Nient'altro che la verità Stampa E-mail

Georg Gänswein - Saverio Gaeta

Nient'altro che la verità
La mia vita al fianco di Benedetto XVI


Piemme, pagg.336, € 20,00

 

ganswein nientaltro  Il rapporto tra Joseph Ratzinger e Georg Gänswein si è fondato su una duratura e profonda ammirazione reciproca che risale al 2003, quando il futuro pontefice selezionò il giovane sacerdote tedesco come suo segretario personale. La loro collaborazione si è intensificata dopo l'elezione del cardinale Ratzinger a Papa Benedetto XVI, quando don Georg divenne il suo confidente e consigliere di fiducia, e lo ha poi accompagnato durante il suo pontificato e dopo la storica rinuncia del 2013.

  Dopo la scomparsa del Papa emerito, per il prefetto della Casa pontificia è arrivato il momento di rivelare le calunnie e le manovre che hanno cercato invano di mettere in cattiva luce il magistero e le azioni del Pontefice tedesco. Monsignor Gänswein intende far conoscere il vero volto di uno degli esponenti del clero cattolico più influenti degli ultimi decenni, spesso ingiustamente criticato dai detrattori come Panzerkardinal o "Rottweiler di Dio". In collaborazione con il vaticanista Saverio Gaeta, il prefetto della Casa pontificia offre una ricostruzione autorevole di un periodo delicatissimo per la Chiesa cattolica, che affronta gli interrogativi sollevati dal caso Vatileaks, il mistero di Emanuela Orlandi, il tema della pedofilia e i rapporti complessi tra il Papa emerito e il successore Francesco.

  Quando il Card. Ratzinger venne eletto al soglio pontificio, ricorda mons. Gänswein, "risultò evidente il disappunto (per non dire altro) della massoneria nei confronti di Benedetto XVI. Perciò, leggendo nel 2013 il caloroso saluto di Gustavo Raffi, il gran maestro del Grande Oriente d'Italia – «Forse nella Chiesa nulla sarà più come prima. Il nostro auspicio è che il pontificato di Francesco possa segnare il ritorno della Chiesa-Parola rispetto alla Chiesa-istituzione, [nella speranza che] una Chiesa del popolo ritrovi la capacità di dialogare con tutti gli uomini di buona volontà e con la Massoneria» – fui certo che, più di un "benvenuto" a Papa Bergoglio, che francamente non credo gli fosse particolarmente familiare, si trattasse di un "benservito" a Papa Ratzinger".

  Riguardo al motu proprio Traditionis custodes emanato da Bergoglio sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, nel testo si legge: "Quando gli chiesi un parere, mi ribadì che il Pontefice regnante ha la responsabilità di decisioni come questa e deve agire secondo ciò che ritiene come il bene della Chiesa. Ma, a livello personale, riscontrò un deciso cambio di rotta e lo ritenne un errore, poiché metteva a rischio il tentativo di pacificazione che era stato compiuto quattordici anni prima. Benedetto in particolare ritenne sbagliato proibire la celebrazione della Messa in rito antico nelle chiese parrocchiali, in quanto è sempre pericoloso mettere un gruppo di fedeli in un angolo, così da farli sentire perseguitati e da ispirare in loro la sensazione di dover salvaguardare a ogni costo la propria identità di fronte al "nemico"".

  Il racconto di mons. Gänswein è emozionante, sincero e ricco di spunti di riflessione, che rendono omaggio alla grandezza di un uomo che ha fatto la storia del nostro tempo e che si rivela come un faro di competenza teologica, saggezza profetica e chiarezza dottrinale.