Micol Eleonora Santoro
La rivolta di Reggio Calabria nei media (luglio 1970-febbraio 1971) Stereotipi, provocazioni e ambiguità
Città del Sole Edizioni, pagg.136, € 15,00
Nel contesto delle lotte politiche e sociali che segnarono l'Italia del secondo dopoguerra, la rivolta di Reggio Calabria del 1970 rappresenta uno degli eventi più significativi e al contempo controversi. L'analisi della rivolta, proposta nel libro di Micol Eleonora Santoro, non solo offre una visione dettagliata dei fatti, ma si concentra anche sul modo in cui la stampa e i media dell'epoca trattarono l'evento, restituendo una narrazione spesso segnata da stereotipi, ambiguità e provocazioni. Il volume si presenta, quindi, come una riflessione critica e approfondita sulle dinamiche mediatiche che circondano le rivolte popolari, con un'attenzione particolare alla realtà meridionale e alle sue ripercussioni nell'immaginario collettivo italiano.
I moti di Reggio Calabria, scatenatisi da luglio 1970 a febbraio 1971, furono una risposta rabbiosa alla decisione del governo di creare una nuova regione, il cui capoluogo sarebbe stata Catanzaro anziché Reggio. Questa scelta, che suscitò immediata indignazione tra i cittadini reggini, portò a una serie di manifestazioni violente che culminarono in uno scontro diretto con le forze dell'ordine e le istituzioni centrali. La rivolta fu caratterizzata da un'intensa partecipazione popolare, che coinvolse una vasta gamma di gruppi sociali e politici, unendo diverse fazioni in un unico obiettivo: rivendicare per Reggio la dignità di capoluogo regionale. La vicenda assunse, dunque, una valenza non solo politica, ma anche simbolica, rappresentando una protesta contro un sistema politico che sembrava ignorare le istanze del sud.
Micol Eleonora Santoro affronta l'analisi della rivolta attraverso un'ottica inedita: la focalizzazione sui media e sulle loro rappresentazioni degli eventi. L'autrice esplora come la stampa nazionale trattò i moti, mettendo in luce le narrazioni di conflitto, i pregiudizi e le interpretazioni ambigue che circondarono la rivolta. Il libro si concentra sul periodo che va dal luglio 1970 al febbraio 1971, evidenziando non solo gli eventi di Reggio, ma anche gli echi di tali eventi nei principali giornali italiani. Santoro, attraverso un'accurata analisi delle fonti giornalistiche, porta alla luce una serie di stereotipi che vennero utilizzati per descrivere i manifestanti, spesso ritratti come un gruppo omogeneo e primitivo, incapace di articolare le proprie ragioni in modo razionale.
In particolare, l'autrice si sofferma sulla contrapposizione tra la "civiltà" del Nord e la "barbarie" del Sud, un tema ricorrente nella stampa dell'epoca che ha contribuito a consolidare l'immagine di Reggio Calabria come una città "insorta" e "sovversiva", incapace di partecipare al progetto di modernizzazione del Paese. L'analisi delle provocazioni mediatiche e delle ambiguità nel trattamento delle informazioni diventa, così, un punto di partenza per riflettere sulla costruzione del consenso politico attraverso il filtro della comunicazione e dei media.
Il lavoro di Santoro non si limita alla disamina della rappresentazione dei fatti nei media, ma esplora anche la complessità del movimento che animò la rivolta. Contrariamente ad alcune interpretazioni che tendono a semplificare la natura del conflitto, Santoro sottolinea come la rivolta di Reggio fu un movimento interclassista, dove le ragioni economiche e sociali si intrecciavano con la difesa identitaria di una comunità che percepiva l'umiliazione storica della propria città. A tale scopo, l'autrice esplora la composizione sociale dei manifestanti, mettendo in evidenza il ruolo fondamentale giocato dalle donne, che rappresentarono una componente fondamentale e attiva dei comitati di protesta, spesso ignorata o sottovalutata dalla storiografia tradizionale.
Le organizzazioni spontanee, come il Comitato di Azione per Reggio Capoluogo e il Comitato d'Intesa, furono le protagoniste di una forma di resistenza che, pur essendo trasversale e fluida, riuscì a dare voce a una frustrazione collettiva. Santoro evidenzia come queste realtà politiche, sebbene spesso contraddittorie al loro interno, abbiano rappresentato un terreno di incontro tra differenti esperienze politiche e personali, contribuendo a forgiare un movimento dalla forte identità locale.
Il cuore dell'opera di Santoro è costituito dall'analisi delle rappresentazioni mediatiche della rivolta. Il lavoro meticoloso di lettura dei giornali dell'epoca, a partire da quelli di stampo moderato fino ai quotidiani di orientamento social-comunista, consente di ricostruire un quadro molto ricco di sfumature. I media nazionali, infatti, si trovarono di fronte a una realtà che sfidava le narrazioni dominanti, e la loro risposta non fu mai neutrale.
Le interpretazioni della rivolta si sviluppano attorno a due poli contrastanti: da una parte, si cercò di ridurre il movimento alla categoria della "barbarie meridionale", in cui i reggini venivano visti come ribelli senza causa, mossi solo dalla furia e dall'ignoranza; dall'altra, si evidenziavano i collegamenti con la strategia politica delle destre locali, accusando i manifestanti di essere al servizio di forze politiche reazionarie. L'ambiguità, quindi, emerge come una caratteristica peculiare del trattamento mediatico, dove la protesta legittima e popolare si intrecciava con le accuse di strumentalizzazione politica, spesso senza una netta distinzione tra i diversi attori in gioco.
Il libro arricchisce il dibattito sul significato storico e sociale dei moti di Reggio, portando alla luce aspetti spesso trascurati della loro rappresentazione. Santoro riesce a coniugare un'attenta analisi storica con una critica alle narrazioni mediatiche, mostrando come i media abbiano contribuito a costruire e a diffondere determinati luoghi comuni sul Sud e sulle sue lotte. Questo libro non solo aggiunge nuove prospettive sull'episodio storico in sé, ma invita anche a riflettere su come i mezzi di comunicazione possano influenzare la percezione di eventi complessi e, di conseguenza, la memoria collettiva.
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