Vita in comune. Il pitagorismo nel mondo antico Stampa E-mail

Bruno Centrone

Vita in comune
Il pitagorismo nel mondo antico


Carocci Editore, pagg.292, € 30,00

 

centrone vita  Il libro di Bruno Centrone, "Vita in comune. Il pitagorismo nel mondo antico", offre un'analisi ricca e articolata di una delle tradizioni filosofiche e religiose più misteriose dell'antichità, quella del pitagorismo. L'autore si propone di affrontare una delle questioni più dibattute riguardo alla figura di Pitagora e alla sua scuola: che cosa significava essere pitagorico nell'antichità? In un contesto di difficile definizione, dove la sovrapposizione di scienza, filosofia, religione e politica rende il pitagorismo un fenomeno difficile da interpretare in modo univoco, Centrone riesce a tracciare una storia complessa, ma al tempo stesso coerente, dell'evoluzione del pensiero pitagorico, incentrando la sua analisi sulla forma di vita comunitaria che definiva l'identità degli affiliati.

  Il punto di partenza della ricerca è la fondazione dell'associazione pitagorica a Crotone nel VI secolo a.C. da parte di Pitagora, la cui figura carismatica ha attratto nei secoli una moltitudine di lettori e studiosi, ma che rimane misteriosa nelle sue reali dimensioni. Sebbene le fonti antiche ci forniscano una ricca varietà di immagini di Pitagora, spesso contraddittorie, il libro si concentra su un aspetto centrale, e cioè la dimensione comunitaria e precettistica che caratterizzava la vita dei suoi seguaci. Centrone approfondisce le fonti disponibili, dalle testimonianze di autori come Porfirio, Giamblico e Filolao, cercando di districare le diverse tracce che indicano la natura multiforme del pitagorismo. L'autore esplora l'idea che essere pitagorico non significasse soltanto aderire a un insieme di dottrine matematiche o filosofiche, ma soprattutto vivere secondo un preciso codice etico e sociale, fondato su regole di comportamento e pratiche quotidiane che regolavano ogni aspetto della vita dei membri della comunità.

  Il libro dedica una particolare attenzione all'aspetto religioso del pitagorismo, mettendo in luce come la religiosità fosse una componente fondamentale della vita comunitaria. La figura di Pitagora, che veniva percepita come una sorta di semi-divinità, e le pratiche rituali e purificatorie che gli associati erano tenuti a seguire, offrono una chiave di lettura interessante per comprendere la struttura della scuola pitagorica. La separazione tra il sacro e il profano, il rispetto per l'ordine cosmico e la convinzione che la purificazione dell'anima attraverso la disciplina e la conoscenza fosse il percorso verso l'immortalità, sono temi esplorati con grande rigore e attenzione.

  Una delle originali prospettive che emerge nel libro è la lettura del pitagorismo come fenomeno che si estende oltre la dimensione esclusivamente filosofica. Centrone evidenzia la sua portata politica e sociale, suggerendo che la scuola pitagorica fosse anche un'organizzazione che si impegnava a influenzare la vita pubblica di Crotone e delle città della Magna Grecia. La riflessione sul pitagorismo come partito politico, sebbene ancora controversa, è interessante in quanto amplia la comprensione del movimento oltre i confini strettamente filosofici e religiosi. L'autore non manca di esaminare le complesse interazioni tra il pitagorismo e la politica, analizzando il ruolo che i pitagorici ebbero nel contesto delle guerre greche e nella gestione della vita pubblica delle città in cui risiedevano.

  Nel corso del libro, Centrone indaga anche l'evoluzione del pitagorismo, con particolare attenzione alla sua riscoperta e rinascita nei primi secoli dell'età imperiale. L'autore dedica ampio spazio al fenomeno del pitagorismo romano, che, pur lontano dalla comunità originaria di Crotone, mantenne vive molte delle sue caratteristiche fondanti, come il culto della matematica come linguaggio divino e l'interpretazione dell'universo come espressione dell'armonia cosmica. In queste pagine, il pitagorismo viene trattato anche in relazione alla sua influenza su altre tradizioni filosofiche romane, in particolare su quella neoplatonica, mostrando come l'eredità pitagorica abbia contribuito alla costruzione di una visione del mondo che fondeva scienza, religione e filosofia.

  Un altro aspetto rilevante del libro è l'approfondita trattazione della letteratura apocrifa pitagorica, che testimonia l'influenza e la diffusione delle dottrine pitagoriche al di fuori dei canali ufficiali. Centrone esplora in modo critico i testi che si sono tramandati sotto il nome di Pitagora o dei suoi discepoli, ponendo l'accento sull'importanza di questi scritti per la diffusione del pensiero pitagorico e per la comprensione del movimento nel suo complesso. La disamina delle fonti e la contestualizzazione storica delle opere contribuiscono a chiarire il modo in cui il pitagorismo si è trasmesso e reinterpretato nel corso dei secoli.

  La scrittura di Centrone è precisa e ben documentata, arricchita da una vastissima conoscenza delle fonti antiche e da un'approfondita riflessione teorica. Il libro si distingue per la sua capacità di integrare e sintetizzare diverse tradizioni filosofiche e storiche, offrendo una visione equilibrata e critica della complessità del pitagorismo. L'approccio metodologico è rigoroso e al contempo accessibile, rendendo il testo facilmente fruibile.

  II volume, in definitiva, rappresenta un contributo fondamentale alla comprensione del pitagorismo antico. L'autore riesce a tracciare un quadro complesso ma chiaro del movimento, offrendo nuove chiavi di lettura che permettono di cogliere la sua rilevanza in molteplici ambiti della vita antica.