Nicola Bombacci: un comunista a Salò |
Guglielmo Salotti Nicola Bombacci: un comunista a Salò Mursia, pagg.272, Euro 19,00
IL LIBRO - «Con la barba di Bombacci/ci farem gli spazzolini/per lucidare le scarpe/di Benito Mussolini», avevano cantato nel 1921-22 gli squadristi fascisti. A distanza di poco più di un ventennio, il 25 aprile 1945, l’ex deputato socialista e comunista Nicola Bombacci si sarebbe trovato, non certo casualmente, da solo al fianco del «vecchio compagno romagnolo» Mussolini, per essere poi fucilato, a Dongo, insieme ad alcuni ex gerarchi fascisti. Bombacci è un personaggio molto più lineare e meno contraddittorio di quanto possa a prima vista apparire, sul quale, dopo il 28 aprile 1945, è scesa una strana coltre di silenzio, quasi si trattasse di un morto «scomodo» per tutti: per i vecchi compagni socialisti e comunisti, che lo avrebbero bollato come «supertraditore», così come per gli «eredi spirituali» di coloro al cui fianco era caduto, gridando: «Viva il socialismo!».
DAL TESTO - «Lo seguirò sino in fondo», con queste parole Nicola Bombacci avrebbe risposto a una domanda («E voi che farete?») rivoltagli il 25 aprile 1945, alla prefettura di Milano, poco prima di partire in macchina con Mussolini verso Como. Strano e singolare destino quello di Bombacci: da agitatore delle masse nella natìa Romagna, a leader del comunismo italiano nato dalla scissione di Livorno del 1921 (e per questo avversato nel modo più assoluto e clamoroso dalle squadre fasciste), membro influente del Comintern, amico di Lenin, si trovò, quel 25 aprile, solo in macchina, accanto al capo dell'agonizzante fascismo repubblicano, che aveva seguito sul Garda spinto sia da sentimenti di personale riconoscenza («non posso dimenticare - avrebbe rivelato - che ha aiutato la mia famiglia quando aveva fame») sia dalla convinzione che lassù si stesse finalmente attuando la socializzazione. "Una convinzione che anche allora, a molti, poté apparire ingenua e utopistica, ma che ben si attagliava al personaggio, che della socializzazione aveva da tempo fatto il proprio cavallo di battaglia, e che in nome di essa - o almeno, di quella che si credeva, pur fra tante resistenze, in via di attuazione - sacrificava la vita, unico «fedelissimo» del vecchio compagno romagnolo, di cui avrebbe dovuto, secondo un ritornello in voga tra i fascisti nel 1921-22, lustrare, con i peli della propria barba, le scarpe".
L'AUTORE - Guglielmo Salotti, nato nel 1947 a Grotte di Castro (Viterbo), allievo e collaboratore di Renzo De Felice, si occupa della storia d’Italia del XX secolo fra le due guerre, dall’impresa fiumana di D’Annunzio alla RSI, passando per il Ventennio fascista. Dal 1994 al 1997 ha lavorato presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Esteri. Collabora a riviste di settore con articoli e saggi. Tra le sue pubblicazioni, Giuseppe Giulietti. Il Sindacato dei Marittimi dal 1910 al 1953 (Bonacci, 1982) e Breve storia del fascismo (Bompiani, 20083).
INDICE DELL'OPERA - Premessa - Abbreviazioni - Introduzione - Capitolo Primo. Gli «anni ruggenti» social-comunisto (1903-1927) - Capitolo Secondo. La progressiva «conversione» (1928-1943) - Capitolo Terzo. Un tribuno per la RSI (1943-1945) - Postfazione - Note - Bibliografia - Indice dei nomi |