Il Medioevo e altri racconti |
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Eugenio Corti Il Medioevo e altri racconti Ares, pagg.189, Euro 12,00
La seconda parte del volume racchiude una quindicina di testi brevi, scritti nell’arco di un quarantennio, che accanto agli indimenticabili ricordi di guerra, allineano interventi sulla contestazione del ‘68, istantanee di amici esemplari (don Carlo Gnocchi, in primis), un originalissimo ex-voto per san Michele Arcangelo e una suggestiva Apocalisse anno duemila. Aleggia, in queste pagine, un’aura di commiato che noi, ammiratori di Eugenio Corti, accogliamo come simpatica civetteria, ma che respingiamo con affetto e risolutezza.
DAL TESTO - "[...] nel nostro Medioevo era determinante in ogni individuo il convincimento cristiano che la guerra, anche quella "giusta", cioè a sostegno di diritti legittimi, è sempre qualcosa di "disordinato", perché non conforme all'insegnamento di Cristo. Non sto parlando (devo ripeterlo?) fuori della realtà. Prendiamo come esempio una guerra molto importante, quella tra Normanni e Anglo-Sassoni (tutti grandissimi guerrieri) per il dominio dell'Inghilterra, culminata nel 1066 con la battaglia di Hastings, il cui esito determinò - come sappiamo - la lingua e la civiltà degli inglesi, con sensibili conseguenze sul futuro del mondo intero. Prima d'iniziare quella guerra i Normanni avevano chiesto e ottenuto dal papa il vessillo di San Pietro, che veniva concesso per le "guerre giuste". Ciononostante dopo la grande vittoria i loro prelati stabilirono in un sinodo presieduto dal legato pontificio Ermenfredo di Sion la penitenza a cui ciascuno dei guerrieri vittoriosi era tenuto: per ogni nemico ucciso un anno di penitenza a pane e acqua; chi non conosceva la sorte di un avversario dopo averlo colpito, era tenuto a quaranta giorni di penitenza; se non si conosceva il numero dei morti e dei feriti provocati, si doveva fare durante tutta la vita un giorno di penitenza ogni settimana. Chi poi non aveva colpito nessuno, ma ne aveva avuta l'intenzione, era tenuto a fare tre giorni di penitenza, sempre a pane ed acqua. Se infine qualcuno aveva combattuto non per fedeltà, ma solo per desiderio di bottino, anziché un anno doveva fare tre anni di penitenza per ogni nemico ucciso. Quanto agli arcieri che non potevano sapere se avevano colpito o no mortalmente qualcuno coi loro dardi, erano tenuti comunque a fare per tre volte quaranta giorni di penitenza".
L'AUTORE - Eugenio Corti, che nel 2000 ha ricevuto il premio internazionale «Al merito della cultura cattolica», è nato e vive in Brianza. Sue opere di narrativa: I più non ritornano (1947, dodicesima edizione Mursia 1998), tradotto in americano, in corso di traduzione in francese; Gli ultimi soldati del re (1951, quinta edizione Ares 1999); Il cavallo rosso (1983, diciannovenima edizione Ares 2005), tradotto in spagnolo, francese, americano, lituano, romeno e giapponese. Opere di saggistica: Processo e morte di Stalin (1962, quinta edizione Ares 1999), tradotto in russo, polacco e francese; Il fumo nel tempio (1996, terza edizione Ares 2001). Infine i «racconti per immagini»: La terra dell’indio (seconda edizione Ares 1999) e L’isola del Paradiso (seconda edizione Ares 2000). Alle opere di Corti è dedicato il brillante volume-intervista Parole scolpite (I giorni e l’opera di Eugenio Corti) di Paola Scaglione (Ares 2002).
INDICE DELL'OPERA - Alla ricerca del Medioevo - Storia di Angelina - Altri racconti - Del tempo di guerra - Della contestazione - Ritorno al fronte - Altri scritti |