Johann Gottlieb Fichte
La dottrina dello Stato Ovvero sulla relazione dello Stato originario con il regno della ragione Introduzione, traduzione e commento di Antonio Carrano
Edizioni Vivarium Novum, pagg.213, € 25,00
La filosofia politica e la riflessione sullo Stato hanno attraversato un'evoluzione significativa nel corso della storia moderna, con radici profonde nell'Illuminismo e nelle sue reazioni alla monarchia assoluta, al diritto naturale e alla rivoluzione francese. Nel pensiero tedesco, il XIX secolo si presenta come una stagione cruciale in cui la filosofia si scontra con il mondo storico, sociale e politico. Questo scontro è particolarmente evidente nelle opere di Johann Gottlieb Fichte, uno dei principali esponenti della scuola idealistica tedesca, che, pur essendo un fervente discepolo di Kant, sviluppa una riflessione più intimamente connessa al concetto di libertà e allo Stato come realizzazione dell'autocoscienza.
In particolare, la riflessione sullo Stato diventa centrale nella sua produzione filosofica a partire dal periodo delle sue lezioni pubbliche, che culminano nel corso del 1813, subito prima della sua morte. "La dottrina dello Stato", pubblicato postumo nel 1820, raccoglie il pensiero di Fichte sullo Stato, in cui il filosofo affronta la questione della sua genesi, del suo legittimarsi nel contesto della razionalità e della libertà individuale, e del suo ruolo come strumento di realizzazione della "ragione universale". Questo pensiero si colloca in un periodo storico particolarmente turbolento: il periodo post-napoleonico, segnato dalla Restaurazione, dalle tensioni tra le forze conservatrici e quelle liberali, e dalla crescente consapevolezza del risveglio nazionale in Germania, cui Fichte contribuì in maniera decisiva con i suoi "Discorsi alla nazione tedesca".
"La dottrina dello Stato" presenta il secondo e ultimo ciclo di conferenze di Fichte sulla filosofia della storia, tenute a Berlino nel semestre estivo del 1813. Questo corso si inserisce in un percorso iniziato nel 1804-1805 con la pubblicazione de I tratti fondamentali dell'epoca presente e culmina nel 1813 con una riflessione filosofico-politica che si sviluppa su più piani. La pubblicazione di queste lezioni assume una particolare rilevanza, in quanto si inserisce nel contesto della fine di un'epoca e della transizione verso una nuova configurazione storica, sociale e politica. Fichte elabora un pensiero che, pur mantenendo una forte adesione alla filosofia della libertà, considera anche la necessità di un ordine sociale che permetta la realizzazione della ragione universale e l'affermazione della libertà individuale.
Il tema principale che attraversa "La dottrina dello Stato" è la relazione tra lo Stato originario e il Regno della ragione, concepiti come estremi ideali di un processo che mira alla realizzazione del "Regno dei cieli" sulla terra. Fichte, fedele alla sua concezione idealista, costruisce una visione teleologica della storia, che non è semplicemente un insieme di eventi contingenti, ma un processo razionale che si sviluppa secondo un fine superiore. Lo Stato originario, per Fichte, è un'entità che nasce dalla necessità della libertà e dalla dialettica tra l'individuo e la collettività. Lo Stato deve, quindi, garantire la libertà di ogni individuo attraverso il diritto e l'organizzazione politica, ma deve farlo in sintonia con la razionalità universale, che è il principio fondante della storia umana.
L'opera di Fichte è intrisa di un forte contenuto religioso, poiché la sua visione politica si intreccia con la concezione cristiana della salvezza, intesa non come un atto di fede passiva, ma come un processo attivo e razionale. La religione, e in particolare il Cristianesimo, è vista come il sigillo che attesta la rivelazione dell'assoluto nella storia, conferendo un'ulteriore dimensione universale e spirituale alla riflessione sullo Stato e sulla politica.
Il pensiero politico di Fichte si sviluppa attraverso un'elaborazione filosofica che affonda le radici nella sua teoria dell'Io. Per Fichte, l'Io è il principio primordiale da cui tutto nasce: l'individuo, che attraverso l'atto di autodeterminazione e la sua opposizione al non-io (la natura), afferma la sua libertà. Da questa concezione ontologica dell'individuo nasce anche il concetto di Stato, che non è visto come una mera istituzione coercitiva, ma come un'entità necessaria per il pieno sviluppo della libertà umana. Lo Stato, secondo Fichte, deve essere visto come una realizzazione dell'autocoscienza collettiva, un'organizzazione che consente a ciascun individuo di realizzare la propria libertà in armonia con gli altri.
Nella "Dottrina dello Stato", Fichte approfondisce anche il tema della dialettica tra fede e ragione. La storia universale, da lui descritta in un'ottica teleologica, si sviluppa secondo una logica che non è solo empirica, ma razionale e spirituale. L'individuo e lo Stato devono perseguire un fine comune che è quello della realizzazione della "ragione universale", e questo processo di realizzazione trova una sua espressione piena nella religione. La riflessione di Fichte si intreccia, dunque, con il Cristianesimo, che per lui non è una dottrina religiosa passiva, ma un principio attivo che contribuisce alla formazione della razionalità storica.
Il pensiero di Fichte, e in particolare la "Dottrina dello Stato", si inserisce in una tradizione filosofica che, pur attingendo dalla filosofia kantiana, la trascende in vari punti, dando vita a una riflessione che anticipa alcune delle tematiche centrali dell'idealismo tedesco e della filosofia politica contemporanea. La sua concezione dello Stato, come entità che deve garantire la libertà individuale attraverso un ordine razionale, influenzerà le successive teorie politiche, anche se non senza critiche.
In particolare, la visione fichtiana dello Stato come strumento di realizzazione della libertà personale si contrappone alle concezioni più stataliste che vedono il potere centrale come la fonte primaria di legittimazione politica. Fichte si distingue per la sua fiducia nella capacità dell'individuo di autodeterminarsi all'interno di un ordine razionale, in cui lo Stato non è solo una forza coercitiva, ma una guida verso la realizzazione della libertà in una dimensione collettiva.
"La dottrina dello Stato" di Fichte si presenta come una delle voci più complesse e profonde della filosofia politica del suo tempo. La visione di Fichte sullo Stato non è solo una riflessione sulla politica, ma un'analisi filosofica che intreccia diritto, morale, religione e storia, in un'ottica teleologica che aspira a un futuro in cui la libertà dell'individuo si realizza pienamente in un ordine razionale e giusto. Questo testo, che segna un punto di arrivo nel pensiero di Fichte, offre non solo un importante contributo alla filosofia politica, ma anche una visione della storia umana come processo di realizzazione del "Regno dei cieli", un'idea che continua a suscitare interesse e dibattito anche nella filosofia politica contemporanea. |