Julius Evola
L’uomo come potenza
Edizioni Mediterranee, pagg.XXIV-355, Euro 22,50
IL LIBRO – La riedizione di quest’opera, dopo oltre sessant’anni, va a colmare una lacuna esistente nel novero degli scritti evoliani attualmente in circolazione. Opera di transizione, o meglio di “congiunzione”, come la definì lo stesso Autore, tra la fase speculativa del suo pensiero e l’approdo alle dottrine sapienziali dell’Oriente. L’uomo come potenza rappresenta uno straordinario “luogo” d’incontro tra alcuni dei più maturi frutti della cultura occidentale e di quella orientale. Munito della formidabile attrezzatura concettuale filosofica che si era venuto forgiando principalmente mediante lo studio in profondità dell’idealismo tedesco e sviluppando l’esigenza insita nel postulare l’inevitabile sbocco magico del pensiero idealistico, Evola si addentra nella sapienza tantrica, iniziaticamente realizzatrice, e ne interpreta e chiarisce le istanze metafisiche ed operative. Opera impegnativa come un arduo sentiero di montagna e com’esso non priva di insidie – come lo stesso Autore doveva in seguito ripetutamente segnalare rettificandone alcune impostazioni – essa rappresenta tuttavia un importante punto di passaggio del pensiero evoliano, per comprendere le complesse tematiche che egli veniva elaborando e all’interno delle quali operò le scelte che lo condussero oltre. Un libro di alta tensione intellettuale ed esistenziale, nel quale si confrontano e si incontrano l’ansia di libertà dell’Occidente e la sete di liberazione dell’Oriente.
DAL TESTO – “Il possessore della potenza essendo uno con la potenza, quel che io sono, tale è - senza residuo - la divinità. Essa in me ha, in un certo modo, il suo luogo di combattimento, la sua «attualità»: epperó essa procede solamente se io procedo - v. d. se rimuovo avidyâ, se consumo kâma (il desiderio) epperó realizzo in me il punto della potenza che negli infiniti èsseri si trova idèntica a sé medèsima; giacché èssere invariabilmente pura, senza parti, esistere nella propria pienezza dappertutto, tale é, come lo dice il Tantrasâra, il caràttere di mahâçakti. Al procèdere dell'uomo di là da sè - allo yogin – la divinità chiede dunque in un certo modo la sua intera manifestazione. Si approfondiscano, si pènsino a fondo le posizioni del çaktiçastra - allora si giunge anche a questa veduta, di cui del resto non màncano accenni nei testi. Per esempio nei Tantratattva si nota, sia pure dal punto di vista pragmàtico, il pericolo di pensare all'esistenza fatale di un principio perfetto e alla relativa attuale irrealtà del mondo: l'esèrcito a cui si assicurasse che la vittoria é inevitabile, si persuaderebbe dell'inutilità di ogni sforzo e lotta, ond’é che la disfatta e non la vittoria sarebbe la conclusione. Il che significa: bisogna agire, come se Dio non esistesse e l'Io e la sua esperienza fòssero l'estrema istanza. Ció, in connessione al rifiuto tàntrico di riconoscere l'irrealtà attuale del mondo.”
