Il grande diario. Giovannino cronista del Lager (1943-1945) |
Giovanni Guareschi Il grande diario. Giovannino cronista del Lager (1943-1945) Rizzoli, pagg.IX-567, Euro 22,00
IL LIBRO – All’indomani dell’8 settembre 1943 il trentacinquenne tenente d’Artiglieria Giovannino Guareschi, da poco richiamato alle armi e di stanza in Alessandria, era catturato dai tedeschi e, avendo rifiutato di continuare a combattere nei ranghi del Grande Reich, veniva immediatamente spedito, insieme a centinaia di migliaia di altri militari italiani, in un campo di concentramento nazista. Ritornò a casa il 4 settembre del 1945, respingendo sempre e comunque le frequenti e pressanti proposte di “collaborazione”. Un autentico calvario, durante il quale “io avevo in mente di scrivere un vero diario e, per due anni, annotai diligentissimamente tutto quello che facevo e non facevo, tutto quello che vedevo e pensavo. Anzi, fui ancora più accorto: e annotai anche quello che avrei dovuto pensare…”. Comincia così, con le parole dello stesso autore, l’avventurosa e quasi incredibile storia di questo testo straordinario, poi proseguita e completata dai figli Alberto e Carlotta nelle Istruzioni per l’uso che precedono il volume. Il diario finì in un solaio, sistemato in una cassetta da uva, e vi rimase alcuni decenni. E ora, per volontà, appunto, dei fi gli e grazie anche al loro non lieve lavoro di decifrazione, nella ricorrenza del centenario della nascita del grande scrittore della Bassa viene finalmente alla luce. Contiene, innanzitutto, la cronaca della vita quotidiana dell’internato militare Giovannino Guareschi nei vari Lager in cui venne successivamente spostato, con notazioni sul tempo atmosferico, sulla salute, sull’umore, sulle razioni alimentari, sulle disparate attività culturali organizzate nei campi, sui suoi pensieri e i suoi sogni; raccoglie documenti di prim’ordine sull’universo dei Lager e relazioni ufficiali sulle condizioni di vita dei prigionieri; riunisce, infine, una serie di impressionanti testimonianze sul martirio senza fine di quanti erano avviati ai campi di sterminio. Tutto annotato, come si era proposto, “diligentissimamente”. Con tono pacato, sommesso – Guareschi affermerà di aver attraversato l’intero conflitto mondiale riuscendo a non odiare nessuno –, con un linguaggio essenziale, quasi scarno, ma di grande efficacia, dove nonostante tutto affiora l’inestinguibile vena di uno struggente umorismo che forse lo ha aiutato a sopravvivere, questo libro racconta l’orrore della notte più lunga e più buia d’Europa in pagine indimenticabili di altissimo valore letterario e umano. Giampaolo Pansa, nella sua splendida introduzione al volume, afferma tra l’altro: “… gli eredi di don Chisciotte non sono scomparsi del tutto. Per loro il Grande Diario di Guareschi sarà una lettura indimenticabile. Per quel che mi riguarda, ne sono rimasto soggiogato. Ho riscoperto la stessa emozione che, tanti anni fa, mi aveva imposto Se questo è un uomo di Primo Levi”. Il Grande Diario, così chiamato dall’autore stesso per distinguerlo dal “piccolo” Diario clandestino, pubblicato nel 1949, costituisce una testimonianza che non può andare perduta: le sue pagine sono destinate a restare nella nostra memoria, personale e collettiva.
DAL TESTO – “Sabato 30 settembre 1944. Freddo - salute bene - amicizia col sasso - fffffff(ame). Ho fatto amicizia con un sasso. Ho portato a spasso un sasso. Già da ventitré giorni i ventitré della cameretta di Novello mi vettovagliano. Viene ogni mattina un barbuto capitano, il capitano Aloisi, con una ciotola di patate e la porge con piglio fiero al tenente Giovannino. Patate che ogni giorno essi sottraggono alla loro magra razione. Debbo a questi compagni se non sono morto di fame quando il mio sciagurato stomaco delle porcherie che ci elargisce il Grande Reich tollerava soltanto le patate: Corti, Novello, Rebora, Negri, Aldeghi, Malavasi, Buzzetti, Rizzolati, Andres, Angelini, Pucci, i vecchi di Beniaminowo e Vialli della Baracca 93 mi hanno pure regalato latte, panbiscotto, farina lattea, bicarbonato. E questa non è beneficenza e non è neanche amicizia, è qualcosa di più. E io sono lieto che il comando tedesco mi neghi quel goccio di latte e quel pezzetto di pane bianco che l' infermeria mi passava da un mese al posto del pane nero perché questo ha permesso a degli italiani di dare anche qui, dove vige la legge della giungla, una dimostrazione di civiltà.”
L’AUTORE – Giovannino Guareschi nacque a Fontanelle di Roccabianca (Parma) nel 1908. Disegnatore, giornalista, umorista e scrittore, nel 1936 entrò a far parte della Rizzoli in qualità di redattore capo del «Bertoldo». Con Giovanni Mosca fondò, nel 1945, il settimanale «Candido», che diressero insieme per cinque anni. Dal 1950 al 1957 Guareschi ne fu il direttore unico, e continuò a collaborarvi fino al 1961, quando, per sua decisione, il settimanale cessò le pubblicazioni. In seguito collaborò al «Borghese» e alla «Notte» e tenne, fino al 1968, una rubrica su «Oggi». Le sue opere sono state tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più note all’islandese, croato-serbo, vietnamita, arabo e lituano. È morto a Cervia nel 1968. |