Parerga e paralipomena |
Arthur Schopenhauer Parerga e paralipomena Adelphi, 2 voll., pagg.1601, Euro 32,00
IL LIBRO – Presentati con modestia da un filosofo che modesto non era, questi “scritti filosofici minori” conquistarono un pubblico e fecero di Schopenhauer un avvenimento culturale non passeggero. Nelle intenzioni dell’autore, i Parerga dovevano servire di rifinitura al sistema del Mondo come volontà e rappresentazione, ne chiarivano gli sviluppi con un’esperienza arricchita, e commentavano in estensione, con una trattazione disunita, l’invadenza razionale esauriente di quella visione del mondo. L’opera invece fu afferrata per se stessa, fu una scoperta, perché in essa per la prima volta un grande pensatore riusciva a comunicarsi e soltanto in seguito divenne un’introduzione alla più ardua costruzione, compressa, del Mondo. Anche ora, dopo un secolo, ritroviamo nei Parerga qualcosa di essenziale, che il Mondo non dà, e accostiamo le due opere come complementari, in ogni caso come le più importanti del filosofo». Così scriveva Giorgio Colli nella prefazione ai Parerga (1963), con la prima parte dei quali diamo inizio a una nuova edizione delle opere di Schopenhauer. Pubblicati nel 1851, i Parerga sono equivalenti per ampiezza al Mondo come volontà e rappresentazione e, assieme a questo, costituiscono i quattro quinti dell’opera intera di Schopenhauer. L’autore vi lavorò per sei anni, dal 1845 al 1850, e anche dopo la pubblicazione continuò a dedicarsi a quest’opera, annotando correzioni e aggiunte. Queste pagine ci danno la piena rivelazione dello Schopenhauer saggista, polemista e moralista, che mette il suo sistema metafisico alla prova dei fatti più disparati. Appassionanti vagabondaggi nella storia della filosofia si giustappongono così all’analisi di temi psicologici e addirittura parapsicologici (si veda per esempio il Saggio sulle visioni di spiriti) e a memorabili attacchi, come quello Sulla filosofia delle università, che non colpisce soltanto l’aborrito Hegel ma tutto un certo impianto della cultura tedesca. È proprio in questi testi, nel loro rigore che accetta di esporsi a tutti i casi dell’esperienza e della storia, che potremo constatare quale immensa ‘sprovincializzazione’ del pensiero occidentale Schopenhauer abbia compiuto, mettendo fra l’altro in contatto, per la prima volta in modo radicale, i nostri strumenti epistemologici con le Upanisad e i testi buddhistici. Così egli apriva la strada a Nietzsche e diventava un indispensabile punto di appoggio per esseri così diversi come Wagner, Freud, Thomas Mann e Wittgenstein. DAL TESTO – “La solitudine è il destino di tutti gli spiriti preminenti: essi talvolta se ne dorranno, ma la sceglieranno però sempre come il minore tra due mali. Con il passare degli anni tuttavia il sapere aude diventa a questo proposito sempre più facile e naturale e verso i sessant'anni l'impulso alla solitudine è realmente qualcosa di naturale, anzi di istintivo. A questo punto infatti tutto cospira a favorirlo. La tendenza più forte alla socievolezza, cioè l'attrattiva per le donne e l'impulso sessuale, non agisce più: l'asessualità della vecchiaia anzi è la base di una certa autosufficienza, che poco per volta assorbe in generale ogni impulso alla socievolezza. Ci si è ricreduti di mille illusioni e stoltezze; la vita attiva è per lo più terminata; non si ha più da attendere; non si hanno ormai né progetti né intenzioni; la generazione, cui propriamente si appartiene, non vive più; circondati da individui estranei, si è ormai oggettivamente ed essenzialmente soli. Frattanto la fuga del tempo si è affrettata, e lo si vorrebbe ancora utilizzare spiritualmente. Purché infatti il solo cervello abbia mantenuto la sua forza, ora le molte conoscenze ed esperienze ottenute, la rielaborazione compiuta successivamente di tutti i pensieri e la grande facilità nell'esercizio di tutte le forze spirituali rendono lo studio di qualsiasi genere più interessante e più facile che mai. Si vede chiaro in mille cose che erano prima avvolte come da una nebbia: si giunge a dei risultati e si sente tutta quanta la propria superiorità. In seguito a una lunga esperienza, non ci si attende ormai più molto dagli uomini, dal momento che essi, presi in complesso, non appartengono alle cose che acquistano con l'essere conosciute più da vicino: si sa piuttosto che, a prescindere da rari casi fortunati, non si incontrerà mai nulla all'infuori di esemplari imperfetti della natura umana, che è meglio passare sotto silenzio. Non si è più così esposti alle solite illusioni, ci si accorge ben presto della natura di ciascuno, e di rado si sentirà il desiderio di entrare in rapporti più stretti con chicchessia. Infine poi, soprattutto quando si riconosce nella solitudine un'amica di gioventù, a ciò si aggiunge, sino a diventare una seconda natura, l'abitudine dell'isolamento e del contatto con se stessi. Di conseguenza l'amore per la solitudine, che prima doveva essere conquistato contro l'impulso alla socievolezza, è ora qualcosa del tutto naturale e semplice: ci si ritrova nella solitudine come i pesci nell'acqua. Ogni individualità preminente, cioè dissimile dalle altre e quindi solitaria, si sente così, in questo isolamento per essa vitale, oppressa nella gioventù, ma alleggerita nella vecchiaia.” L’AUTORE – Arthur Schopenhauer (Danzica, 1788 - Francoforte, 1860) fu un ingegno versatile che, giovanissimo, decise di dedicarsi alla filosofia, anche se i suoi interessi spaziarono in diversi altri campi: fisica, chimica, matematica, anatomia. Al termine di lunghi viaggi attraverso l’Europa, si fermò infine a Francoforte, conducendo un’esistenza ritirata che gli valse la reputazione di misantropo. La sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione, pubblicata nel 1819, ebbe un modestissimo successo. L’affermazione del filosofo avvenne solo una ventina d’anni dopo a seguito della pubblicazione, nel 1851, di Parerga e paralipomena, opera che determinò l’interesse anche per gli altri lavori e le idee del pensatore. Negli ultimi anni della sua vita fu circondato da una ristretta cerchia di fedelissimi, fra cui il compositore Richard Wagner. Di Schopenhauer Adelphi ha pubblicato Parerga e paralipomeni (vol. I, 1981; vol. II,1983), La filosofia delle università (1992), Sul mestiere dello scrittore e sullo stile (1993), Scritti postumi I (1996) e III (2004), L'arte di essere felici (1997), L'arte di farsi rispettare (1998), L'arte di insultare (1999), L'arte di trattare le donne (2000), Il primato della volontà (2002), L'arte di conoscere se stessi (2003), L'arte di invecchiare (2006) e Il mio Oriente (2007). INDICE DELL’OPERA – Volume I: Prefazione, di Giorgio Colli - Parerga e paralipomena – Premessa - Schizzo di una storia della teoria dell'ideale e del reale - Frammenti sulla storia della filosofia - Sulla filosofia delle università - Speculazione trascendente sull'apparente disegno intenzionale nel destino dell'individuo - Saggio sulle visioni di spiriti e su quanto vi è connesso - Aforismi sulla saggezza della vita – Note
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