Francesco Dei
Samurai. La guerra dell'anno del Drago. La caduta dello shogunato e la restaurazione Meiji
Diarkos, pagg.432, € 19,00
Nel panorama editoriale che esplora la storia del Giappone, "Samurai. La guerra dell'anno del Drago" di Francesco Dei si inserisce come un'opera ambiziosa, ricca di dettagli e approfondimenti che spaziano dalla politica alla cultura, dalla guerra alla società. Con un approccio meticoloso e documentato, il libro si rivela una lettura utile per comprendere non solo l'epica Guerra Boshin (1868-1869), ma anche i profondi cambiamenti che segnarono il passaggio del Giappone dal sistema feudale al moderno impero Meiji.
La guerra Boshin rappresenta uno degli episodi più decisivi della storia giapponese, segnando il tramonto dello shogunato Tokugawa, il governo militare che aveva dominato il paese per oltre due secoli, e l'inizio della Restaurazione Meiji, che avrebbe trasformato il Giappone in una potenza industriale e militare moderna. Francesco Dei affronta con grande competenza i vari aspetti di questo periodo turbolento, mettendo in luce non solo gli sviluppi bellici, ma anche le complesse dinamiche politiche, sociali ed economiche che alimentano il conflitto.
Il punto di partenza della sua analisi è il carattere dirompente del movimento che portò alla guerra, centrato su una figura emergente di samurai, lo shishi, il quale si distaccava dalle tradizionali gerarchie feudali. Questi "uomini dagli alti ideali", che spesso provenivano da ambienti modesti e che, in molti casi, erano rōnin (samurai senza padrone), rappresentano il cuore pulsante della rivolta. Non sono solo combattenti, ma soprattutto idealisti, motivati da una visione politica e da un forte senso di giustizia che li spinge a combattere contro un sistema che considerano ormai corrotto e inefficace. In questo senso, Dei esplora la figura del samurai in un modo innovativo, ponendo l'accento sulla sua evoluzione, dalle antiche glorie della casta guerriera all'incapacità di adattarsi alle nuove realtà politiche ed economiche del Giappone moderno.
Dei sfata uno dei miti più diffusi riguardo alla Guerra Boshin, ovvero quello che la contrappone esclusivamente come un conflitto tra il vecchio e il nuovo. Sebbene il risultato finale fosse l'ascesa del Giappone come potenza imperiale e moderna, l'autore mostra come le fazioni in lotta fossero intrinsecamente legate a tradizioni secolari. Le radici della rivalità tra i gruppi di potere risalivano infatti alla celebre battaglia di Sekigahara del 1600, un evento che aveva già visto l'opposizione tra fazioni che aspiravano a ottenere il controllo del paese. In questo senso, la Guerra Boshin è descritta come il culmine di un conflitto che era, in verità, un continuo intreccio di vecchi rancori e nuove ambizioni.
Le due principali fazioni, quella imperialista (sostenitrice della restaurazione della monarchia e dei ceti emergenti) e quella shogunale (fedeli all'autorità dello shogunato), lottano per il dominio del Giappone, ma entrambe sono mosse dal medesimo desiderio di modernizzazione. La differenza cruciale, come giustamente sottolinea Dei, risiede nell'approccio alla guerra e nella capacità di apprendere e adattarsi alle tecnologie e alle tattiche occidentali, in particolare nella costruzione di un esercito moderno. Il potere militare dell'Occidente, che si affermò come uno dei fattori determinanti nella vittoria della fazione imperialista, diventa quindi un simbolo del cambiamento e della necessità di adattarsi alle nuove sfide internazionali.
Uno degli aspetti più avvincenti dell'opera di Dei è la descrizione del declino della casta samurai, la cui fine coincide con il crollo dello shogunato. Non si tratta solo di un cambiamento politico, ma di un vero e proprio collasso di una cultura e di una classe sociale che avevano dominato la scena giapponese per secoli. L'autore racconta come i samurai, pur avendo perso il loro potere politico ed economico, riuscirono a entrare nella leggenda, mantenendo viva la loro aura di nobiltà e sacrificio, anche se non più in grado di influenzare gli eventi che determinavano il destino del Giappone. La trasformazione della figura del samurai da guerriero a simbolo di un passato mitico viene esplorata con grande sensibilità, senza cadere nel romantico, ma riconoscendo il loro impatto duraturo sulla cultura giapponese e sul suo immaginario collettivo.
Francesco Dei riesce a rendere accessibile e avvincente un argomento complesso come quello della Guerra Boshin e della Restaurazione Meiji, trattandolo con un rigore storico che non rinuncia, tuttavia, a una narrazione appassionante. Lo stile è fluido e ben strutturato, capace di mantenere il lettore coinvolto anche nei passaggi più tecnici o nelle descrizioni delle battaglie. L'autore dimostra una padronanza della materia storica che si riflette nella sua abilità nel tessere insieme le vicende politiche, militari e sociali senza mai appesantire il racconto.
Il libro si distingue anche per il suo approccio multidisciplinare, che non si limita a raccontare gli eventi, ma li inserisce in un contesto più ampio, facendo riferimento alle influenze culturali, alla filosofia politica e alle dinamiche internazionali che determinarono il destino del Giappone. Inoltre, la vasta documentazione utilizzata da Dei, che include fonti primarie, cronache e studi storici, conferisce all'opera un'autorevolezza che ne fa una risorsa per approfondire la storia militare giapponese.
"Samurai. La guerra dell'anno del Drago" diventa, dunque, una lettura imprescindibile per approfondire la storia del Giappone del XIX secolo e alla transizione da un sistema feudale a una nazione moderna. Con un approccio equilibrato e ricco di dettagli, l'autore esplora uno dei periodi più turbolenti e trasformativi della storia giapponese, senza mai cadere nella retorica o nel mito, ma rimanendo ancorato a una visione lucida e obiettiva degli eventi. La fine dello shogunato e la Restaurazione Meiji, descritte attraverso le vicende degli shishi e dei samurai, si rivelano essere non solo il declino di una classe, ma anche l'inizio di una nuova era che avrebbe cambiato per sempre il volto del Giappone e del mondo intero.
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