Diego Zandel
Un affare balcanico
Voland, pagg.200, € 18,00
Il periodo degli anni '90 nei Balcani è stato segnato da eventi storici drammatici e complessi che hanno determinato il destino della regione e delle sue popolazioni. La dissoluzione della Jugoslavia socialista, un processo lungo e sanguinoso, ha coinvolto il crollo dei regimi comunisti, il sorgere di conflitti etnici e la nascita di nuovi Stati. Il conflitto in Bosnia-Erzegovina, la guerra in Croazia, la crisi del Kosovo e la guerra in Serbia sono solo alcuni degli eventi che hanno reso quegli anni un capitolo tragico della storia europea recente.
A metà di questo processo tumultuoso, uno degli aspetti meno conosciuti ma altrettanto rilevanti è l'intreccio tra politica, affari e spionaggio che ha caratterizzato gli anni della post-jugoslavia. Mentre i Balcani venivano divisi dalle guerre, gli interessi economici internazionali, spesso legati a potenze europee, hanno cercato di appropriarsi di risorse strategiche, di fare affari o di garantire accesso a mercati emergenti. Un esempio di queste dinamiche è la privatizzazione delle telecomunicazioni, settore fondamentale per la stabilizzazione e la modernizzazione economica dei Paesi balcanici.
"Un affare balcanico" di Diego Zandel si concentra su un episodio specifico: l'acquisizione da parte di Telecom Italia, in collaborazione con l'operatore greco OTE, del 49% delle azioni di Telekom Serbia nel 1997. Dietro questa operazione, tutt'altro che semplice, si cela un affare che si svolge su più livelli, coinvolgendo non solo il mondo degli affari ma anche i servizi segreti, le autorità politiche e personaggi di dubbia moralità. Il tutto si svolge nell'ombra, tra trattative segrete, corruzione e l'inquietante presenza di "facilitatori" legati al governo di Slobodan Milošević.
Nel romanzo, l'Autore, che all'epoca dei fatti era responsabile della Stampa Aziendale di Telecom Italia, mescola sapientemente elementi di verità storica con finzione, creando un racconto che non solo illumina una parte oscura della storia recente, ma anche un pezzo della biografia del protagonista, coinvolto a livello personale e professionale nell'affare. La scrittura di Zandel è avvincente, immergendo il lettore in un mondo fatto di donne misteriose, personaggi eccentrici, violenza e tensione, ma anche di opportunità e di strategia politica e finanziaria.
Il romanzo, pur partendo da un fatto storico concreto, si sviluppa come un thriller politico e d'intrigo, condito da numerosi colpi di scena e caratterizzato da un ritmo serrato. Le figure misteriose, come le donne e gli uomini che popolano le pagine del libro, sono essenziali per la costruzione di un'atmosfera densa di tensione. La presenza di personaggi legati al potere di Milošević, le conversazioni segrete tra i vari attori coinvolti, e la maniera in cui la corruzione attraversa ogni livello della trattativa, non solo offrono uno spunto di riflessione sulla realtà politica balcanica, ma diventano anche una metafora del mondo degli affari globalizzati, dove le regole sono spesso fluide e le linee di confine difficili da tracciare.
L'acquisizione delle azioni di Telekom Serbia da parte di Telecom Italia si configura come una delle tante operazioni che, in quegli anni, vedevano gli interessi economici mescolarsi con le dinamiche politiche e diplomatiche. La cifra enorme di 1.500 milioni di marchi tedeschi, una somma che Milošević pretende in contanti, è un elemento che dà il tono alla vicenda, evidenziando quanto l'affare sia stato complicato e rischioso. L'idea che una parte della somma venga recapitata tramite un jet privato, con i soldi stipati in diciotto sacchi di juta, contribuisce ad aggiungere una nota grottesca ma realistica a questa operazione, fatta di opacità e corruzione.
Le descrizioni di personaggi eccentrici, come l'orso ballerino o i cantanti folk serbi, offrono anche una riflessione sulla cultura popolare dei Balcani e sulla sua connessione con il potere politico e commerciale, ma soprattutto servono a delineare un mondo che sembra oscillare costantemente tra il surreale e il tragico, il comico e il violento. La guerra dei Balcani, da questo punto di vista, si riflette anche nella costruzione di un'opera narrativa che sembra giocare su più piani, restituendo una sensazione di caos e di incertezza, tanto nel piano politico quanto in quello umano.
Quello che Zandel riesce a fare in "Un affare balcanico" è un gioco sapiente tra realtà e immaginazione, tra ciò che realmente è accaduto e quello che la narrativa può ricostruire. L'Autore, esperto conoscitore dei Balcani e delle sue vicende storiche, non si limita a raccontare i fatti di un'operazione economica, ma ci guida all'interno di un contesto di corruzione, potere e violenza, spesso evocato da immagini forti e simboliche. La presenza dei "facilitatori", coloro che, in un modo o nell'altro, hanno reso possibile l'accordo tra Telecom Italia e Telekom Serbia, è centrale in questo racconto: figure opache, che operano dietro le quinte e che sembrano incarnare tutto ciò che di oscuro e ambiguo può esistere nei meccanismi di potere che governano gli affari internazionali.
L'Autore, nel raccontare questa vicenda, sembra voler sollevare una domanda fondamentale: fino a che punto la storia è manipolata dai poteri economici, politici e segreti? E come può un singolo individuo, come il protagonista, operare all'interno di un mondo così complesso e insidioso?
"Un affare balcanico" è un libro che trascende il racconto di un affare economico per diventare un'opera che esplora le dinamiche del potere, della corruzione e della geopolitica nei Balcani post-jugoslavi. Diego Zandel, con la sua esperienza e conoscenza del contesto storico, scrive un romanzo che è al tempo stesso avvincente, inquietante e profondamente riflessivo. La sua capacità di intrecciare finzione e verità storica rende questo lavoro non solo un documento interessante per chi vuole comprendere meglio la storia recente dei Balcani, ma anche un'opera narrativa di grande valore, capace di coinvolgere il lettore a livello emotivo e intellettuale. |