Il Libro del Cavaliere Errante |
Tommaso III di Saluzzo Il Libro del Cavaliere Errante Araba Fenice Edizioni, pagg.1080, Euro 120,00
IL LIBRO – Le Livre du Chevalier Errant è un testo imponente e molto complesso, quasi un'enciclopedia portatile che rivela un universo di azioni e rappresentazioni lontane eppure non estranee a noi moderni. La forma del romanzo, nell'alternanza di versi e prosa, e la ricchezza della scrittura funzionano come mezzo di trasporto e di comunicazione di una storia da cui si dipanano altre storie. Avventure, armi, amori: viaggio didascalico non alieno da stravaganze tra virtù cavalleresche e abissi esistenziali dove l'esperienza umana incontra il mondo, la storia, i volti del divino. Personaggi dal coraggio sovrumano, sublimi sentimenti, insidie ordite dal destino, ineffabilità e bellezza della Conoscenza. Distaccato e partecipe nel modulo della narrazione autobiografica, Tommaso III introduce autenticità e immediatezza in una ingegnosa fusione tra le espressioni letterarie più diverse, rappresentando una realtà non ancora formalizzata, particolarmente attenta al mondo nella sua forza umana e capace di pacificare l'impazienza che spinge a cogliere soltanto immagini frammentarie. DAL TESTO – “Poi me ne andai dall'altra parte, verso le tende del re di Francia, e lo incontrai raccolto in devozione alla messa. E dopo il rito, lo vidi fuori dal suo padiglione, splendido cavaliere, forte e molto esperto in nobili imprese. E questo re è quello che conquistò le Fiandre, dove vinse due battaglie, quella di Roosebeke e l'altra, in cui morirono, come si racconta, più di trentamila Fiamminghi. Ed è colui che […] fece tanti viaggi in Germania, e voleva sbarcare in Inghilterra, per cui riunì tanti cavalieri, perché, da quanto risulta, quando essi si avviarono verso l'Inghilterra, egli radunò una straordinaria moltitudine di navi a Sluys, e dal tempo della grandiosa assemblea che i Greci tennero ad Atene per andare a Troia, non si era vista compagnia così insigne di nobili principi, giacché era splendido vedere le navi e le galee dei principi rivestite con le insegne e gli stemmi. Io vidi quel re, ed era un cavaliere molto giovane, che si divertiva in mezzo ai suoi baroni e cavalieri, e scherzava con l'arco con Giovanni II di Boucicault, Renaud de Roye e il signore di Saimpi. Questi tre furono quelli che andarono a Calais per sfidare chiunque si presentasse, e furono richiesti del motivo della loro venuta. Quindi giunse il figlio del duca di Lancaster, ovvero il conte di Albin, che li affrontò con molto onore in combattimenti e molti altri cavalieri che così si disimpegnavano dei loro voti”. L’AUTORE – Tommaso III del Vasto (Saluzzo, 1356 – Saluzzo, 1416) fu marchese di Saluzzo. Figlio del marchese Federico II del Vasto, cercò di continuarne la politica filofrancese, soprattutto per la minaccia costituita dal duca Amedeo VIII, che aspirava ad unificare tutto il Piemonte: decise cosa saggia assoggettrsi alla volontà dei francesi e pagarne tributi. Il vassallaggio alla Francia, che non minò l'indipendenza del marchesato, fu però portata anche della cultura francese che venne inculcata al principe Tommaso già dalla giovane età: compì sovente viaggi nella vicina terra d'oltralpe (in particolare nel 1375, 1389, 1401, 1403 e 1405. D'altronde, sotto il governo del padre Federico, fu proprio lui a siglare il trattato che sanciva il vassallaggio alla Francia. Non è poi da dimenticare un fatto assai importante nella vita del principe: nel 1394 Tommaso III venne catturato dalle armate sabaude mentre stava compiendo un'incursione nel territorio di Monasterolo. Imprigionato prima a Savigliano e poi a Torino, Tommaso venne liberato solo nel 1396 in cambio di un riscatto di 20000 fiorini d'oro. Morto il padre nello stesso anno, Tommaso prese il potere. Nel 1403 sposò la figlia di un conte francese, Margherita di Roussy. Uomo di grande cultura, Tommaso III di Saluzzo fu autore di uno dei più importanti testi cavallereschi medioevali, Le Chevalier Errant, la cui redazione fu iniziata con tutta probabilità tra il 1394 e il 1396 durante la prigionia a Torino. Il marchese vi si propone di rappresentare una allegoria della vita, seguendo il viaggio di un cavaliere anonimo che conduce per i mondi di Amore, Fortuna e Conoscenza. L'opera, scritta in francese (che da tempo aveva sostituito, in Piemonte, il provenzale), ebbe una notevole influenza sulla cultura del periodo, nonostante il testo fosse probabilmente destinato ad un pubblico colto, o forse ai soli membri della corte (lo confermerebbe il fatto che esistono oggi solo due copie manoscritte dello Chevalier Errant): l'arte ricevette, tramite questo poema, un notevole influsso specie negli affreschi del quattrocentesco Castello della Manta. INDICE DELL’OPERA - Tommaso III, marchese errante: 1'autobiografia cavalleresca di un Saluzzo, di Marco Piccat - Une tres noble jouste, di Renato Bordone - L'edizione del Livre du Chevalier Errant, di Laura Ramello (Il manoscritto - L'edizione precedente - I criteri di edizione - Le Livre du Chevalier Errant - Indice onomastico) - Nota alla traduzione, di Enrica Martinengo - Il Libro del Cavaliere Errante - Indice tematico - Indice onomastico – Glossario - Bibliografia
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