L’AUTORE – Julius Evola (19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921). Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, giunto alle soglie della laurea, vi rinuncia per disprezzo dei titoli accademici. Il dadaismo – di cui oggi viene considerato il maggior esponente italiano – è però solo un primo passo per “andare oltre”: completa un suo ampio lavoro filosofico iniziato nelle trincee del Carso, che intende presentarsi come un superamento dell’idealismo classico e lo fa precedere da una raccolta di scritti (Saggi sull’idealismo magico, 1925; Teoria dell’Individuo assoluto, 1927; Fenomenologia dell’Individuo assoluto, 1930). Attira l’attenzione di Croce, Tilgher e Calogero. Contemporaneamente scopre le dottrine di realizzazione estremo-orientali, cura una versione italiana del Tao-tê-ching (Il Libro della Via e della Virtù, 1923) e pubblica la prima opera italiana sui Tantra (L’uomo come potenza, 1926), seguita da un libro molto polemico sui rapporti tra fascismo e cristianesimo (Imperialismo pagano, 1928). Diviso tra l’elevazione spirituale dell’Io e gli interventi nella vita culturale del tempo, collabora (1924-6) a Ignis, Atanòr, Bilychnis ma anche a Il Mondo e Lo Stato democratico, e pubblica i quaderni mensili di Ur (1927-8) e Krur (1929), dove scrivono Reghini, Colazza, Parise, Onofri, Comi, Servadio; poi il quindicinale La Torre (1930), chiuso d’autorità per le sue interpretazioni troppo eterodosse del fascismo. Continua la sua indagine sulle forme di realizzazione interiore e si interessa quindi di alchimia (La tradizione ermetica, 1931), di neo-spiritualismo (Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932), di leggende cavalleresche ed esoteriche (Il mistero del Graal, 1937), intese come vie iniziatiche occidentali. Alla base della sua Weltanschauung antimoderna, antimaterialista, antiprogressista – che gli faceva criticare sia bolscevismo che americanismo, considerati due facce della stessa medaglia nel profetico saggio omonimo apparso sulla Nuova Antologia (1929) – c’è Rivolta contro il mondo moderno (1934), la sua opera più importante e famosa, ampio panorama della civiltà tradizionale contrapposta alla civilizzazione contemporanea. “Dopo averlo letto ci si sente trasformati” scrisse Gottfried Benn, che ne divide anche la traduzione tedesca (1935). Cerca d’introdurre queste tematiche nel dibattito di quegli anni curando la pagina “Diorama filosofico” (1934-1943) del quotidiano Il Regime Fascista di Cremona, che ospitò tutte le migliori firme degli intellettuali conservatori dell’epoca. Sviluppa anche contatti personali con questi ambienti tenendo molte conferenze, soprattutto in Germania, e viaggiando nella Mitteleuropa (Vienna, Praga, Bucarest, Budapest). Fa conoscere in Italia autori come Spengler, Guénon, Meyrink, Bachofen. Fra il 1933 e il 1943 s’interessa – ben prima che l’argomento diventasse d’attualità – allo studio ed all’esame dei problemi delle razze, “respingendo ogni teorizzazione del razzismo in chiave esclusivamente biologica” (R. De Felice); e scrive: Tre aspetti del problema ebraico (1936), Il mito del sangue (1937), Indirizzi per una educazione razziale (1941), che suscita l’interesse di Mussolini il quale lo convoca a Palazzo Venezia nel settembre di quell’anno: “È il libro che ci occorreva”, gli disse. In piena guerra, quasi l’indicazione di una via da seguire, pubblica un saggio sull’ascesi buddhista: La dottrina del risveglio (1943). Dopo l’8 settembre raggiunge fortunosamente la Germania: ed è presente all’arrivo di Mussolini al Quartier Generale di Hitler. Ritorna quindi in Italia e lascia definitivamente Roma quando gli americani entrano nella capitale (4 giugno 1944). Nel 1945, a Vienna, poco prima dell’ingresso dei sovietici, si trova coinvolto in un bombardamento e, in seguito ad una lesione al midollo spinale, subisce una paresi permanente agli arti inferiori. Rientra in Italia nel 1948 ed è ricoverato a Bologna, quindi soggiornerà fra la città petroniana e la capitale, sino a stabilirsi definitivamente nella sua abitazione romana dalla fine del 1951. Ma non è rimasto inattivo, perché tra un ospedale e un altro rivede il giovanile L’uomo come potenza, già riscritto negli Anni Trenta, che diventa Lo Yoga della potenza (1949), rielabora ed adatta i testi apparsi in Ur e Krur nei tre volumi di Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io (1955-6), rivede anche Teoria dell’Individuo assoluto (che in questa forma uscirà solo nel 1973) e riprende le collaborazioni giornalistiche che gli procureranno anche una avventura giudiziaria da cui uscirà completamente scagionato (il cosiddetto “processo dei FAR”, 1950-1). L’opuscolo