Il sacrificio dei re kazari Stampa E-mail

James George Frazer

Il sacrificio dei re kazari

Nino Aragno Editore, pagg.120, € 15,00

 

frazer kazari  L'antropologia del sacrificio, e in particolare l'analisi delle pratiche rituali connesse alla figura del "re sacro", è uno dei temi portanti della ricerca di James George Frazer, il quale ha dedicato un'ampia parte della sua vasta opera allo studio di rituali e credenze che legano l'essere umano alla divinità, alla magia e alla natura. Frazer, nell'opera che lo ha reso celebre, "Il ramo d'oro" (1890), ha indagato le tradizioni religiose antiche attraverso il concetto del "sacerdote-re", una figura che incarnava il potere politico, spirituale e religioso, ma che, spesso, doveva affrontare il proprio sacrificio rituale come elemento centrale del mantenimento dell'ordine cosmico.

  Il concetto di "sacrificio del re" è legato all'idea che la morte rituale di una figura di potere, spesso dopo un mandato o un periodo di governo, fosse necessaria per restaurare l'equilibrio e la fertilità, oppure per placare le forze divine. Frazer esplora questo concetto con grande attenzione, esaminando numerose tradizioni tribali e antiche, e mettendo in luce un filone comune: la morte del re come atto di purificazione e di rinnovamento.

  Nel volume intitolato "Il sacrificio dei re kazari", pubblicato nel 1917, solo due anni dopo l'uscita del suo capolavoro "Il ramo d'oro", Frazer estende la sua ricerca all'analisi di una figura storica e culturale specifica, quella dei Kazari, un popolo seminomade delle steppe dell'Asia centrale che, tra l'VIII e il X secolo, diede vita a un impero, la Khazaria, situato tra la Russia meridionale, il Caucaso, l'Asia centrale e l'Impero Bizantino. I Kazari sono un caso particolare di studio per Frazer, in quanto la loro religione, profondamente influenzata da una miscela di credenze locali, ebraismo e pratiche turche, ha un legame diretto con il rito del sacrificio del loro re, che diventa il nucleo centrale dell'analisi di Frazer.

  Questo popolo, la cui esistenza è oggi nota principalmente agli studiosi di storia medievale, è definito da Frazer come una sorta di "tredicesima tribù d'Israele", in quanto, durante il periodo di massimo splendore dell'impero kazaro, la sua aristocrazia si convertì all'ebraismo, un fenomeno che ha suscitato numerose speculazioni e interessi accademici, specialmente in relazione alla sua pratica di un "sacrificio del re" rituale.

  Nel libro, Frazer applica il suo schema interpretativo dell'antropologia rituale al particolare caso storico dei Kazari. L'opera si colloca all'interno di un filone di studi che, purtroppo, è stato spesso ridotto a interpretazioni schematiche della morte rituale, ma che, nel contesto kazaro, riveste un significato specifico e originale.

  I Kazari, secondo Frazer, praticavano un tipo di "monarchia limitata" che prevedeva la morte rituale del re, una figura sacra ma vulnerabile. Il re kazaro, nel momento in cui non riusciva a soddisfare le aspettative che la sua posizione imponeva — cioè garantire la prosperità e il benessere del suo popolo — veniva sacrificato, un atto che, secondo Frazer, rappresentava un atto di purificazione e rinnovamento per l'intero regno. Il sacrificio del re kazaro, quindi, non era solo un atto di punizione, ma una necessità cosmica, volta a ristabilire l'armonia tra il mondo umano e quello divino.

  Il concetto di "re sacro" richiama, in maniera più ampia, il concetto di divinità terrena, un leader che possiede poteri e prerogative assoluti ma che, inevitabilmente, paga il prezzo di tale potere attraverso il sacrificio. Questo schema si ricollega alle teorie che Frazer aveva già sviluppato in "Il ramo d'oro", in cui l'eroe o il sovrano che viene ucciso a causa del suo fallimento o della sua debolezza si ritrova a essere un catalizzatore di rinnovamento spirituale e sociale.

  Ciò che distingue il caso dei Kazari rispetto ad altre tradizioni tribali di re sacri, secondo Frazer, è la loro particolare forma di governo. La "monarchia limitata" kazara si differenziava da altre tradizioni monarchiche in cui il re sacrificale non aveva un ruolo politico o che veniva scelto tra i membri della tribù per governare. In Khazaria, invece, il re era un'entità che univa il potere politico e religioso, ma la sua esistenza era continuamente minacciata dall'inevitabilità del suo sacrificio, quando falliva nel mantenere il benessere del suo popolo. Il sacrificio del re kazaro non era dunque una prassi casuale, ma un rito codificato e fondamentale per la comprensione stessa dell'identità sociale e religiosa della Khazaria.

  Frazer, pur appoggiandosi a fonti storiche e documenti risalenti al periodo, ammette la difficoltà di definire con certezza i dettagli di tale pratica, a causa della scarsità di testimonianze dirette e della natura parzialmente leggendaria dei racconti sui Kazari. Tuttavia, la sua analisi è sorretta da un rigoroso metodo comparativo, in cui accosta il sacrificio del re kazaro ad altri esempi noti di monarchi sacri, tra cui il rex nemorensis del ramo d'oro e la figura del "re morto" in varie tradizioni mitologiche.

  "Il sacrificio dei re kazari" è un testo fondamentale per lo studio delle pratiche rituali e della religiosità antica. Pur essendo un'opera più breve rispetto al capolavoro di Frazen, essa si distingue per la profondità con cui l'Autore analizza un caso storico di grande interesse, offrendo spunti rilevanti per comprendere come il sacrificio del re sacro fosse non solo un atto di morte, ma un processo di trasmutazione rituale che legava il destino del sovrano alla salute del regno.

  In questo volume, Frazer applica la sua visione antropologica per esaminare un popolo apparentemente oscuro ma affascinante, i Kazari, e la loro pratica di governo. Il concetto di "monarchia limitata", dove il re è nello stesso tempo il garante e la vittima della propria sacralità, ci fornisce una lente potente attraverso cui osservare le dinamiche del potere e della religione in una cultura che ha, purtroppo, lasciato poche tracce di sé nel corso della storia.

  In definitiva, "Il sacrificio dei re kazari" rappresenta un'importante riflessione sul legame tra potere, sacrificio e ritualità, che ancora oggi offre spunti di riflessione per gli studiosi di antropologia, storia e religione.