La macchina imperfetta |
Guido Melis
IL LIBRO – Lo Stato fascista è studiato qui nei suoi meccanismi essenziali. I cambiamenti e le continuità che lo caratterizzano: nei ministeri, nei nuovi enti pubblici, nel rapporto contraddittorio fra centro e periferia. E in primo piano il nuovo soggetto che ambiguamente penetra nello Stato e al tempo stesso se ne lascia penetrare, statalizzandosi: il Partito fascista. E poi le élites, fra continuità e innovazione: burocrazie, gerarchie politiche centrali e periferiche, magistrature ordinaria e amministrativa, podestà, sindacalisti e capi delle corporazioni, autorità scolastiche, sovrintendenti alle belle arti, uomini dell'impresa pubblica e del parastato. Uno Stato ben lontano dall'essere la «macchina perfetta» che vorrebbe sembrare. Nell'affresco, ricco di particolari, emerge una visione complessa di quel che volle e non riuscì a essere lo Stato. Stato «fascista» ma al tempo stesso Stato «nel fascismo». DAL TESTO – "Rocco, in conclusione, un suo disegno generale lo aveva, e lo tradusse in gran parte in norme omogenee e coerenti. Il suo atteggiamento rispetto alla contrapposizione tra «vecchio» e «nuovo» dirittto, sia pure nel solo campo penale, poteva dirsi - certo - fondamentalmente «continuista», volto cioè a rivendicare le radici della svolta nella tradizione autoritaria dello Stato italiano. Era stata la scuola di Orlando – questa la premessa dalla quale Rocco muoveva - a insegnare «che la sovranità non è del popolo ma dello Stato». E però, quando subito dopo elencava i punti sui quali intervenire, non era difficile scorgere nel progetto la trama di una chirurgia tutt'altro che epidermica, anzi capace di incidere a fondo sull'organismo preesistente del diritto penale in una chiave di evidente torsione autoritaria dei suoi stessi principi. Dieci i «capitoli» dell'intervento per il solo Codice penale: a) una riscrittura del «sistema delle pene, dei surrogati e dei completamenti penali, nonché degli effetti penali delle condanne» (per «rinvigorire la scaduta efficacia e la sminuita forza assicuratrice, intimidatrice, sattisfatrice della pena»); b) un intervento incisivo nell'«applicazione giudiziale della pena»; c) un altro intervento nel campo dell'«esecuzione», coniugando il fine della riabilitazione a quello dell'eliminazione dei delinquenti dalla vita sociale; d) misure nuove quanto a «sanzioni e conseguenze civili dei reati» (con tutto il tema del risarcimento); e) i nuovi mezzi di prevenzione della delinquenza, facendo «largo posto alle cosiddette misure di sicurezza»; j) il tema della revisione delle cause escludenti o attenuanti l'imputabilità (specie per quanto concerneva i delinquenti minorenni); g) un intervento severo sulla recidiva; h) un altro sull'«abuso» (così Rocco) nell'impiego di amnistia, indulto e grazia; i) una revisione del libro secondo del Codice Zanardelli per quanto concerneva le contravvenzioni; l) e infine un'opera di emendamento sulle disposizioni del vecchio Codice rivelatesi «formalmente imperfette». Un progetto vasto e articolato, dunque, che trovava i suoi capisaldi nel capitolo delle misure di sicurezza e nel generale inasprimento delle pene. La reintroduzione della pena di morte costituiva in questo disegno reazionario il punto anche simbolicamente (ma certo non solo) di non ritorno." L'AUTORE – Guido Melis insegna Storia delle istituzioni politiche e Storia dell'amministrazione pubblica nella Sapienza - Università di Roma. Per il Mulino ha pubblicato fra l'altro «Storia dell'amministrazione italiana» (1996), «La burocrazia» (20153) e «Fare lo Stato per fare gli italiani» (2015). INDICE DELL'OPERA – I. Il governo fascista (1. «A Palazzo Viminale regna ancora il caos...» - 2. L'irresistibile ascesa del «governo forte» - 3. «Guidare la macchina»: il Consiglio dei ministri - 4. Élite in camicia nera: gli uomini di Mussolini nei ministeri - 5. «Dentro la macchina»: i capi dei gabinetti - 6. Il ruolo di Mussolini presidente del Consiglio - 7. Le élite del fare: ragionieri, economisti, ingegneri, bonificatori, organizzatori corporativi, statistici - 8. La burocrazia in camicia nera: un equivoco ventennale - 9. I «rami alti»: l'equilibrio tra fascismo e monarchia) - II. Il Partito (1. Ritratto di una nuova classe dirigente: i capi fascisti - 2. Il Partito: il gioco complesso delle istituzioni - 3. La «macchina» Partito - 4. Il Partito si fa Stato - 5. I soldi del Partito - 6. Il fascismo tra centro e periferia - 7. Il fascismo e i problemi del «locale») - III. Le istituzioni (1. La legislazione fascista e la dottrina: tra vecchio e nuovo diritto - 2. Dalla Camera dei deputati alla Camera dei fasci e delle corporazioni: il Parlamento «emarginato» - 3. La giustizia amministrativa: la delicata mediazione del Consiglio di Stato - 4. Le magistrature: il fascismo e i giudici - 5. Il volto feroce: lo Stato di polizia - 6. Fascio e stellette: le élite militari) - IV. Lo Stato e gli interessi (1. La galassia degli enti pubblici - 2. Lo Stato corporativo - 3. La previdenza in camicia nera: l'Infps - 4. Lo Stato imprenditore, dall'Iri alla legge bancaria - 5. Le élite dell'educazione, della cultura e dell'arte: la «covata Bottai» - 6. Lo Stato totalitario e lo Stato razzista) - Una conclusione – Ringraziamenti – Appendice - Indice dei nomi |