Alessandro Della Casa
La dinamo e il fascio Volt, l'ideologo del futurismo reazionario
Sette Città, pagg.240, € 13,00
L'Italia della fine del XIX e dei primi decenni del XX secolo fu un crocevia di fermenti politici e culturali, in cui le tensioni tra modernità e tradizione, razionalismo e mistica, democrazia e autoritarismo si intrecciarono e influenzarono profondamente le scelte intellettuali e politiche di molti suoi protagonisti. Tra i movimenti che più incisivamente segnarono il panorama culturale italiano di quegli anni ci fu il Futurismo, un fenomeno che nacque con l'intento di rinnovare radicalmente la società attraverso l'arte, la politica e la cultura. Ma il Futurismo, pur affermandosi come movimento di avanguardia, ebbe anche declinazioni contraddittorie e problematiche, specialmente quando alcuni dei suoi esponenti più noti scelsero di abbracciare ideologie conservatrici, reazionarie e fasciste, contribuendo alla legittimazione del regime mussoliniano e alla sua fondazione ideologica.
Tra le figure più affascinanti di questo processo di revisione del Futurismo in chiave reazionaria emerge la figura del conte Vincenzo Fani Ciotti, noto con lo pseudonimo Volt. La sua breve esistenza (1888-1927) e il suo percorso intellettuale e politico sono oggetto del volume di Alessandro Della Casa, "La dinamo e il fascio. Volt, l'ideologo del futurismo reazionario", che ne traccia un ampio affresco, ricostruendo non solo le sue contraddizioni personali, ma anche il contributo che Volt fornì alla dottrina fascista, attraverso una radicale sintesi tra le istanze futuriste e quelle della destra autoritaria e cattolica. Il libro esplora la complessità del pensiero di Volt e il suo legame con il Fascismo nascente, utilizzando una vasta gamma di fonti, tra cui scritti inediti, carte d'archivio e una meticolosa analisi delle sue polemiche con altri intellettuali dell'epoca.
Il Futurismo nacque come un movimento di rottura con il passato, un'esplosione di energia e novità che si proponeva di superare le tradizioni culturali, artistiche e sociali dell'Italia dell'epoca. Il manifesto futurista, pubblicato nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti, proclamava una volontà di rivoluzione, di aggressiva modernità, che avrebbe cambiato per sempre la faccia della cultura europea. Ma, pur essendo un movimento di avanguardia, il Futurismo non fu immune da influenze contraddittorie. In effetti, al suo interno convivevano diverse sensibilità politiche e culturali: da un lato, la proposta di una società più dinamica e innovativa; dall'altro, l'attrazione per ideologie autoritarie e anche reazionarie.
Volt rappresenta uno degli esempi più emblematici di come il Futurismo potesse prendere una piega in sintonia con le aspirazioni fasciste. Fani Ciotti si distinse per il suo attivismo politico e intellettuale, sviluppando una visione che cercava di coniugare il Futurismo con una concezione conservatrice della nazione e della cultura, mirata a un rinnovamento radicale ma sotto la tutela di un ordine autoritario e monarchico. Da democratico cristiano a militante nazionalista e teorico del Fascismo cattolico, Volt esplorò diverse possibilità ideologiche, sempre con il fine di consolidare una visione reazionaria della modernità.
Il libro di Alessandro Della Casa si concentra sulla traiettoria intellettuale e politica di Volt, ricostruendo in maniera dettagliata e accurata i suoi contributi al Futurismo e al Fascismo. Attraverso l'analisi delle sue opere, dei suoi articoli giornalistici e delle sue polemiche con figure come Giovanni Gentile, Filippo Tommaso Marinetti, Curzio Malaparte e Giuseppe Bottai, l'Autore traccia il profilo di Volt come un pensatore complesso, in grado di unire gli impulsi modernisti del Futurismo con una visione conservatrice della società e della politica.
Volt si distinse per la sua adesione al nazionalismo italiano e per la sua riflessione sull'imperialismo come strumento di rinnovamento e di affermazione della grandezza della nazione. La sua visione del Futurismo non si limitava a un'arte del dinamismo e della velocità, ma cercava di incorporare in essa anche una dimensione spirituale e gerarchica, che avrebbe dovuto rispecchiare una nuova idea di Stato, autoritario e imperiale. La sua riflessione su Vilfredo Pareto, teorico delle élite e del potere, e sul pensiero di Charles Maurras, ideologo della destra monarchica francese, segnò un punto di svolta nel Futurismo, fornendo al movimento un orientamento più esplicitamente reazionario.
Il libro si addentra anche nelle sue polemiche con altri futuristi, come Ardengo Soffici e Camillo Pellizzi, che contestavano l'orientamento sempre più autoritario del movimento. Nonostante le sue divergenze con alcuni compagni di strada, Volt rimase uno dei principali protagonisti di un Futurismo che si avvicinava sempre più al Regime fascista, contribuendo a dare un fondamento teorico alla Rivoluzione fascista.
L'analisi delle polemiche con Marinetti, che inizialmente vedeva il Futurismo come un movimento che potesse abbracciare qualsiasi ideologia purché fosse anti-democratica, e con Giovanni Gentile, il filosofo dell'attualismo, arricchisce ulteriormente la comprensione di Volt come pensatore in evoluzione. La sua polemica con Malaparte e con la stampa fascista evidenzia il suo tentativo di preservare una propria visione di Futurismo che, pur essendo in sintonia con il Regime, mantenesse una certa autonomia critica.
"La dinamo e il fascio" offre un'analisi esaustiva e ben documentata del contributo che Volt diede al Fascismo e alla sua ideologia, rivelando un aspetto poco conosciuto del Futurismo: quello che lo vede legato, non solo ideologicamente, ma anche praticamente, alla costruzione di un ordine fascista e autoritario. La sua figura emerge non solo come quella di un intellettuale curioso e inquieto, ma anche come quella di un protagonista di una cultura fascista che si proponeva di rinnovare l'Italia attraverso il nazionalismo e la spiritualità cattolica.
La lettura di questo libro, ben strutturato e ricco di fonti inedite, è utile per per tracciare i contorni di un periodo storico in cui le linee tra modernità e reazione si sovrapponevano. |