Roberto Fiori
Homo sacer Dinamica politico-costituzionale di una sanzione giuridico-religiosa
Jovene Editore, pagg.XIV-594, € 48,00
Quest'opera di Roberto Fiori (Professore ordinario di Istituzioni di diritto romano presso l'Università di Roma 'Tor Vergata'), composta da nove capitoli, presenta, come suggerisce il titolo, due aspetti distinti: da una parte, l'analisi di una sanzione religiosa e giuridica, il sacer esto, e dall'altra, l'analisi della sua applicazione nel periodo della storia romana in cui l'instaurazione del principato modifica la dinamica istituzionale di Roma. Nell'introduzione sono presentate le fonti utilizzate, principalmente letterarie - a eccezione del Lapis Niger - e non giuridiche, il che pone problemi di interpretazione poiché su questo specifico argomento le fonti spesso riportano dati oggi persi, come gli archivi sacerdotali o l'annalistica.
I primi quattro capitoli trattano degli aspetti religiosi e giuridici. L'Autore sottolinea (cap. I) il fatto che finora si è posta solo la questione se ci fosse un processo prima che un accusato fosse dichiarato sacer e se quest'ultimo fosse automaticamente messo a morte; sottolinea inoltre che per molti storici, il sacer esto era una forma di "tabù" esistente anche in società definite primitive, mentre secondo lui sacer ha un significato peculiare a Roma. D'altra parte, Fiori ricorda le spiegazioni proposte da alcuni studiosi per il sacrificio: la sacratio sarebbe una placatio destinata alle divinità irritate dal comportamento del colpevole, e questa placatio sarebbe realizzata nel sacrificio; all'origine, quindi, il sacrificium sarebbe stato confuso con la pena di morte, chiamata supplicium, e l'homo sacer avrebbe avuto lo stesso status giuridico delle res sacrae. Per R. Fiori, al contrario, l'uccisione dell'homo sacer è un immolatio, effettuata con un'ascia, e quindi distinta dall'uccisione sacrificale: chiunque può uccidere l'homo sacer, ma non nelle forme ufficiali del sacrificio, ciò sarebbe nefas.
L'Autore studia poi la consecratio nel ius pontificum e inizia con un'analisi delle parole sacrum, sanctum, religiosum. L'Autore ritiene che si debba distinguere, all'interno della categoria del sacer, tra uomini e cose, e che questa distinzione risalga al diritto pontificio. L'uccisione dell'homo sacer è resa possibile dalla consecratio capitis, che impedisce l'accusa di parricidio; l'homo sacer non è più né cittadino né ufficio, senza però diventare straniero o schiavo: è semplicemente separato dal gruppo, annullato da esso. Pertanto, Fiori, contrariamente a E. Benveniste, propone di collegare sacer alla radice *sag-, "parlare nelle forme rituali" per distinguere sacer dal profano; questa radice è presente anche in greco e nelle lingue germaniche.
Viene studiata la proscrizione come separazione del colpevole dal gruppo e l'ipotesi di un'origine indoeuropea del sacer esto: la proscrizione come esclusione dal mondo si ritrova in vari folklori indoeuropei (il colpevole è spesso rappresentato come un lupo), la rappresentazione mitica del colpevole assume a Roma una dimensione rituale con il sacer esto.
Infine, viene analizzata la rappresentazione dell'universo come ordine giuridico-religioso nel pensiero romano: natura dei delitti sanzionati dal sacer esto, rapporti tra Giove, fulcro dell'ordine giuridico-religioso, e maestà, concetto fondante dell'ordine. |