Raâga blanda Stampa E-mail

Julius Evola

Raâga blanda
Composizioni 1916-1922

Riproduzione anastatica della prima edizione del 1969 di Vanni Scheiwiller
Saggio introduttivo di Giorgio Calcara
Postfazione di Giovanni Canonico

Edizioni Mediterranee, pagg.112, € 14,50

 

evola raaga  "Raâga blanda. Composizioni 1916-1922" offre la riscoperta di una delle prime fasi creative di Julius Evola, un autore che è noto per le sue complesse teorie filosofiche e spirituali, ma che ha iniziato il suo percorso intellettuale anche come poeta e artista. Questa edizione anastatica, che riproduce la prima edizione del 1969 curata da Vanni Scheiwiller, offre al lettore l'opportunità di esplorare una parte meno conosciuta della sua opera, lontana dalle sue opere filosofiche più note. Con un saggio introduttivo di Giorgio Calcara e una postfazione di Giovanni Canonico, il libro presenta una raccolta di composizioni poetiche scritte tra il 1916 e il 1922, un periodo cruciale per la riflessione culturale europea, caratterizzato da un'intensa sperimentazione artistica e intellettuale.

  Le poesie raccolte in "Raâga blanda" sono impregnate di influenze del futurismo, del simbolismo e del dadaismo, correnti artistiche e filosofiche che segnarono profondamente l'inizio del XX secolo. Questi movimenti, sebbene diversissimi tra loro, erano accomunati dalla volontà di rompere con le tradizioni e di esprimere una nuova visione del mondo, riflessa nelle molteplici forme di arte astratta. Evola, giovane poeta di quegli anni, non si limita a raccogliere queste influenze, ma le rielabora in una personalissima visione, in cui il dramma interiore e l'oscura labilità dell'esistenza umana emergono come temi centrali.

  Il titolo stesso del libro, "Raâga blanda" (che può essere tradotto come "Il dolce desiderio" o "Il desiderio morbido"), rimanda a una tensione interiore che pervade tutta la raccolta. L'intento di Evola sembra essere quello di esplorare la fragilità dell'esistenza, riflettendo su una condizione esistenziale segnata dalla crisi e dall'incertezza, ma anche da una spinta metafisica a superare questa realtà. L'autore, infatti, riconosce la limitatezza del mondo empirico e intende utilizzare l'arte – in particolare l'arte astratta – come mezzo per trascendere la materialità e raggiungere dimensioni superiori dell'essere, dove lo spirito possa finalmente liberarsi dalla sua prigionia terrena.

  L'analisi poetica di Evola non si esaurisce nell'esplorazione di una semplice "crisi" individuale, ma si intreccia con la riflessione filosofica e spirituale che sarà poi centrale nella sua produzione matura. Il giovane Evola, pur avvicinandosi al pensiero estetico del suo tempo, è già lontano da una visione puramente edonistica o nichilista dell'esistenza. Sebbene le sue poesie esprimano la sofferenza esistenziale, la solitudine e la ricerca di un senso nell'incessante flusso del tempo, l'autore non si limita a manifestare una visione tragica della vita. Piuttosto, come emergerà nella sua filosofia successiva, il suo approccio è animato dalla ricerca di un superamento, dalla volontà di andare oltre la "realtà" per esplorare le possibilità di un ordine trascendente.

  La "oscura esistenza", tema fondamentale delle composizioni, diventa il punto di partenza di una riflessione che non si ferma al dramma del presente, ma apre la via a una ricerca di risposte più alte, attraverso il superamento dei limiti fisici ed esistenziali. Per Evola, l'arte astratta rappresenta un tentativo di liberazione, non tanto dalla realtà materiale, quanto dalla sua percezione sensoriale limitata. La metafisica che pervade le sue composizioni si nutre di un desiderio di trascendenza che si esprime non solo in un linguaggio visionario, ma anche attraverso l'uso di forme non figurative e simboliche, come quelle suggerite dal dadaismo e dal futurismo.

  Il lettore che si avvicina a questa raccolta poetica potrebbe trovare difficoltà a orientarsi tra le molteplici e talvolta criptiche immagini, ma il fascino di queste composizioni risiede proprio nella loro capacità di evocare sensazioni e stati d'animo più che di offrirsi come racconti o argomentazioni lineari. La tensione tra il desiderio di superamento e la constatazione della condizione umana, segnata dal dolore e dalla transitorietà, è presente in tutta la raccolta. Evola non cerca mai un conforto consolatorio: piuttosto, suggerisce che solo attraverso l'abbandono di una visione puramente empirica della realtà si possa intravedere un percorso di liberazione.

  La filosofia evoliana, che si distaccherà ben presto dal contesto esteticamente e politicamente attivo del futurismo, emerge già nei primi versi, nel tentativo di individuare, attraverso il dolore, una dimensione superiore, in cui il "dolore" stesso si trasforma in un catalizzatore di elevazione spirituale. La sua ricerca di una dimensione metafisica, che si evolve nei suoi successivi scritti, si radica in un'intensa esperienza estetica che non è solo visiva, ma esistenziale.

  L'edizione anastatica di "Raâga blanda" consente, dunque, di riscoprire un aspetto fondamentale della formazione intellettuale del filosofo, al di là dei suoi lavori più noti. Il saggio introduttivo di Giorgio Calcara fornisce un'analisi esaustiva del contesto storico e culturale in cui Evola si formò come poeta, mentre la postfazione di Giovanni Canonico colloca il volume nel più ampio panorama della sua opera filosofica e esoterica. Questi contributi critici sono essenziali per comprendere l'evoluzione del pensiero evoliano e il legame intrinseco tra la sua poesia giovanile e la sua riflessione filosofica successiva.