I fascisti di sinistra |
Massimo Raffaeli
IL LIBRO – Il fascismo non è stato una mascherata ma una dittatura di classe e, nello stesso tempo, un dispositivo biopolitico. Presi in mezzo alla generazione fascistissima, alcuni fra i grandi narratori italiani del Novecento (da Vittorini a Bilenchi, da Cassola a Pratolini e Bassani) hanno tradotto il fascismo nel motivo ispiratore di un romanzo di formazione poi concluso da ognuno con una scelta dichiaratamente antifascista. Quel drammatico passaggio di fase è il tema dominante della raccolta saggistica di Massimo Raffaeli che ne rintraccia la memoria negli autori del dopoguerra (per esempio Paolo Volponi e Luigi Di Ruscio) disposti a interrogare il lascito della cosiddetta "autobiografia italiana" fra il boom economico e gli anni della globalizzazione. Disposti a mosaico ma intramati dall'interno, scritti in stile netto e affilato, i saggi di cui si compone "I fascisti di sinistra" propongono, in controtendenza, un libro di vera e propria critica militante. DAL TESTO – "La rivolta antiborghese e l'anticapitalismo romantico che testimoniano coloro che, pari a Bilenchi, verranno detti i "fascisti di sinistra" sono gli specifici dell'illusione, presto spenta, di chi ha visto nello squadrismo delle origini l'identica istanza, a segno invertito, degli Arditi e delle Guardie Rosse, ma sono anche i fermenti di un dissenso ancora ufficioso, in attesa di una svolta così netta da apparire retrospettivamente necessaria e persino fatale. Ingenuo quanto si vuole, il fascismo di sinistra reca in sé un'aspettativa che non può ridursi al banale disprezzo per le mascherate del regime, per il suo provincialismo gretto e per il suo cattivo gusto, per la volgarità teatrale degli Starace e dei Farinacci. Il venticinquenne Bilenchi è uno di quei giovani che ritengono sacra la parola "rivoluzione" e pensano che essa debba essere sinonimo del fascismo stesso. Scriverà, al riguardo, un testimone di poco più giovane, Franco Fortini, consapevole del fatto che taluni cogliessero nel fascismo un impulso popolare e si direbbe oggi "peronista", del tutto refrattario alla sensibilità degli antifascisti della prima ora: "Mi sono stati necessari alcuni anni perché mi liberassi definitivamente, così spero almeno, delle premesse ideologiche, in una qualche misura aristocratico-spiritualistiche, che erano state della Firenze anteguerra. [...] Solo dopo la guerra mi sono reso conto di cosa potessero e volessero significare i goffi tentativi dei cosiddetti fascisti di sinistra". Fatto sta che l'udienza del luglio '34 per Bilenchi corrisponde a un'agnizione tragica e, probabilmente, al taglio che divide in due la sua vita: quello che si trova davanti, a Palazzo Venezia, non è affatto il corifeo della rivoluzione nazionale e antiborghese ma, appunto, un borghese cinico e pasciuto, l'uomo forte voluto dalla Monarchia e dalla Confindustria, l'ex agitatore e mangiapreti poi firmatario della resa alla Borsa e al Vaticano, un astuto demagogo che gioca su due tavoli anagrafici (blandendo i giovani e intanto assicurandosi alla vecchia guardia) la partita di una dittatura che, di fatto, realizza la glaciale conservazione dell'ordine costituito ovvero del capitalismo all'italiana, retrivo e bigotto, antipopolare e antioperaio per antonomasia. Circa l'incontro con il Duce, confesserà lo scrittore a Corrado Stajano in una delle ultime, e sue più belle, interviste: "Mi venne il mal di stomaco, da sputargli sul muso. Era solo un tragico buffone. Ma alla gente piaceva uno che facesse tutto per lei. Io - doveva pensare Mussolini - faccio in modo che voi crediate che io faccia proprio quello che volete. Mi rattrista che oggi quel modo di sentire sia sopravvissuto"." L'AUTORE – Massimo Raffaeli scrive da decenni di critica letteraria su quotidiani e riviste, collabora ai programmi di Radio3 Rai e della Radio della Svizzera italiana. Ha curato testi di autori italiani e ha tradotto dal francese. Parte della sua produzione è raccolta in diversi volumi, fra cui "Novecento italiano" (Luca Sossella Editore, 2001) e "Bande à part. Scritti per 'Alias'" (Gaffi Editore, 2011, "Premio Brancati"). INDICE DELL'OPERA – Premessa - I. I fascisti di sinistra (Bilenchi e Vittorini fascisti di sinistra - Noventa e Fortini lettori di Uomini e no - La zona grigia di Pavese - Pratolini sentimentale - Esordio di Cassola - Un romanzo di Mario Soldati - Bassani lettore/editore) - II. Verso il romanzo (De Feo a Roma – I Fantasmi di Malerba - Lontano dal romanzo) - III. Quaderno Volponi (Da Teano a Piazza Fontana - Su Le mosche del capitale - Via dalla Fiat - Gli italiani da Leopardi a Volponi) - IV. Operai e letteratura (A partire da Volponi - La Nuvola di Arpino - Introduzione a Palmiro) - V. Un ricordo e tre schede (Per la cultura repubblicana - Le inchieste di Ferracuti - Vite al lavoro - Sul cinema di Daniele Segre) - Indice dei nomi |