Ilona Jerger
Konrad
Neri Pozza, pagg.320, € 20,00
Nella seconda metà del Novecento, uno dei temi più inquietanti che attraversano la storia della scienza è l'intersezione tra il progresso scientifico e le ideologie politiche. La scienza, storicamente percepita come un'impresa neutrale e dedita alla ricerca della verità, si è spesso trovata in situazioni dove le sue scoperte venivano strumentalizzate per sostenere tendenze ideologiche pericolose. Le neuroscienze, la genetica, e più in generale le scienze biologiche furono parte integrante del razzismo, che cercava prove scientifiche per giustificare la supremazia di una razza rispetto ad altri gruppi considerati "inferiori".
Allo stesso tempo, nell'ambito delle scienze naturali, emerse una figura centrale: quella di Konrad Lorenz, etologo austriaco e uno dei pionieri dello studio del comportamento animale. Lorenz, noto per i suoi studi scientifici, è stato un personaggio controverso, seppur straordinariamente influente nel campo della biologia comportamentale. Tuttavia, la sua vita e la sua carriera sono anche segnate da un rapporto complesso con il regime nazionalsocialista, che, pur valorizzando il suo lavoro, ha anche sfruttato le sue scoperte per favorire la costruzione di teorie razziste.
Ilona Jerger, nel suo romanzo "Konrad", ci invita a riflettere su questa figura interessante e complessa, indagando la sua biografia e il contesto storico in cui si è sviluppata. La narrazione ci offre un'interpretazione profonda di come la passione per la scienza, la ricerca della verità e la tentazione del potere possano intrecciarsi, creando un percorso che conduce a un conflitto tra le proprie convinzioni personali e le imposizioni ideologiche di un'epoca tragica.
L'Autrice traccia un affresco della vita di Konrad Lorenz, esplorando non solo gli aspetti scientifici e filosofici della sua carriera, ma anche i conflitti morali e le contraddizioni che segnarono il suo percorso. La narrazione si sviluppa attraverso gli occhi di una giovane ornitologa, voce narrante del romanzo, che racconta la figura enigmatica e straordinaria di Lorenz con una profondità psicologica che non manca di sfumature.
Il racconto parte da una situazione familiare delicata, quella del celebre ortopedico austriaco Adolf Lorenz, padre di Konrad, il quale si preoccupa per la strana inclinazione del figlio verso l'osservazione degli animali piuttosto che alla professione medica, tradizione che aveva permeato la sua famiglia. Il giovane Konrad, abbandonando le aspirazioni paterne, dedica il suo tempo a una passione bizzarra e solitaria: osservare il comportamento degli animali nel giardino di Altenberg, la tenuta di famiglia sulle rive del Danubio. Il suo amore per gli uccelli e il suo legame particolare con una giovane ochetta selvatica, Martina, rivelano il suo mondo interiore, lontano dalle convenzioni sociali e dalle ambizioni accademiche.
Il tratto distintivo del romanzo è il modo in cui Jerger riesce a mescolare il piano scientifico con quello umano ed emotivo. Mentre Konrad elabora le sue prime teorie sulla domesticazione degli animali, la narrazione si sviluppa su più livelli: quello della scoperta scientifica, quello della ricerca di un'identità personale, e quello delle sfide politiche e storiche che si intrecciano con la sua vita.
Nel cuore del romanzo, infatti, c'è l'avvento del Regime nazionalsocialista e l'adozione da parte di Konrad di teorie che, pur non essendo esplicitamente razziste all'origine, vennero utilizzate per giustificare le politiche del Terzo Reich. L'ambientazione storica, con le sue tensioni sociali e politiche, è trattata con una delicatezza straordinaria, mostrando come le scelte scientifiche possano essere influenzate da pressioni esterne, dalle ideologie totalitarie e dalle ambizioni personali.
Konrad Lorenz, nella sua complessità, diventa così una metafora della scienza stessa: un campo potenzialmente neutrale, ma sempre vulnerabile alle manipolazioni ideologiche. Jerger non risparmia alcuna ombra del personaggio, senza tuttavia condannarlo completamente. La figura di Lorenz è infatti ritratta come quella di un uomo che, pur consapevole delle implicazioni morali delle sue scelte, si lascia sedurre dalle sirene del potere. Questo aspetto del romanzo è trattato con una sensibilità che non giudica ma cerca di comprendere, mettendo in luce il conflitto interiore di un uomo diviso tra il suo amore per la scienza e il fascino del prestigio che gli viene offerto dal potere.
La seconda parte del libro si concentra sul drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale. Lorenz, dopo aver ceduto alla tentazione di un prestigioso incarico a Königsberg, si ritrova coinvolto negli eventi tragici della guerra e nella prigionia in Armenia, lontano dalla sua amata terra natale. La guerra segna la fine di un'epoca e l'inizio di una lunga riflessione sul significato delle sue scelte. Quando Konrad ritorna a casa nel 1948, dopo anni di prigionia e sofferenza, si trova di fronte a una realtà profondamente cambiata, sia nel contesto storico che nelle sue convinzioni personali.
Konrad non è solo la biografia di un grande scienziato, ma anche un'indagine sulle difficoltà e sulle contraddizioni della scienza stessa quando viene intrappolata nelle dinamiche politiche. La scrittura di Jerger è delicata, ma incisiva, riuscendo a dipingere un quadro vivido della tensione tra la passione scientifica e la tentazione del potere, tra l'amore per gli animali e il coinvolgimento nella dialettica politica.
Un altro elemento peculiare del romanzo è la sua riflessione sulla memoria storica e sulla lotta per la verità. La giovane ornitologa che racconta la storia è testimone e custode di un sapere che deve fare i conti con le ombre del passato. Il romanzo diventa così anche un atto di testimonianza, una rievocazione di un periodo storico in cui la scienza si trovò in bilico tra l'ideale della ricerca libera e il pericolo della manipolazione ideologica. |