Raffaello Pannacci
L'occupazione italiana in URSS La presenza fascista fra Russia e Ucraina (1941-1943)
Carocci Editore, pagg.312, € 35,00
La campagna di Russia, durata quasi due anni e caratterizzata da una presenza militare italiana di circa 250.000 uomini, ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'esercito italiano. Nonostante il suo impatto significativo, questa guerra è stata spesso considerata un teatro bellico eccezionale e definita "la guerra dei tedeschi". Oggi, gli storici dedicano ancora poco tempo e attenzione a questo evento, soprattutto per quanto riguarda l'occupazione militare.
Tuttavia, questo recente volume di Raffaello Pannacci (dottore di ricerca in Scienze storiche, assistant researcher e cultore di Storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Perugia), basato su fonti documentali precedentemente trascurate, getta luce su diversi aspetti della presenza italiana in Russia e in Ucraina durante la Seconda guerra mondiale. Il libro rivela che la versione della guerra raccontata nelle testimonianze postbelliche è spesso diversa dalla realtà. Il conflitto contro l'Unione Sovietica non solo ha avuto punti di contatto significativi con le guerre coloniali del passato e quelle contemporanee nei Balcani, ma anche condiviso la presenza di un comando tedesco inflessibile che ha sollevato gli italiani da molte delle loro responsabilità, incluso compiti considerati "sporchi". Questo comando tedesco ha fornito anche un esempio di condotta militare e un comodo punto di riferimento per il futuro.
Contrariamente all'idea che la guerra contro l'URSS sia stata combattuta per conto di qualcun altro, con l'unico scopo di "fare numero", questa campagna militare è stata intrapresa per perseguire precisi interessi generali e particolari. Tuttavia, la sconfitta sul fronte del Don ha cancellato la memoria di questi interessi e le aspettative che l'invasione russa aveva suscitato.
Il confronto con le guerre coloniali è fondamentale per comprendere appieno la natura della guerra in Russia. Le esperienze acquisite dai soldati italiani in luoghi come l'Africa settentrionale e i Balcani hanno influito sulla forma mentis e sulla condotta sul campo durante questa campagna. Gli italiani hanno potuto trarre benefici dalla presenza di un comando tedesco, che si è fatto carico di alcune delle responsabilità più pesanti, permettendo ai soldati italiani di concentrarsi su compiti specifici. Questa collaborazione stretta ha fornito un esempio di condotta militare e hanno creato un punto di riferimento per il futuro.
Nonostante la percezione comune, la guerra contro l'URSS è stata portata avanti con determinati obiettivi in mente, sia generali che specifici, e non come un'azione nebulosa e senza senso. La sconfitta sul fronte del Don e la rimozione dei ricordi e delle aspettative relative a questa invasione hanno contribuito a oscurare la memoria di questi obiettivi. Tuttavia, attraverso l'analisi delle fonti documentali trascurate, è possibile gettare nuova luce su questa parte della Seconda guerra mondiale e sulla presenza italiana in Russia e in Ucraina.
Il primo capitolo del testo guida il lettore attraverso le varie fasi della guerra in Oriente e la presenza italiana sul fronte russo. È interessante scoprire come e perché l'Italia si sia trovata coinvolta in questo conflitto, sia nel corpo di spedizione italiano in Russia nel periodo 1941-42, sia nell'Armata italiana in Russia nel periodo successivo del 1942-43. Vengono esaminate anche le aspettative della pubblica opinione italiana in patria riguardo a questo fronte e le motivazioni dei militari italiani che hanno affrontato la guerra in Russia.
Nel secondo capitolo del libro, viene esaminata la realtà affrontata dai soldati italiani nel fronte russo. Questi soldati si trovarono ad affrontare un nemico "straccione", andando incontro a situazioni inaspettate come la presenza di soldatesse sovietiche e la violenza sui campi di battaglia. Inoltre, viene approfondito il fenomeno della diserzione tra le file nemiche e la condotta tenuta dai soldati italiani nei confronti dei soldati sovietici.
Il terzo capitolo del testo si sofferma sull'ambiente dei prigionieri dell'Armata rossa e nei campi italiani. Vengono analizzati il sistema dei campi italiani, le condizioni di vita dei prigionieri e le dinamiche di lavoro, promiscuità, diserzione e fughe che caratterizzavano questi contesti.
Successivamente, il quarto capitolo del testo esplora le strategie messe in atto dall'Italia per stanare i "banditi" e i "ribelli" sul territorio russo occupato. C'è un focus particolare sulle operazioni di controguerriglia, coinvolgendo i Carabinieri e le forze speciali italiane. Inoltre, vengono analizzati i servizi di informazione, di controspionaggio e gli interrogatori effettuati per contrastare i movimenti partigiani russi.
Nel quinto capitolo del libro, vengono esaminate le politiche di controllo e sfruttamento del territorio russo da parte delle forze italiane. Sono affrontate le tematiche dello sgombero, della vigilanza e delle limitazioni alla libertà di circolazione. Inoltre, c'è uno sguardo al ruolo delle autorità locali e al fenomeno del collaborazionismo, nonché all'approvvigionamento legale dell'occupante. Infine, vengono esaminate le modalità con cui soldati e comandi italiani si adattavano alle circostanze cercando di "sistemarsi".
Il sesto capitolo del testo ci porta a scoprire come i soldati italiani cercavano di portare a casa un pezzo di Russia, sfruttando le risorse del suolo e del sottosuolo. Sono esaminati gli affari e gli scambi con gli amici rumeni presenti in Transnistria, il ruolo del Servizio ricuperi e dei soldati raccoglitori e il sistema dei pacchi postali. Inoltre, viene analizzato l'affarismo che caratterizzava le retrovie italiane e il contesto dell'occupazione in relazione al denaro e alla moneta.
Il settimo capitolo è incentrata sulle politiche di occupazione italiane e sulle esperienze vissute in diverse località come Rykovo, Stalino, e Vorošilovgrad. C'è anche uno sguardo alle attività di propaganda svolte dall'Italia nel contesto dell'occupazione. |