Jisheng Yang
Lapidi La Grande Carestia in Cina Traduzione di Natalia Francesca Riva
Adelphi, pagg.836, € 38,00
In questo ponderoso volume, Jisheng Yang getta luce su uno dei capitoli più oscuri e drammatici della storia cinese contemporanea. Attraverso una meticolosa ricerca storica e un'ampia raccolta di testimonianze, l'Autore ci porta a conoscenza degli orrori e delle barbarie commesse durante la Grande Carestia che ha colpito la Cina tra il 1958 e il 1962, causando la morte di milioni di persone.
Il racconto prende le mosse con la toccante storia personale dello studente che scopre il terribile destino del padre adottivo, vittima di fame e malnutrizione. Da qui parte il viaggio di scoperta di Jisheng Yang, che rompe il silenzio imposto dal regime maoista e decide di indagare sui motivi profondi di una tragedia così devastante. Attraverso una ricerca meticolosa e accurata, l'Autore smonta le menzogne e le false narrazioni del governo cinese, mostrando come la carenza di cibo sia stata causata non da fattori naturali, ma da decisioni politiche deliberate e crudeli.
Jisheng Yang ci offre così una radiografia implacabile di un sistema dispotico che ha sacrificato impunemente milioni di vite umane sull'altare dell'industrializzazione e del progresso economico. Con una scrittura impeccabile e coinvolgente, l'Autore ci guida attraverso i meandri di una tragedia umana senza precedenti, denunciando le responsabilità politiche di Mao Zedong e del suo regime totalitario.
"Lapidi. La Grande Carestia in Cina" non è solo un libro-inchiesta di indiscutibile valore storico e documentale, ma anche un monito contro il rischio di dimenticare le atrocità del passato e di cadere nella trappola dell'oblio. Attraverso la voce coraggiosa e lucida di Jisheng Yang, siamo chiamati a riflettere sulle conseguenze disastrose di politiche dispotiche e sulla necessità di preservare la memoria delle vittime di un genocidio che non deve essere né minimizzato né dimenticato.
Un'opera che merita di essere letta e diffusa, affinché le voci delle vittime non restino sepolte sotto le lapidi dell'oblio. |