadramento storico-politico delle più rilevanti organizzazioni politiche israeliane e palestinesi. DAL TESTO – “Dopo il massacro di Sabra e Chatila i dubbi che l’invasione aveva già generato nell’opinione pubblica divennero pesanti come macigni. La brutalità delle sofferenze che Israele aveva inflitto ai palestinesi per decenni, rimosse dalla quotidianità con la giustificazione della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo”, vennero prepotentemente alla ribalta con le devastanti immagini dell’assedio di Beirut e della strage di Sabra e Chatila, fungendo da catalizzatore per un brusco ritorno alla realtà. Per la prima volta nella storia dell’IDF, un generale, Amram Mitzna, chiese pubblicamente le dimissioni del ministro della Difesa; alcuni riservisti si rifiutarono di rispondere alla chiamata delle armi. E un generico senso di disagio da parte dell’opinione pubblica trovò espressione in una grande manifestazione contro la guerra a Tel Aviv, cui parteciparono 400.000 persone (più del 10% della popolazione fra i promotori c’era Peace Now, che aveva inizialmente appoggiato l’invasione) e i principali partiti dell’opposizione”. L’AUTORE – Fabio De Leonardis (Bari, 1977) è dottorando presso l’Università di Bari. INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Bassam Saley – Introduzione – I. La Palestina nella seconda metà del XIX secolo – II. Le origini del sionismo e gli inizi della colonizzazione – III. Dal “risveglio nazionale” arabo alla conquista britannica – IV. La Palestina del Mandato – V. Le guerre del 1947-49 e la “Naqba” – VI. Dalla fondazione di Israele alla nascita dell’OLP – VII. Dalla Guerra dei Sei Giorni agli Accordi di Camp David – VIII. L’invasione del Libano – IX. 1984-1987: tra guerra e diplomazia – X. La Prima Intifada – XI. 1993-2000: la grande illusione di Oslo – XII. Dall’Intifada di al-Aqsa alla Seconda Guerra del Libano – Epilogo. Quale futuro per la Palestina? – Appendice – Glossario dei termini e delle principali organizzazioni politiche – Bibliografia – Siti internet – Mappe – Indice dei nomi |