Ezio Gavazzeni
Il Papa deve morire Il terrorismo armeno dietro l'attentato a Karol Wojtila
PaperFIRST, pagg.496, € 18,50
Con il volume "Il Papa deve morire. Il terrorismo armeno dietro l'attentato a Karol Wojtyła", Ezio Gavazzeni propone una ricostruzione coraggiosa dei fatti legati all'attentato che il 13 maggio 1981 sconvolse il mondo intero, con l'agguato compiuto da Mehmet Ali Ağca contro Giovanni Paolo II. A differenza delle versioni tradizionali che hanno sostenuto il coinvolgimento di una vasta rete di servizi segreti esteri, tra cui quelli bulgari e sovietici, l'autore si avventura in un territorio relativamente inesplorato, puntando l'attenzione sulla connessione tra l'attentato e il terrorismo armeno, in particolare sull'operato dell'Esercito Segreto per la Liberazione dell'Armenia (ASALA).
La tesi di Gavazzeni si fonda su un'impressionante mole di documenti che provengono da fonti ufficiali: oltre 400 file dei servizi segreti, ministeri, Digos e questure, raccolti dall'Archivio Centrale di Stato. Questi documenti, come evidenziato nel libro, rivelano dettagli inediti sulle minacce che Giovanni Paolo II ricevette dal 1978 al 1983, periodo in cui l'ASALA, un'organizzazione terroristica con l'obiettivo di ottenere l'indipendenza per il popolo armeno, lo considerava un ostacolo a una sua operazione segreta, definita "Operazione Safe Haven".
L'operazione, secondo l'autore, coinvolse un'alleanza di forze tra il Vaticano, il governo italiano e gli Stati Uniti, sotto la direzione di Henry Kissinger. La missione di questa operazione era quella di facilitare l'espulsione degli armeni dall'Unione Sovietica, trasferendoli in Italia e successivamente negli Stati Uniti, per creare una rete di pensioni "convenzionate" a Roma. Gavazzeni sottolinea che questa rete di rifugiati divenne un punto di tensione, con il terrorismo armeno che minacciava di sabotare questa iniziativa se non fosse stato fermato il flusso di profughi attraverso il territorio italiano.
Una delle parti più avvicenti del libro riguarda la trattativa che l'Italia intraprese con il terrorismo armeno a Beirut nel 1980. Secondo le rivelazioni di Gavazzeni, lo Stato italiano avrebbe, sotto l'iniziativa di alcuni esponenti governativi, firmato un accordo nel 1983 con il terrorismo armeno, con l'obiettivo di fermare gli attentati sul suolo italiano, in cambio di una moratoria sull'emigrazione armena. Questa parte della storia, suggerita da fonti investigative e politiche, si intreccia con le vicende dell'attentato, rivelando come il quadro geopolitico e le manovre politiche abbiano avuto un impatto diretto sulla vita di Giovanni Paolo II.
Una delle scoperte più significative del libro riguarda la figura del magistrato Ilario Martella, che nel 1983 stava chiudendo le indagini sull'attentato di Karol Wojtyła, concentrandosi sulla cosiddetta "Pista Bulgara". Secondo il racconto di Gavazzeni, i servizi segreti italiani, in quel periodo, avrebbero omesso di informare Martella riguardo le minacce di morte già in corso contro Giovanni Paolo II, e in particolare sul coinvolgimento del terrorismo armeno. Martella stesso, in un'intervista rilasciata per il libro, ammette che non era a conoscenza di questi elementi chiave, il che suggerisce che le indagini furono condotte in modo incompleto o manipolato.
Un aspetto che rende "Il Papa deve morire" un'opera di grande rilevanza è l'approccio metodologico adottato da Gavazzeni. L'autore non si limita a presentare i fatti, ma intreccia le informazioni con una lettura critica degli eventi storici, cercando di chiarire le ambiguità e le manipolazioni che hanno circondato l'attentato a Giovanni Paolo II. Le sue argomentazioni, sorrette da una documentazione straordinaria, pongono nuove domande sulla natura degli equilibri politici e sui giochi di potere che, al di fuori delle cronache ufficiali, hanno segnato la storia recente del nostro Paese.
Il libro, sebbene appoggiato su una vastissima quantità di documentazione ufficiale, rimane provocatorio nelle sue conclusioni. Gavazzeni non si limita a riscrivere la storia dell'attentato, ma solleva interrogativi complessi sul ruolo delle istituzioni italiane, del Vaticano e degli Stati Uniti, suggerendo una trama oscura di accordi e segreti che potrebbero aver avuto come obiettivo, più che la sicurezza di Giovanni Paolo II, la gestione di interessi geopolitici più ampi.
L'opera di Gavazzeni è una lettura che si inserisce in un dibattito più ampio sulle dinamiche del potere, della diplomazia e del terrorismo internazionale. La sua ricerca getta nuova luce su un episodio che, per decenni, è stato interpretato sotto molteplici angolazioni, ma mai in relazione alla rete di terroristi armeni che, stando al libro, hanno giocato un ruolo centrale nella storia del XX secolo.
"Il Papa deve morire", insomma, apre nuovi orizzonti e al contempo propone una riflessione profonda sulle ombre che, talvolta, avvolgono gli eventi che hanno segnato la storia della nostra epoca. Un'opera che merita attenzione non solo per il suo contenuto innovativo, ma anche per la sua capacità di stimolare un dibattito fondamentale sulla verità storica relativa all'attentato a Giovanni Paolo II.
|