Oswald Spengler. Tramonto e metamorfosi dell'Occidente |
a cura di Maurizio Guerri e Markus Ophälders Oswald Spengler. Tramonto e metamorfosi dell'Occidente Mimesis, pagg.244, Euro 17,00
IL LIBRO - "Globalizzazione e desimbolizzazione delle civiltà hanno significati concettualmente analoghi: Spengler ha cercato di mostrare come sia la cultura simbolica a dare forza e energia vitale a una civiltà, consentendone la crescita. Agli inizi del Novecento, quando Spengler scriveva il suo capolavoro, l'Europa viveva nella venerazione dell'idea di progresso, che, sia pure attraversando alterne fortune, non ha mai abbandonato l'anima dell'uomo faustiano, l'anima dell'Occidente. Quest'uomo appariva trionfante, pronto a colonizzare con la sua idea di civiltà il mondo. L'uomo faustiano mai avrebbe immaginato che popoli ricchi di simbolicità un giorno avrebbero potuto minacciarlo e, forse, ferirlo a morte. "Agli inizi del Novecento, quando Spengler scriveva il suo capolavoro, l’Europa era pervasa dall’ebbrezza del proprio sviluppo scientifico, viveva nella venerazione dell’idea di progresso, che. Sia pure attraversando alterne fortune, non ha mai abbandonato l’anima dell’uomo faustiano, l’anima dell’Occidente. Quest’uomo appariva trionfante, pronto a colonizzare con la sua idea di civiltà il mondo, un mondo che non sembrava affatto al tramonto. L’uomo faustiano mai avrebbe immaginato che popoli ricchi di simbolicità, fedeli alla loro tradizione, un giorno avrebbero potuto minacciarlo e, forse, ferirlo a morte. Spengler lo sosteneva con una a-contemporaneità che agli intellettuali del suo tempo appariva sciocca, grottesca, patetica. Che ancora oggi, nonostante ciò che accade, appare a molti inaccettabile o intollerabile". Stefano Zecchi
DAL TESTO - "[...] il relativismo di Spengler è assoluto. Ossia: non esclude nessun ambito. Vi sono per Spengler così tante plastiche, pitture, matematiche, fisiche, morali, religioni, etc., nella loro più profonda essenza totalmente diverse le une dalle altre, quanto vi sono culture. Gli esponenti dello storicismo - anche i più tardi - erano più cauti. Certo non credevano più alla possibilitìà di una filosofia della storia che postulasse lo sviluppo lineare di una umanità unitaria. Credevano per esempio alla relatività dei valori, ma ugualmente all'universalità della scienza «libera dai valori» (Max Weber). Oppure distinguevano tra il movimento relativistico ed irrazionale della cultura e il processo razionale ed universalitico della civilizzazione (Alfred Weber). Sostenevano sempre un razionalismo parziale. Anche se credevano alla relatività die valori, o più esattamente al condizionamento delle loro manifestazioni da parte dell'epoca e della cultura, non dubitavano però della loro portata universalistica, dell'umanità come concetto unitario, che portano ad espressione e che permette di capirli, di accettarli e di passarli in eredità. In breve: credevano alla permanenza dello spirito al di là delle sue oggettivazioni relative e storiche".
I CURATORI - Maurizio Guerri svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e collabora con la cattedra di Estetica I. Ha pubblicato saggi di estetica, filosofia politica e filosofia della storia. Markus Ophälders è dottore di ricerca in filosofia (estetica) e collabora con le cattedre di Estetica presso la Università degli Studi di Milano.
INDICE DELL'OPERA - Presentazione. L'a-contemporaneità di Oswald Spengler, di Stefano Zecchi - Quante volte muore l'Occidente? la tesi spengleriana del duplice tramonto, di Micheal Thöndl - La morfologia della storia di Spengler nel contesto dello storicismo e della sua crisi, di Gilbert Merlio - Oswald Spengler e l'idea di «sviluppo», di Domenico Conte - Guardando il tramonto, di Giuseppe Raciti - Dominio, destino, declino. Spengler e la tecnica, di Michela Nacci - Spengler fra morale euclidea e contrappunto bancario, di Luciano Arcella - Il volto della storia. Fisiognomica, morfologia e storiografia in Spengler, di Giovanni Gurisatti - L'alleanza fra rivoluzione bianca e rivoluzione di colore, di ancora sulle pseudomorfosi storiche di Spengler, di Fortunato Cacciatore - Evola lettore di Spengler, di Gianfranco de Turris - «Nel segno del tramonto della civiltà». La cultura della crisi in Albert Schweitzer, di Renato Pettoello - Il museo della storia e la metafisica della terra. Ernst Jünger e il Tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, di Maurizio Guerri - Spengler nichilista «classico»? Appunti sull'inconciliabilità di Goethe e Nietzsche, di Giampiero Moretti - Dialettica di un'immagine dell'Occidente, di Markus Ophälders - Herder, Spengler e la filosofia della storia, di Francesca Marelli - Weltanschauung e storia universale: su Dilthey e Spengler, di Giancarlo Magnano San Lio - La sostanziale diversità dello storicismo di Spengler, di Matteo Brega - Morfologia e storia delle forze. Spengler nel contesto della «Gestaltgeschichte», di Giancarlo Lacchin - Che cosa rimane di Spengler, di Alexander Demandt |