Orientamenti (1950) contiene in nuce tutte le posizioni poi sviluppate in tre libri successivi, dove sono esposte le sue idee per vivere nel mondo del post-1945 che sempre più Evola vede come espressione dell’età ultima, il Kali-yuga, l’èra oscura: quelle sulla politica in Gli uomini e le rovine (1953), sull’erotismo in Metafisica del sesso (1958) e sugli orientamenti esistenziali in Cavalcare la tigre (1961). Nel 1963 viene riscoperto come dadaista: Enrico Crispolti organizza una mostra dei suoi quadri alla Galleria “La Medusa” di Roma. Seguono un’autobiografia attraverso i suoi libri (Il cammino del cinabro, 1963), un saggio d’interpretazione storico-ideologica (Il fascismo, 1964), due volumi miscellanei (L’arco e la clava, 1968; Ricognizioni, 1974), la raccolta di tutte le sue poesie (Raâga Blanda, 1969). Fonda e dirige per le Edizioni Mediterranee dal 1968 al 1974 – anno della sua scomparsa – la collana “Orizzonti dello Spirito”, nella quale inserisce opere e autori dei più ampi e diversi orientamenti spirituali e tradizionali. L’ultima fase della vita vede Julius Evola nella insospettata veste di un anti-Marcuse: il nascere della “contestazione” anche in Italia (1968) fa riscoprire il suo pensiero non solo a “destra” ma anche a “sinistra”, talché nel periodo 1968-1973 una dozzina di suoi libri vengono ristampati una o anche due volte, mentre suoi interventi sono richiesti da varie riviste. Pochi mesi prima della morte detta lo statuto della Fondazione che porta il suo nome. Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate numerose scelte antologiche – a tema e non – di suoi articoli e saggi. Quadri e disegni di Julius Evola sono presso musei e collezioni private (Paesaggio interiore ore 10.30 è alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma). I suoi saggi e i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Messico, Canada, Romania, Argentina, Brasile, Ungheria, Polonia, Turchia.
INDICE DELL’OPERA - Nota del Curatore - Tantra e Idealismo Magico, ovvero East and West, di Marcello De Martino - L'uomo come potenza - Introduzione - Sezione prima: Lo spirito dei Tantra in relazione ad Oriente ed Occidente - Il problema di Oriente e Occidente / Le vedute di Hegel, Steiner e Keyserling - Oriente ed Occidente: libertà come negazione del mondo e libertà come affermazione del mondo - Critica dell'intellettualismo occidentale - Il criterio orientale di certezza: rapporto di esperienza diretta e di potenza / La gerarchia delle forme di esperienza - La misura della verità è la potenza: autorealizzarsi per conoscere - Critica tantrica al Vedânta: realtà e progressività del mondo - Autorealizzazione come amore e autorealizzazione come dominio - Riassunto - Sezione seconda: La teoria della Potenza - Il mondo come potenza - La dottrina dell'''Ètere di coscienza" - La soluzione del Sâmkhya e del Vedânta - La soluzione dei Tantra - La personalità in Dio - Il problema di mâyà / Gli esseri finiti e la loro gerarchia - Tattvavâda: la dottrina delle categorie - La “discesa” della potenza: le categorie pure, semipure ed impure - L'''ascesa'' della potenza: vita, conoscenza, yoga / Passaggio alla terza sezione – Riassunto - Sezione terza: La tecnica della potenza - Che cosa è yoga: trascendimento della "natura" e delle sue leggi - Yoga e religiosità - Dhyâna-yoga e hatha-yoga - Qualità richieste per la realizzazione tantrica - Prima fase: realizzazione psichica - Seconda fase: purificazione / La "Vergine" / Di là da bene e da male - Terza fase: divinizzazione delle funzioni naturali / Il rituale segreto / La conversione della forza di generazione - Quarta fase: Teoria dei "Nomi di luce" - Quinta fase: Lo yoga del "Potere serpentino" - La dottrina dell'andrògine spirituale - La dottrina esoterica del corpo / Descrizione dei "centri di vita" - Sulla tecnica del "risveglio di kundalinî" - L'Ascesa del potere serpentino / I poteri magici / La costruzione del "corpo cosmico" – Riassunto – Conclusione. I Tantra e il Cristianesimo / Ciò che oggi ci occorre / Il tipo futuro: non il Sapiente, il Mistico o il Santo - ma il Mago – Glossario - Appendici critiche e bibliografiche - L'Io evoliano tra Occidente ed Oriente, di Piero Fenili - La ricezione de L'uomo come potenza, di Marco Rossi - 1. L'Uomo come Potenza, di A. Piazza - II. L'uomo come potenza, di A. Carlini - III. L'uomo come potenza, di A. Vezzani - IV. Morale e Occultismo, di J. Evola e V. Vezzani - V. L'uomo come potenza, di V. Vezzani - VI. A proposito dell'Uomo come potenza, di J. Evola - VII. L'uomo come potenza, di Giulio Parise - Bibliografia generale - Indice dei nomi e dei testi anonimi
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