Anni della decisione |
Oswald Spengler Anni della decisione Editrice Clinamen, pagg.212, € 15,90
IL LIBRO – Pubblicato nel 1933, quindici anni dopo Il tramonto dell'Occidente, Anni della decisione è lo scritto più disincantato e "lucido" di Oswald Spengler. Veemente contro i luoghi comuni della pubblica opinione, di quello che oggi potremmo chiamare il "politicamente corretto", Anni della decisione sa cogliere, con una acutezza maggiore dello stesso Tramonto, i fenomeni della civiltà in declino, i suoi caratteri ed elementi essenziali: atomizzazione della vita, sradicamento del soggetto umano, culto della moda, dello sport e del tempo libero, dominio della fandonia mediatica, emergenza della partitocrazia e delle sue propaggini sindacali. Vi è uno scarto tra la verità e il potere, soprattutto laddove il potere dipinge se stesso come verità, travestendosi da pensiero critico, tanto "a destra" quanto "a sinistra". "Destra" e "Sinistra", ci dice Spengler, in realtà manifestano una identità di fondo: né più né meno che forme del potere stesso. Oggi, Anni della decisione può essere letto al di fuori delle maglie del suo impianto ideologico di più stretta appartenenza, del suo gergo. Non incarnando i contenuti immediati della nostra ideologia di moderni membri della società, il testo di Spengler ci permette di rapportarci a un oltre essenziale rispetto alla presunta ovvietà di quel credo di matrice illuminista che sta al fondo del potere dominante e dei suoi travestimenti. DAL TESTO – “La donna di razza non vuole essere "compagna" o "amata", ma madre; e non la madre di un solo figlio inteso come giocattolo e passatempo, ma di molti: nell'orgoglio della prole numerosa, nel sentire che la sterilità è la maledizione più tremenda che possa toccare una donna - e per suo tramite la stirpe - parla l'istinto della razza forte. Da esso scaturisce quell'invidia innata con cui una donna cerca di strappare all'altra l'uomo che lei medesima vuole possedere come padre dei suoi figli. La gelosia più spiritualizzata delle grandi città, che è poco più che appetito erotico, e stima l'altra parte come strumento di piacere, il mero riflettere sul numero, desiderato o temuto, di figli, già tradiscono lo spegnersi dell'impulso della razza a durare, il quale non vi è modo di risvegliare con discorsi e scritti. Il matrimonio originario - o qualsiasi altro costume profondamente radicato negli usi di un popolo sia riconosciuto per santificare la riproduzione - è tutto meno che sentimentale. L'uomo vuole avere figli robusti, che mantengano vivo il suo nome nell'avvenire ed accrescano le sue opere oltre la sua propria morte, come lui stesso si sente erede della fama e delle gesta dei suoi avi. Questa è l'idea nordica dell'immortalitàa. Questi popoli non ne hanno conosciuta né voluta un'altra. In ciò consiste l'ardente brama di gloria, il desiderio di sopravvivere in un'opera tra le generazioni a venire, di vedere eternato il proprio nome sui monumenti o perlomeno di essere ricordati con onore. Per questo motivo il pensiero dell'eredità non è scindibile dal matrimonio germanico. Se l'idea della proprietà decade, il senso della famiglia si dissolve nel nulla. Chi si volge contro l'una, attacca anche l'altro. Il pensiero dell'eredità, che tocca direttamente l'esistenza di ogni fattoria, di ogni officina, di ogni vecchia ditta, dei mestieri ereditari, e che ha trovato nella monarchia ereditaria la sua espressione simbolica più elevata, si fa garante della forza dell'istinto di razza. Il socialismo non solo lo attacca, ma con la sua mera presenza è già un segno del suo tramonto.” L’AUTORE – Oswald Spengler nacque a Blankenburg (Harz) il 29 maggio 1880. Studiò scienze naturali e matematica a Monaco, Berlino e Halle, e per tre anni fu professore di queste materie in un ginnasio di Amburgo. Si trasferì poi a Monaco, dove si dedicò privatamente agli studi e dove morì l’8 maggio 1936. Fece parte di varie organizzazioni scientifiche e in particolare, come membro del comitato di fondazione, del Forschungsinstitut für Kulturmorphologie, divenuto poi Frobenius-Institut. Tra le sue opere: Der Untergang des Abendlandes (Il tramonto dell’Occidente), 1918 e 1922; Preussentum und Sozialismus (Prussianesimo e socialismo), 1920; Der Mensch und die Technik (L’uomo e la tecnica), 1931; Jahre der Entscheidung (Anni decisivi), 1933. INDICE DELL’OPERA – Introduzione, di Beniamino Tartarini - Oswald Spengler, Anni della decisione – Introduzione - I. L'orizzonte politico (1. La Germania non è un'isola - 2. Angoscia di fronte alla realtà - 3. La pace illusoria del 1871/1914) – II. La guerra e le potenze mondiali (4. L'epoca della guerra mondiale - 5. Fine dell'"Europa". Decadimento della sovranità dello Stato a partire dal Congresso di Vienna - 6. L'economia più potente della politica: il nucleo della catastrofe economica - 7. Trasformazione degli eserciti e delle concezioni strategiche - 8. Nuove potenze - 9. Gli Stati Uniti e la rivoluzione) - III. La rivoluzione mondiale bianca (10. La "rivoluzione dal basso". L'epoca dei Gracchi a Roma - 11. Non dal punto di vista dell'economia, ma da quello della città: il declino della società - 12. Possesso, lusso e ricchezza - 13. La lotta di classe intorno al 1770 - 14. Il tipo del demagogo - 15. La rivoluzione bianca giunta oggi alla meta: la crisi economica mondiale, desiderata dai capi del proletariato sin dal 1840 - 16. Vittoria del lavoro inferiore della massa sul lavoro direttivo - 17. L'economia bianca già minata intorno al 1900 - 18. La lotta di classe non volge al termine) - IV. La rivoluzione mondiale di colore (19. Il fatto delle due rivoluzioni: lotta di classe e lotta di razze - 20. Stanchezza dei popoli bianchi: sterilità)
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