Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge Stampa E-mail

Valerio Morucci

Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge

Ponte alle Grazie, pagg.256, Euro 14,00

 

morucci_patriegalere.jpg  IL LIBRO - Nel carcere, emblema della severità della Legge, la Legge è però solo nelle mura, nell’involucro: al suo interno, i rapporti sono «regolati da leggi arcaiche o, ancora peggio, dalla legge della giungla... Il luogo dove massima è la pressione coercitiva della regola sociale è anche il luogo dove ribolle il brodo di coltura dell’antilegalità».

  Lo stesso Morucci, ex Potere operaio e br, dà la chiave per leggere queste memorie carcerarie spiazzanti e impietose, frutto dei suoi spostamenti in una decina di carceri fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, e incastonata nel tragico e inedito racconto della rivolta di Badu ’e Carros. Un libro che è al contempo una riflessione acuta e feroce, fra Bunker e Foucault, sulla condizione carceraria, di cui vengono raccontati gli orrori – omicidi, torture, maltrattamenti, minacce, vendette, ricatti vi sono pane quotidiano – e le assurdità, il suo essere totalmente segregata dal mondo esterno eppure dominata da versioni grottesche e distorte dei medesimi meccanismi del potere, i costumi tribali e il fantasioso lessico, la fascinazione e le incomprensioni reciproche fra detenuti politici, mafiosi come Liggio, grandi criminali come Turatello o Vallanzasca.

 

  DAL TESTO - "Vidi in terra una piccola moka senza coperchio. Dall’ugello del caffè si affacciava una miccia. Una delle 'bombe' dei brigatisti di cui avevo sentito il botto mentre stavamo sfondando il muro della cella. Le guardie avanzavano urlando coperte da scudi e brandendo il manganello. Quelle rimaste al portone imbracciavano il mitra. Non c’era tempo per pensare.

  "Presi l’accendino, lo avvicinai alla miccia e l’accesi. Alzando poi la caffettiera e urlando: 'Fermatevi o la tiro'. Le guardie si fermarono nel mentre io buttavo l’occhio alla miccia. Si era spenta. L’inclinai indietro sperando che non se ne accorgessero e la brandii di nuovo. Le guardie rincularono, si ritirarono dietro il portone e lo richiusero. Chi aveva confezionato quegli aggeggi non era un granché come artificiere: la miccia era troppo corta. Se non si fosse spenta mi sarebbe scoppiata in mano e avrei fatto la fine del coglione."

 

  L'AUTORE - Nato a Roma nel 1949, Valerio Morucci partecipa al movimento del ’68. Aderisce successivamente a Potere operaio e, dopo lo scioglimento del gruppo nel 1973, tenta con altri un rilancio dell’iniziativa rivoluzionaria attraverso la formazione di organizzazioni politico-militari. Fallito anche questo sforzo, aderisce nel 1976 alle Brigate rosse dalle quali, consumatasi la frattura conseguente all’esito del sequestro Moro, uscirà agli inizi del 1979. Arrestato nella primavera successiva ha finito di scontare la sua pena nel 1994. Ha pubblicato libri di rivisitazione e analisi degli anni della «lotta armata» – L’idea fissa (Lerici, 1985), A guerra finita (manifestolibri, 1994), Ritratto di un terrorista da giovane (Piemme, 1999), La peggio gioventù (Rizzoli, 2004) – e due romanzi: Klagenfurt 3021 (Fahrenheit 451, 2005) e Il caso e l’inganno (Bevivino Editore, 2006).